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Sampdoria-Napoli, ovvero perché Sarri gioca col 4-3-3

Sampdoria-Napoli, l’analisi tattica: una partita aperta che permette di parlare di modulo, delle scelte di quest’anno e delle certezze da cui ripartire.

Sampdoria-Napoli, ovvero perché Sarri gioca col 4-3-3

Qualità e organizzazione

Sampdoria-Napoli è stata una partita che ha messo di fronte due squadre organizzate. Due squadre organizzate per giocare, che così rende meglio l’idea. Al di là degli sterili discorsi sullo scansarsi o sulla partita della vita, Giampaolo ha provato ad opporsi a Sarri nella maniera a lui più congeniale. Il suo gioco, la sua identità. Che poi non è molto distante da quella di Sarri. Solo che Sarri allena grandi, grandissimi calciatori. Giampaolo no.

Sampdoria-Napoli, il posizionamento medio delle due squadre in fase di possesso palla avversario

Il commento tattico di Sampdoria-Napoli potrebbe anche finire qui, è abbastanza semplice. L’analisi, invece, deve necessariamente parlare anche di alcune differenze nello sviluppo della manovra. Un’occasione anche per spiegare, una volta per tutte, significato e senso del modulo di gioco. Su cui si fa sempre una gran conclusione.

Il discorso sul modulo

Analizzando il campetto delle occasioni create da Sampdoria e Napoli (sotto l’immagine, queste le cifre: 11 per i blucerchiati, 19 per gli azzurri), si nota come la squadra di Giampaolo abbia costruito la maggior parte delle sue chance nella fascia centrale di campo. Questa, ad esempio, è una conseguenza del 4-3-1-2, ovvero del modo in cui sono posizionati in campo i calciatori. Gli stessi principi di gioco del Napoli sono declinati secondo un altro tipo di posizionamento individuale, quindi anche collettivo.

In blu i pallini della Sampdoria, in verde scuro quelli del Napoli

Cosa vuol dire tutto questo? Che la scelta del sistema di gioco è legata innanzitutto alle caratteristiche dei calciatori. Il Napoli utilizza il 4-3-3 perché è il modulo migliore per interpretare i suoi principi di gioco in base alle qualità del suo organico. Molto spesso, i tifosi invocano il “cambio di modulo” o la famosa “intercambiabilità di schemi” senza rendersi conto che la differenza  sta nell’interpretazione, non nel semplice posizionamento. E se l’interpretazione della squadra, quindi dei calciatori, è funzionale a un certo schieramento (i risultati del Napoli non sono così negativi), il cambiamento non porterebbe necessariamente a un miglioramento delle prestazioni e dei risultati.

Anche perché basta guardare gli organici per rendersi conto di come stanno le cose: se Giampaolo sceglie di schierare la Samp con un trequartista e due punte di ruolo è perché non ha esterni d’attacco altrettanto validi; se il Napoli non sceglie il 4-2-3-1, ad esempio, è perché nessun calciatore della rosa ha le caratteristiche di rifinitore/regista offensivo che servono per interpretare il ruolo centrale del trequartista centrale. Diverso il discorso a gara in corso, ovvero quando i meccanismi preparati preventivamente tendono a saltare. Quello che ha spiegato Sarri, molte volte, in conferenza stampa.

Sinistra

Nella prima immagine del pezzo, quella riferita allo schieramento medio delle due squadre, è possibile leggere l’altra grande tendenza tattica del Napoli. Lo sbilanciamento sulla fascia sinistra, che poi non è che un (altro) adattamento alle caratteristiche della rosa. Secondo i dati riferiti a Sampdoria-Napoli, il Napoli ha costruito il 48% delle sue manovre sulla fascia sinistra.

Il significato di quest’altro dato è semplicissimo: i calciatori che tendono a trattare di più e meglio il pallone si esprimono al meglio sull’out mancino. Ghoulam, Hamsik, Insigne. Lo stesso Mertens, che nella sua vita precedente da esterno offensivo giocava soprattutto in quella zona di campo Quelli che invece si esprimono al meglio nell’attacco degli spazi, stazionano dall’altra parte. Parliamo di Callejon, ovviamente. Sotto, la heatmap dell’intera partita azzurra. Un’immagine che vale più di mille spiegazioni tattiche.

A corredo di questo discorso, ci sono i dati. Il calciatore che ha toccato più palloni, ieri, è stato Faouzi Ghoulam. Ben 132. Una cifra alla Jorginho, con Insigne subito dopo (124). Hamsik, invece, si “ferma” a 100. È il discorso di cui sopra, quello delle due squadre organizzate per giocare. La Sampdoria, pur impostando una gara non proprio alla garibaldina (mancanza di motivazioni, difficoltà oggettive, differenza tecnica), ha comunque mantenuto un’identità proattiva. In situazioni come queste, il Napoli è praticamente perfetto: trova in se stesso e nelle difficoltà dell’avversario la chiave per gestire il gioco, lo gestisce e poi lo finalizza. Grazie alla forza dei suoi campioni perfettamente calati negli automatismi della squadra.

Conclusioni

L’analisi tattica di Sampdoria-Napoli non è stata molto circostanziata alla partita, questa volta. Più che altro abbiamo voluto chiarire qualche concetto legato alla squadra di Sarri, alla sua identità e all’espressione sul campo di tutta una serie di caratteristiche.

Ovviamente prepareremo altre analisi sull’evoluzione tattica di questa squadra. In prima istanza, però, possiamo tranquillamente affermare che il Napoli è estremamente cresciuto nell’espressione del suo gioco. Mertens centravanti ha offerto un’alternativa in più all’attacco posizionale guidato da un centravanti aggregativo; il maggior numero di uomini portati in area di rigore ha permesso agli azzurri di mantenere una media gol altissima e di portare quattro calciatori in doppia cifra. Questi cambiamenti hanno portato il Napoli a subire qualcosa di più in difesa – soprattutto a cavallo tra autunno e inverno – ma alla fine i numeri sono tornati “normali”: nelle ultime 12 di campionato, il Napoli ha subito 10 gol. Solo 3 di questi sono stati arrivati a risultato non acquisito. Ovvero in partite in cui il Napoli non aveva almeno tre gol di vantaggio.

La ripartenza di agosto, per il preliminare di Champions e il campionato, si fonderà su basi solide. Sarà un Napoli tatticamente vario e pronto a lavorare per migliorare l’unica cosa che manca per puntare a quota 90 punti: solidità difensiva lungo tutti i 90′. Quello che è mancato anche ieri, anzi l’unica cosa che è mancata.

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