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Coach Ponticiello e Nikolic, simboli di una Napoli che riscopre il basket

Francesco Ponticiello è il miglior allenatore del campionato di Serie B, Stefan Nikolic, viene eletto migliore U21 del torneo. Con loro, Napoli sogna.

Coach Ponticiello e Nikolic, simboli di una Napoli che riscopre il basket

Francesco Ponticiello vince il premio di miglior allenatore del campionato di Serie B di pallacanestro, e Stefan Nikolic, il bimbo slavo, viene eletto migliore U21 del torneo. Riconoscimenti importanti che valorizzano maggiormente la grande stagione che sta facendo la Ge.Vi. Napoli del Patron Ciro Ruggiero.

Il coach di Sant’Antimo, è famoso per le imprese impossibili compiute nella sua lunga carriera, ma quest’anno oltre a portare i partenopei in finale, con il suo gioco ha saputo valorizzare tutti gli uomini della rosa. «Non esistono riserve, esistono uomini fedeli al sistema». Quel sistema dentro il quale tutti si riconoscono e tutti recitano la propria parte, lasciando libero sfogo al talento, alle follie ma rientrando magicamente nel cerchio. Ed è così che lui ha plasmato i suoi, fondando sull’empatia la pietra del suo palazzo.

Come Sarri

Come Sarri, il miglior allenatore di Serie A, convince i suoi uomini attraverso la frenetica attenzione ai dettagli, ai particolari tecnici, alla sfumatura, al tocco che fa la differenza tra una squadra mediocre e una squadra vincente. L’umiltà di confrontarsi continuamento con il suo staff. Sarebbe bello, se un giorno i due potessero incontrarsi dando un senso bellissimo ad un anno magico per lo sport napoletano.

Il coach di Sant’Antimo, è uno scrittore di talento, uno di quelli che inizia a scrivere partendo da un’idea e la realizza in divenire, senza conoscere prima il finale ma sapendo che alla conclusione, lo porteranno i suoi personaggi per deduzione, per sentimento, perché divenuti tutt’uno con la sua penna.

Il bambino dei Balcani

Il Cortazar di Sant’Antimo ha trovato tra i suoi protagonisti Stefan Nikolic, il bambino dei Balcani, occhi svegli e faccia d’angelo che si muove con la leggerezza di una nuvola in un cielo di agosto, indifferente, vola sul ferro a raccogliere mele pregiate, lo piega arrampicandosi con prepotenza, lo solletica appena dall’arco quando infila, docile e preciso, le sue chirurgiche triple.

Nikolic è un ventenne che ancora deve mostrare appieno il suo talento, ma che giocando lascia trasparire le stigmate di un futuro campione. È un giovane fiore in un giardino di premure, curato con dovizia da uno dei migliori allenatori sul palcoscenico nazionale, tenuto sotto l’ala protettiva di capitan Maggio e dallo Zio Vsnijc che come lui proviene dalle terre slave, da quelle terre dove la pallacanestro si mastica con il ciuccio dalla culla. Dalle terre di Danilovic e Djordjevic.

L’ultimo tassello

Coach Ponticiello e Stefan Nikolic sono la fotografia di copertina da porre come poster negli uffici di chi, disfattista, crede sempre che a Napoli certi traguardi non possono mai appartenere. Ora manca l’ultimo tassello per concludere un anno che è partito con trenta persona sugli spalti, e ha conquistato la finale con quasi quattromila al PalaBarbuto. Manca l’ultimo tassello per regalare al Comandante le stigmate di fenomeno.

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