ilNapolista

Manchester City-Napoli, la partita che ci aspettavamo

Manchester City-Napoli, l’analisi tattica: la squadra di Sarri non ha molto da rimproverarsi, data la forza e la grande preparazione della squadra di Guardiola.

Manchester City-Napoli, la partita che ci aspettavamo

La fantasia

Nel postpartita, Pep Guardiola ha dichiarato candido: «Ho visto la partita che mi aspettavo». Probabilmente, è stata una sensazione comune a tutti quelli che provano ad andare al di là del risultato e dai suoi derivati, da un giudizio su quello che succede in campo e non solo nel tabellino. Nel senso: il Manchester City ha fatto il Manchester City, benissimo e anche di più. Il Napoli ha pagato lo scotto della grande differenza tecnica, nella prima parte, e poi ha ricominciato a fare il Napoli. Il compito dell’analisi tattica è capire come si siano svolti certi procedimenti, cosa in campo ha portato al risultato e a un certo svolgimento della partita.

La prima situazione richiama ancora il concetto di forza – del Manchester City, intendiamo. Che, in questo caso, si declina nella fantasia del suo tecnico e nelle possibilità di scelta che ha nell’organico. Per evitare lo scontato pressing alto del Napoli fin dalla primissima fase di costruzione, Guardiola ha letteralmente inventato un cambio di schieramento durante i primi scambi del pallone tra i difensori. Da una difesa a quattro in linea (in fase di non possesso), si passava a una linea a tre centrali con Doble Pivote di supporto. Grazie a Delph, che dalla posizione di terzino sinistro veniva al centro ad affiancarsi a Fernandinho.

La difesa a tre in fase di impostazione, e la coppia Fernandinho-Delph ad offrire corridoi di passaggio al centro

La trovata tattica di Guardiola

Non abbiamo scelto due immagini a caso per mostrarvi la trovata tattica di Guardiola. All’inizio della partita, un Napoli sorpreso dalla velocità e dalla precisione del gioco del City fa fatica a leggere la variante e l’uscita palla dalla difesa è semplice perché praticamente libera. Si vede chiaramente come la linea di passaggio su entrambi i registi arretrati sia facilmente percorribile, come il pressing del Napoli non sia organico. Dopo un certo periodo di partita, succede che la squadra di Guardiola abbassa il ritmo del suo gioco e il Napoli prende le misure. Come da copione, la squadra di Sarri accetta l’uno contro uno nella sua metà campo e porta pressione alta uomo su uomo, portando i tre attaccanti sui tre “centrali” in costruzione bassa (Walker-Stones-Otamendi) e alzando gli interni su Fernandinho e Delph. Diawara, a supporto, chiude la linea di passaggio sulle mezzali di Guardiola.

In due frame, c’è la la variante tattica ma anche l’andamento del primo tempo. Il City che parte alla grande e costringe il Napoli a ritmi che non sono comuni in Serie A; il Napoli che assorbe (con due gol subiti e altre due grandi occasioni concesse) il colpo e poi recupera un minimo di ordine nei reparti e nelle idee. A quel punto, la partita è diventata più equilibrata. E il City è rientrato nei ranghi, o meglio negli altissimi ranghi della sua umanità calcistica.

Com’è cambiata la posizione di Delph, tra primo e secondo tempo. A sinistra, la heatmap dei primi 45′; a destra, quella della ripresa. È palese la differenza tra gli spazi di campo occupati.

La superiorità numerica

Dalle immagini che abbiamo visto sopra, è facile capire come il Manchester City abbia costruito le sue occasioni più clamorose: superiorità numerica. È il concetto basilare del gioco di posizione, di Guardiola come di Sarri: cercare di creare zone di campo in cui aumentare la densità e sfruttare lo spazio che, inevitabilmente, si apre dall’altra parte. Nei frame di sopra è facile leggere preventivamente come va a finire l’azione: cinque giocatori del City contro sei del Napoli nel primo, cinque contro cinque (e mezzo) nel secondo. Nell’altra metà campo, per un semplice calcolo matematico, ci saranno cinque calciatori del City contro sei, cinque o quattro del Napoli. E se la qualità degli uomini a disposizione è alta e quindi gli appoggi sono precisi, la costruzione della manovra offensiva diventa semplice, anzi elementare.

Anche dal dato sui passaggi, se non proprio da quello, si legge l’andamento della partita. Il pressing ad alto ritmo del City nel primo tempo ha costretto il Napoli a un “umano” 83%; nella ripresa, la squadra di Sarri è salita a quota 87%. Situazione contraria per la squadra di Guardiola: da 89% a 86%.

Il concetto di creazione di superiorità numerica secondo gioco posizionale. Silva tiene palla sulla sinistra, attira tre uomini del Napoli in pressing (cerchio rosso) e poi fa proseguire per Sané. Che è praticamente libero di ricevere palla e puntare il fondo. Silva può sovrapporsi al tedesco. In questo modo sono nati i due gol della squadra di Guardiola.

I difetti del Napoli, innanzitutto Mertens

Ovviamente, c’è qualcosa che non ha funzionato nel Napoli. Più che difetti tattici, si è trattato di mancanze strutturali che si pagano contro squadre con una qualità tanto elevata. L’emblema di questa difficoltà è stato Dries Mertens, poco efficace al di là del rigore sbagliato (3 tiri tentati, tutti da fuori area e uno solo nello specchio della porta). Contro difensori di grande fisicità ma anche dotati di buona corsa, come Stones e Otamendi, il belga ha finito per pagare la differenza di peso e centimetri. Mertens è stato sistematicamente anticipato, al massimo colpito da dietro e quindi comunque bloccato nella sua ricerca della palla. A quel punto, ha perso non solo le misure tecniche, ma anche emotive rispetto alla partita.

La mancanza di un possibile appoggio su Mertens ha ridotto le potenzialità offensive del Napoli, che infatti ha creato una mole di occasioni decisamente inferiore rispetto alla normalità (solo 8 conclusioni verso la porta, rigori compresi, e una sola dall’interno dell’area). Eppure, il giudizio comune – avallato anche dai giornali inglesi – racconta di una squadra coraggiosa, che ha disegnato una buona prestazione. Il punto è proprio questo: se gli avversari che hai di fronte hanno grande qualità e pure una buona preparazione tattica, è molto difficile vincere. Semplicemente. Nella nostra analisi, sopra, abbiamo spiegato attraverso quali situazioni si è espressa la superiorità del City.

Il Napoli ha poco da rimproverarsi dal punto di vista tattico. Perché i risultati di questo sistema sono ottimi e perché eventuali scelte diverse sulla formazione (Allan al posto di Zielinski ci pare quella più sensata) non avrebbero cambiato il piano tattico di Sarri, e soprattutto quello di Guardiola. Né tantomeno avrebbero spostato gli equilibri di valori in campo. È proprio e soprattutto qui che c’è stata grande differenza.

ilnapolista © riproduzione riservata