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Morire per Hamsik? Il dilemma di Sarri e del Napoli

Dopo due anni, è tornato il dibattito sul capitano del Napoli. Un calciatore intermittente che con Sarri sembrava aver trovato la continuità

Morire per Hamsik? Il dilemma di Sarri e del Napoli
Hamsik

Il 17 portato a Napoli

Bisogna ammettere che il dibattito su Marek Hamsik mancava da un paio d’anni. Un classico, un sempreverde del Napoli dell’ultimo decennio che ha avuto nell’antiscaramantico slovacco un giocatore di riferimento. Per alcuni, in certi momenti, addirittura il giocatore di riferimento. Come lo è per Maurizio Sarri l’allenatore padre che lo ha rigenerato dopo i maltrattamenti subito dall’anaffettivo Benitez.

Con l’arrivo di Sarri, Hamsik è rifiorito e ha raggiunto livelli di integrazione mai raggiunti nel gioco del Napoli. L’intermittenza è sempre stata una costante del calciatore che è a due passi dal cancellare Diego Armando Maradona dal libro dei record di gol segnati con la maglia del Napoli. Marek si è sempre acceso e spento come una lampadina di Natale. Sin dai tempi di Reja, e anche con Mazzarri. Tutti i tecnici sono rimasti affascinati dalla capacità di inserimento dello slovacco che è riuscito a portare e ad affermare il numero 17 a Napoli. Questa sì che è stata un’impresa da fuoriclasse.

La sua capacità di inserimento

Hamsik è sempre andato in gol con una semplicità disarmante. E di fronte al gol, qualsiasi allenatore alza le mani. Hamsik segna in ogni modo e soprattutto segna con grande disinvoltura, come un tennista che va a rete. Di testa. Di destro. Di sinistro. Poche volte viene ricordato un suo gol all’Olimpico di Roma, contro la Lazio: una volée di destro a chiudere sul secondo palo. Un gol realmente alla Maradona. Eseguito con una semplicità disarmante. Perché Hamsik ha talento naturale. Stoppa e calcia con entrambi i piedi. Mette più o meno la palla dove vuole. I suoi fondamentali hanno a lungo fatto credere che potesse arrivare chissà dove, che potesse diventare uno dei centrocampisti più forti del mondo. Lo hanno paragonato a Gerrard, a Lampard. Qualcuno persino a Nedved.

Milan e Juventus

Hamsik è Hamsik. Ha preferito rimanere a Napoli. Ha rifiutato Milan e Juventus. «Non mi sentivo pronto», ha candidamente ammesso in una recente intervista. Tant’è vero che lui e Raiola hanno rapidamente divorziato. Ciascuno ha un tallone d’Achille e quello di Hamsik, oltre alla continuità, è la capacità di sopportare le responsabilità. Lacune che però con Sarri sembravano scomparse. L’allenatore toscano lo ha riportato al centro del gioco e ne ha guadagnato due piedi buoni – l’assist a Insigne contro la Fiorentina al San Paolo nel primo anno di Sarri è da museo del calcio – e una continuità che mai prima era stata associata allo slovacco.

Anche Cristiano Ronaldo ogni tanto si riposa

Non è diventato un fuoriclasse nemmeno con Sarri, però ha offerto probabilmente il meglio di sé. Prima dell’appannamento del terzo anno. Hamsik non si ritrova più. D’improvviso è tornato a sparire dal campo. Con l’aggravante che, al contrario di prima, adesso ha un ruolo centrale in questo Napoli. Tocca decisamente più palloni. È come se gli allenatori precedenti avessero dato per acquisita l’incostanza del capitano e quindi lo avessero sempre considerato un “di più”, un calciatore che deve esserci perché può cambiare la partita ma che può anche diventare un uomo in meno.

Sarri invece ha investito su di lui. Lo ha piazzato al centro della sua macchina da gioco. Non è un accessorio. È l’albero motore. E adesso l’allenatore è di fronte al dilemma. Che cosa fare? In conferenza stampa lo ha difeso a spada tratta. Lo farà ancora. Fa persino bene dal suo punto di vista. Sarri è un abitudinario del calcio. Probabilmente starà soffrendo nel vedere il suo Higuain che sta attraversando un periodo grigio, lui che lo aveva considerato da Pallone d’oro. Sarri difficilmente abbandonerà Hamsik, anche se una scappatoia per regalargli una rigenerante panchina potrebbe architettarla. Si è quasi convertito al turn-over Cristiano Ronaldo, che infatti per la prima volta lo scorso non ha concluso la stagione con la lingua da fuori, può farlo serenamente anche Marek Hamsik.

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