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Il Napoli non ideologico di Sarri: adattarsi al Nizza senza stravolgere sé stessi

Sarri ha studiato il Nizza, è riuscito a prevalere nonostante i cambiamenti apportati da Favre: oltre il 2-0, è la più bella notizia della serata.

Il Napoli non ideologico di Sarri: adattarsi al Nizza senza stravolgere sé stessi
Sarri e Giuntoli Photo Matteo Ciambelli

(saper) Essere diversi

Napoli-Nizza potrebbe diventare una partita importante nella storia recente del Napoli. Non tanto per gli effetti benefici – sportivi, economici, psicologici – del 2-0 maturato al San Paolo, quanto nell’espressione di una forza nuova, di una forza diversa, da parte della squadra di Sarri. Quella della diversità, di una propria diversità. Il Napoli di ieri è stato in grado di adattare i suoi principi di gioco all’avversario. L’ha detto anche il tecnico, nel postpartita di Premium e in conferenza stampa: «Non ci aspettavamo un cambio di schieramento e di atteggiamento da parte del Nizza. Però, ormai, siamo pronti ad affrontare qualsiasi tipo di difesa avversaria».

Il punto è proprio questo: il lavoro di Sarri, evidentemente, è stato calibrato per permettere al Napoli di essere una squadra multiforme. Non tanto nel modulo – del resto parlare di 4-3-3 o 4-2-3-1 nel calcio moderno è un puro esercizio matematico -, quanto nella capacità di alternare modi diversi di attaccare lo spazio e gestire l’andamento tattico ed emotivo del match. Basta un dato a farvi capire di cosa parliamo, cosa intendiamo: il possesso palla, nella partita di ieri sera, dice 51% a 49%. In favore del Napoli, ma i soli due punti percentuali di vantaggio ci restituiscono la dimensione della diversità. Della novità. Basterebbe già solo questo, ma riguardiamoci anche le immagini. Una a caso, quella del gol di Mertens.

Un gol in tre tocchi

In realtà questa è un’azione che spiega ed amplia il concetto di cui abbiamo scritto sopra, ovvero la sostanziale inutilità nel parlare di moduli. Il Nizza, una squadra che ha la tendenza a difendere alta, in avanti, è venuta al San Paolo per giocare con un difensore in più ma non ha cancellato questa sua attitudine, questo suo atteggiamento. I tre centrali sono appena dopo il centrocampo, un posizionamento classico da linea a quattro.

E poi c’è il Napoli, come detto. Cosa c’è di diverso, in questo gol, rispetto al solito? Semplice: i criteri fondativi e i movimenti dei calciatori. La squadra di Sarri, come al solito, costruisce l’azione sulla sinistra. Più che agire come al solito, secondo la classica procedura del gioco di posizione, Insigne legge perfettamente lo spazio dietro la difesa e il pronto scatto in verticale di Mertens. Questa giocata, nella cronologia della squadra di Sarri, è molto poco frequente. Ieri sera non lo è stata, perché ieri sera il Napoli ha saputo essere una squadra verticale, oltreché orizzontale; ha studiato gli avversari, ha visto/capito/dedotto che la difesa del Nizza soffre i palloni che scavalcano il centrocampo, che volteggiano sopra la testa dei difensori. È un problema che, per la squadra di Favre, non è legato al concetto di tre, quattro o cinque difensori, quanto alle loro caratteristiche e all’atteggiamento complessivo della squadra. Qui sotto, ad esempio, il Nizza è schierato a quattro. Cambia qualcosa?

Dante corre in maniera sempre uguale

Il Napoli di ieri ha saputo usare diversi strumenti. È stato sé stesso, perché i principi di gioco non cambiano: difesa alta (vediamo sotto un frame abbastanza esplicativo, in questo senso), possesso palla “importante” e preciso (660 passaggi completati cotnro i 517 del Nizza, con un’accuracy pari all’86%), creazione di triangoli sull’esterno, ricerca dell’inserimento sul lato debole (solitamente quello destro), gioco nello stretto. Però,  poi, all’improvviso, sono venuti fuori dei flash nuovi e alternativi. Come il pallone in verticale ad attaccare lo spazio, ne abbiamo già parlato. Come il lancio dalla fascia a premiare una sovrapposizione interna, sempre per sfruttare le letture approssimative (eufemismo) dei centrali di Favre.

Il pressing del Napoli: sei calciatori nella metà campo avversaria contro otto avversari. Nel quadrato rosso c’è Saint-Maximin, costretto a retrocedere di 50 metri per trovare un pallone giocabile.

In difesa ha concesso pochissimo

Dal punto di vista puramente difensivo, il Napoli ha concesso poco, pochissimo. Le occasioni capitate al Nizza, soprattutto a Saint-Maximin, sono state solamente potenziali, l’inserimento di Koziello è stato l’unico momento di vera paura in un frangente di gioco in cui le difficoltà fisiche legate alla condizione approssimativa avevano iniziato a palesarsi (ne parleremo a parte, durante la giornata). E poi, ma questo lo diciamo sempre, ci sono anche gli avversari. Il Nizza è stato studiato in maniera approfondita dal Napoli, ma a sua ha finito per demineralizzare la sua pericolosità, scegliendo di occupare la sua metà campo piuttosto che di provare a tenere più basso il Napoli.

La strategia di Favre è stata rischiosa, ma alla fine ha pagato, perché ha portato a un risultato non nefasto. Il Napoli, per sfortuna e imprecisione, ha concretizzato molto meno di quanto costruito: parleremo anche di questo durante la giornata, con altri pezzi sul Napolista, ma la sensazione è che la squadra di Sarri sia ancora in fase di rodaggio mentale. Questa idea è stata espressa anche dal tecnico, in conferenza stampa: «La scarsa condizione fisica incide sulla lucidità mentale, quindi certi gol sbagliati sono figli anche del momento che stiamo vivendo». Noi ci aggiungiamo anche che il gioco del Napoli è talmente veloce che anche le conclusioni apparentemente più semplici possono risultare, talvolta, più difficili di quello che sembrano. Quella di Milik no, quella è un errore grossolano. Ma è capitato a tutti. Ricordate Callejon a Bergamo?

Conclusioni

Il Napoli ha offerto una versione di sé non esaltante, ma convincente. Anche perché il dato sulla condizione fisica è di ottimo livello (113 km percorsi contro i 103 del Nizza, teoricamente più avanti nella preparazione), e questo non era affatto scontato. Al di là della scarsa conversione in gol, c’è ancora (c’è sempre) qualcosa da correggere. Qualche esempio: la partita in tono minore di Hamsik (ma qui c’è un problema di condizione); i momentanei momenti di blackout nei collegamenti tra difesa e centrocampo (per la verità rari, ieri); la tendenza al gioco “per Mertens” anche quando in campo entra Milik, attaccante da servire in maniera completamente diversa rispetto al belga. Cose su cui si può lavorare, e per questo lavoro il Napoli ha un vantaggio competitivo: c’è poco e niente da amalgamare, il lavoro iniziale è già fatto.

E si è visto contro il Nizza, perché il Napoli ha saputo essere diverso. In alcuni punti, per alcuni punti, in un mare di situazioni già viste e riviste. Ma ci sono state delle alternative. E hanno pure funzionato. A parte il 2-0 in un playoff di Champions, a dir poco uno spauracchio, è questa la più bella notizia arrivata da Napoli-Nizza.

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