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Napoli-Juventus, la novità di essere favoriti

I ruoli si sono invertiti. Il Napoli è la squadra più centrata e sicura di sé, la Juve (che è più forte di quanto non si creda) alla ricerca di un centro di gravità permanente

Napoli-Juventus, la novità di essere favoriti
Allegri e Sarri

Non è una partita normale

Napoli-Juventus non è mai una partita normale. Né a Napoli né sponda bianconera dove soffrono di priapismo del tifo: più vincono, più ce l’hanno col mondo (basta guardare cosa stanno scrivendo sul conto di Allegri un allenatore cui dovrebbero baciare la terra che calpesta). Ma non è di questo che vogliamo parlare. Napoli-Juventus è indubbiamente una partita scudetto. Lo è da tempo. Con Mazzarri giocammo due sfide scudetto contro i bianconeri: il 3-3 che lanciò definitivamente la squadra di Conte che rimontò due reti agli azzurri orfani di Cavani ma con un Pandev in grande spolvero, e lo 0-0 che spense le residue speranze di vittoria. Con Benitez l’unica sconfitta in casa dell’era De Laurentiis, quell’1-3 che eliminò il Napoli dalla corsa scudetto e che a fine campionato gli juventini definirono la vittoria più importante anche perché arrivò dopo la sconfitta di Doha.

Con Sarri, il bilancio è di una vittoria e di un pareggio. La prima sfida arrivò troppo presto – alla sesta giornata – per considerarla una sfida scudetto. Vincemmo 2-1 ma la vera partita vera per il tricolore si giocò a Torino, a febbraio, e finì come finì. L’anno scorso finì 1-1.

Il Napoli al match in posizione privilegiata

Quella di venerdì sarà senza dubbio una partita scudetto. Non decisiva, ma importante. Molto importante se dovesse vincerla il Napoli. Ed è una partita che presenta una novità sostanziale. Il Napoli arriva alla sfida da favorito. E non accadeva da oltre trent’anni, da quei tempi lì quando noi avevamo Maradona e con la Juventus al San Paolo vincevamo sempre (una sola sconfitta, nell’anno della Coppa Uefa).

Ovviamente non significa che il Napoli ha l’obbligo di vincere. Resta una partita da tripla e Sarri ha fatto benissimo a definirla una partita non decisiva. Sarebbe però da stupidi negare che a questa partita il Napoli arriva in posizione privilegiata. Gli uomini di Sarri stanno giocando un campionato semplicemente mostruoso, sono primi con dodici vittorie e due pareggi in quattordici partite. Il miglior inizio di campionato dal 1949-50 (noi i campionati invalidati dai tribunali non li consideriamo, perdonateci), la stagione post-Superga.

La straordinarietà del campionato del Napoli è confermata dal dato della Juventus che ha un punto in più rispetto allo scorsa stagione, eppure allora era prima e oggi è addirittura terza a quattro punti dalla capolista.

La diversa consapevolezza

Ma non è soltanto una questione numerica. Il Napoli arriva a questa sfida con una struttura e, per dirla alla Buffon, con una filosofia di gioco consolidata e quasi scientifica. E con una consapevolezza che è diventata la vera arma in più di questa squadra. Sarri ha lavorato su di sé e sul gruppo. Con i suoi tempi, e a dispetto delle sue dichiarazioni, l’allenatore ha corretto e arricchito il modello di gioco del Napoli che oggi non è più una squadra votata soltanto alla cosiddetta estetica. È una squadra che sa condurre in porto le partite in vari modi. Lo ha dimostrato in più occasioni quest’anno: contro l’Atalanta, contro il Bologna, contro l’Udinese, patendo il fisiologico contro la Roma. È una squadra che gioca a memoria e che sa anche dosare il proprio gioco. Consapevole di poter far male ogni qual volta accelera.

La diversa retorica che avvolge le due squadre

La Juventus di Allegri, invece, si trova nella condizione opposta. Non ha ancora trovato la sua fisionomia. Ha una rosa ampia e di qualità a disposizione, con qualche doppione e qualche scelta di mercato come al solito poco comprensibile. A differenza di Sarri che ha i suoi titolarissimi e le sue riserve, ha una gerarchia ben stabilita, Allegri non è riuscito ancora a dare una dimensione delineata alla squadra. Una squadra tipo c’è, ed è quella che lo scorso anno ha consentito di vincere lo scudetto (sesto consecutivo) e la seconda finale di Champions in tre anni. Ma la squadra, con Mandzukic esterno, non convince. E poi lascia fuori tutti i nuovi acquisti: da Matuidi a Bernardeschi a Douglas Costa persino a De Sciglio.

La retorica che accompagna la Juventus è troppo negativa. Questo va detto. Viene descritta come una squadra allo sbando, in realtà è quarta in classifica, ha il miglior attacco della Serie A e la quarta miglior difesa. Ha perso tre punti per due rigori sbagliati all’ultimo minuto contro Atalanta e Lazio ed è stata sconfitta dalla Sampdoria dopo aver dominato il primo tempo. ma è proprio questo che rende la Juventus più vulnerabile. Il Napoli è una squadra centrata, la Juventus non ha ancora trovato il proprio centro di gravità permanente.

I ruoli si sono improvvisamente invertiti. In genere era il Napoli che si perdeva sul più bello, che perdeva partite già vinte, che subiva qualche gol di troppo. Adesso questo ruolo appartiene alla Juventus. È la novità più importante.

Il sovvertimento della gerarchia

Napoli-Juventus potrebbe, sottolineiamo potrebbe, essere anche la partita del sovvertimento della gerarchia. Quegli eventi storici cui non riesci a credere nemmeno quando avvengono sotto i tuoi occhi. Potrebbe anche non succedere, ovviamente, e nulla cambierebbe. Non sposterebbe nulla nel campionato del Napoli. C’è un precedente che ci riguarda ed è Milan-Napoli prima partita del 1988, quando venimmo travolti 4-1 dai rossoneri di Sacchi. Fu il campanello d’allarme, il segnale che qualcosa stava cambiando. Il Milan mostrò una ferocia mai vista prima in Italia contro il Napoli di Maradona.

Potrebbe accadere, così come non potrebbe accadere. Lo ripetiamo. C’è grande aspettativa su questo match. Ma, almeno per chi scrive, un pareggio sarebbe tutt’altro che disdegnare. Come lo è stato contro l’Inter poche settimane fa. Però a questo Napoli manca ancora uno step: la grande vittoria, la vittoria importante. Ce ne sono state. Forse la più importante resta quella sull’Inter per 2-1 la sera della parata di Reina all’ultimo secondo, due stagioni fa. Perché era una partita che contava per il primo posto. Poi ci fu Napoli-Benfica 4-2, una vittoria contro una grande d’Europa. La vittoria contro la Juventus, venerdì sera, abbatterebbe l’ultimo muro. Ma, ripetiamo fino alla noia, un pareggio non sarebbe un passo indietro. E in fondo nemmeno una sconfitta cambierebbe il quadro. La stagione è lunga. E, se vogliamo, l’ultima incognita del Napoli è proprio la gestione dei momenti negativi. Ma non è detto che dobbiamo scoprirlo subito.

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