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Un giudizio su Napoli, noi fuoriusciti, lo riusciamo a dare?

Napoli vista da New York City dove si legge Gomorra ed Elena Ferrante. Dove non emigrano più solo dall’entroterra, anche dal Vomero.

Un giudizio su Napoli, noi fuoriusciti, lo riusciamo a dare?

Il mio ermo colle

New York City. Il mio ermo colle si stagliava contro le alte mura longobarde ed angioine. Napoli era lontana, oscura, esotica, cupa. Milano era la città dell’immaginario. Milano degli anni settanta. Grigia, nebbiosa, terrone e globale. Su una sponda Mazzola sull’altra Rivera. L’inter ed il Milan vincevano nel mondo. Il Napoli, lo seguivo. Zoff, Monticolo, Pogliana, recitava una sua formazione poi venne Luis Vinicio, O’ lione. Passione alle stelle. Clerici e Braglia incantavano. Il Club Napoli, dell’amico Carlo, ci tolse dalla strada. Bruscolotti all’inaugurazione, Vinicio. Carlo super tifoso, cortese ed ironico. Anche lui professionalmente gravitava su Milano. Insomma Milano era l’immaginario. Napoli la quotidianità.

Da Napoli a Milano a New York

E per dirla con uno dei filosofi del sospetto, l’immaginario finisce per strutturare il quotidiano e indica la strada lungo la quale si snoderà l’esistenza adulta..in progress. L’immaginario giovanile è il GPS della vita adulta. E la vita adulta si è snodata tra Milano e New York. Necessità e caso, portano lontano e inducono a volgere, ancora una volta, lo sguardo altrove. Alle stelle? No all’interno. In noi stessi. E cosa trovi dentro? Rabbia, integrità, riscatto, tanta ironia. La letteratura, la storia, un po’ di pallone, gli affetti. Poi vengono, i paragoni, le analogie che accrescono, riducono o sfatano giudizi e pre-giudizi. E il GPS introiettato, la consapevolezza, il cammino, ti portano a guardare al Sud da lontano. A rifletterci sopra, a scrivere [quando capita] per un prestigioso quotidiano nazional–locale.

Gomorra e Elena Ferrante

Si ritorna al Sud, da lontano, attraverso la storia, la letteratura, la filmografia. Ed a New York ti arriva la produzione culturale meridionale [napoletana] – Gomorra, libro e film, Elena Ferrante. Tutti ne parlano, discutono, si domandano. Come sia possibile che un fenomeno malavitoso, la camorra, sia così potente. Poi nelle librerie trovi stese di volumi di Elena Ferrante. Noti gente assorta, concentrata, nella metropolitana a leggere la Ferrante. Il vecchio marine, ora icona imprenditoriale di New York, negli anni 50 – del secolo scorso – era stanziato a Napoli. Ne ricorda le analogie con il periodare della Ferrante.

Emigrano anche dal Vomero

Il mitico sindaco Koch dopo aver visto Gomorra sentenzia. Se quella è la realtà, non c’è speranza. Poi leggi, chiami amici, ti informi. Sei sempre a New York. Qui viene il cardinal Sepe a raccontare Napoli, un’altra Napoli. Dialoga con John Turturro. Gli intellettuali si interrogano su Napoli, la prendono a misura di una Global South City. I banchieri sono lapidari: lì sono pazzi. I figli della borghesia napoletana approdano anche loro a New York. Tanti ci restano. Cresce il risentimento: lì si vive bene, ma sono dovuto venire qui. Qui è la carriera in finanza, nei grandi studi legali. Prima emigravano dall’entroterra: dalle terre del Sannio, dell’Avellinese, ora dal Vomero (sono di via Aniello Falcone!), dal centro da Chiaia.

Il mondo alla rovescia

Bakthin ha vinto. Il mondo alla rovescia ha rovesciato i figli della borghesia napoletana nel mondo: New York, Londra, Barcellona, Madrid, Boston , Berlino. Forse un giorno torno… Forse. Ma un giudizio su Napoli, noi fuoriusciti, lo riusciamo a dare? Si vive male. Mi disse il famoso oncologo alla NYU. Napoli strazia. Sai che se nasci in certi luoghi sei segnato. Mi dice il piccolo imprenditore. Bisogna uscire dal ghetto. Capire che fuori c’è un mondo che gira diversamente dal quartiere. Allora Napoli? Per viverci devi scendere a compromessi su tutto. Comprometterti? È la mentalità che è perdente.

La mentalità? La presunzione

La mentalità? La presunzione. La voglia di guadagno facile. Ma non è lo stesso a Milano o altrove? Ma Napoli? – well – se hai i soldi non li devi ostentare. Meglio il profilo basso. Allora non c’è speranza. Certo che c’è. Ma devi contare su te stesso. Lavora duro. Emigra. Porta con te i valori nobili della cultura napoletana. Solo questo? No. Sentiti un po’ tedesco, ma rimani napoletano. I Buddenbrooks a Napoli? Ma non c’era il Comandante?

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