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Come gioca il Milan di Montella: una squadra adolescente, che coltiva un’idea di calcio

Analisi tattica degli avversari di sabato: mancheranno Locatelli e Romagnoli, ma la vera forza dei rossoneri sta nella tecnica di Suso e nella completezza di Bonaventura.

Milan adolescente

Qualcuno, prima di Torino-Milan, mi disse che se Milan-Napoli per i rossoneri poteva essere la prova del nove, quella contro i granata era quella dell’otto. Non superata a pieni voti, ma nemmeno fallita. Facendone una questione di maturità, se pure l’undici di Montella non l’ha acquisita totalmente, possiamo senz’altro dire che è un adolescente che cresce bene e che acquisisce man mano maggior consapevolezza. Con qualche piccolo difetto di crescita dovuto all’età. E non è per niente una frase fatta, considerando che in quello che è ormai l’undici base ci sono ben cinque giocatori al di sotto dei 25 anni.

I segni tangibili della crescita ci sono tutti. E vanno persino oltre gli 8 punti in più in classifica rispetto a un anno fa e la Supercoppa vinta a Doha. Montella insieme ai suoi sta cercando di costruire un’idea di calcio. Lo si legge nel 51,6% di possesso palla medio, indice di una squadra che prova a gestire la partita. Nell’82,1% di passaggi riusciti, che spiega come i giocatori cerchino di sfruttare la propria qualità e di convogliarla nel miglior modo possibile. È il sesto miglior dato delle rispettive graduatorie. Potremmo dire più o meno in linea con l’attuale posizione in classifica della squadra.

Manca il gol

Tuttavia, manca ancora qualcosa. Come un adolescente deve ancora definire compiutamente alcuni tratti della personalità e accumulare le necessarie esperienze per completarsi, così il Milan ha delle incongruenze. Difensivamente, dopo i disastri delle primissime giornate, ha migliorato notevolmente il proprio rendimento (7 gol subiti nelle prime tre gare, 15 nelle successive 16) ma in alcuni momenti fatica a mantenere compattezza e distanze accettabili tra le linee, concedendo parecchio: 14,3 tiri a partita, praticamente sui livelli di Pescara e Palermo. Non è un caso che Donnarumma sia il quinto portiere più impegnato del campionato, con 3,5 parate a match. Spesso i rossoneri hanno dovuto ringraziare lui, che ha tenuto per 7 volte la propria rete inviolata.

Margini di crescita

Allo stesso modo, in fase offensiva, non è raro che il Milan fatichi a tradurre nei fatti le pur buone trame di gioco che sviluppa. Non sono tantissimi in effetti i 30 gol segnati, peggior attacco tra le prime dieci in classifica insieme alla Fiorentina (anche se è pur vero che rossoneri e viola hanno una gara in meno rispetto alle altre). E non è che possa essere considerato casuale, visti i 14,1 tiri a partita effettuati che in tal senso combaciano, essendo i rossoneri solo decimi in questa graduatoria.

Ciò lo si spiega con una linea mediana di qualità discreta, con ampi margini di miglioramento ma al momento ancora non eccezionale e con un attacco che a ben guardare vive più sulle iniziative degli esterni che sul coinvolgimento reale della prima punta. Bacca il suo ce l’ha messo segnando otto gol, ma in diverse occasioni è sembrato quasi un corpo estraneo al resto della squadra. Lapadula, dal canto proprio, ha avuto un ottimo impatto (4 reti, con l’ottima media di una ogni 125’) ma l’impressione nelle ultime gare è che gli avversari stiano cominciando a prendergli le misure dopo l’iniziale effetto sorpresa.

Suso e Bonaventura

La gara con il Torino ha riassunto un po’ pregi e difetti di questa prima metà di stagione della squadra di Montella. I rossoneri hanno fatto per lunghissimi tratti la partita, anche per una precisa scelta da parte di Mihajlovic che ha lasciato campo agli avversari per puntare quasi tutto sulle ripartenze.

Come detto, il gioco è passato moltissimo dagli esterni offensivi (78 palloni toccati per Suso, 76 per Bonaventura) con un coinvolgimento piuttosto scarso di Bacca, che di palloni ne ha toccati soltanto 33 tirando una sola volta a parte il rigore, per quanto si sia poi disimpegnato bene per il resto quando entrato in azione, considerati il 95% di passaggi riusciti e i 2 passaggi chiave.

La giocata classica è stata nella maggior parte dei casi la ricerca di Suso, che tende a fare da apriscatole mettendosi in proprio o cercando il cross servendo il taglio dei compagni in area (un po’ come Insigne). Non per caso è il giocatore che tira di più in squadra (2,8 tiri a gara, addirittura 7 contro il Toro), che ha messo a segno più assist (6) e il secondo per passaggi chiave (media di 1,9 dietro a Bonaventura con 2,2, 4 nel match di lunedì sera).

Lo spagnolo però non può fare tutto da solo e per la prima mezz’ora, di fatto, il Milan è stato inoffensivo. Riuscendo a creare i primi presupposti di pericolosità solo nel momento in cui i centrocampisti hanno iniziato a proporsi opportunamente alle spalle dei dirimpettai per ricevere il passaggio o sovrapponendosi per portare via il raddoppio allo stesso Suso o a Bonaventura per metterli in condizione di puntare la porta.

Milan

Bertolacci si muove in orizzontale, trovandosi la posizione dietro il trio di metà campo del Toro, piazzato non proprio benissimo. Questo movimento quasi da trequartista del centrocampista rossonero non resterà isolato e mostrerà le prime crepe nel sistema difensivo granata.

In fase passiva, di contro, come detto a volte le distanze tra i reparti tendevano a non essere ottimali. Mancando le dovute coperture preventive a metà campo (solo 4 interventi difensivi del trio Pasalic-Locatelli-Bertolacci in tutta la gara), per il Torino era effettivamente facile trovare spazio per verticalizzazioni immediate. E anche quando si riusciva a predisporre il raddoppio sugli esterni granata, spesso la misura si rivelava inefficace.

Milan

Il Milan accenna un pressing molto alto ma disorganizzato. Bertolacci esce sull’esterno, senza nemmeno troppa convinzione, e Bonaventura non scala nella posizione di riferimento. Benassi riesce a partirgli alle spalle con grande facilità e può puntare già la linea difensiva. Lo farà, mandando Belotti praticamente in porta.

Il Milan ha recuperato la partita facendo forza su un gran carattere ma anche sull’eccessivo abbassamento del baricentro da parte del Torino. Lasciare campo al palleggio rossonero, ancorché non eccessivamente veloce, è pericolosissimo. Tutti i titolari di movimento schierati da Montella hanno abbondantemente superato l’80% di passaggi riusciti, segno che il lavoro del tecnico di Pomigliano d’Arco sta dando i suoi frutti.

Milan

Il Milan sale armonicamente il campo, Suso viene incontro e si accentra per ricevere palla. Appena la difesa collassa su di lui, apre a memoria per la sovrapposizione larga di Abate. Tutta la linea difensiva è in ritardo, la successiva palla in mezzo porta al gol di Bertolacci, al solito bravissimo a farsi trovare in avanti.

Nel finale, la gara ha vissuto momenti di totale anarchia tattica. Entrambe le squadre hanno sciupato ripartenze clamorose, esponendosi vicendevolmente a rischi notevoli. E non è un caso che a fine partita sia Mihajlovic che Montella fossero furiosi con i propri giocatori. Non tanto perché il pari di fatto non serviva a nessuno, ma per la gestione decisamente poco oculata negli ultimi 25 minuti di determinate situazioni.

milan 4

Il Milan è momentaneamente in dieci per un problema a Calabria. Niang si dimentica assolutamente di scalare in copertura lasciando campo libero a Ljajic. Salva tutto Donnarumma. E’ il motivo per cui compagni e allenatore ce l’hanno così tanto con l’attaccante.

Sabato sera, Montella avrà due problemi non da poco: le assenze di Romagnoli e Locatelli per squalifica. Nonostante la giovanissima età, entrambi hanno già preso in mano i rispettivi reparti. Deputato a rimpiazzare il difensore e a far coppia con Paletta dovrebbe essere Gustavo Gomez, che impiegato contro il Torino in Coppa Italia ha mostrato di dover ancora superare alcuni dei propri limiti. A centrocampo, il ruolo di regista dovrebbe spettare a Bertolacci, scortato ai fianchi con buona probabilità da Kucka e Pasalic. In avanti, plausibile conferma di Bonaventura come esterno alto per dare maggiore equilibrio all’assetto complessivo: Niang, oltre a sbilanciare forse troppo la squadra, come visto non gode delle grazie del tecnico in questo momento.

Il duello a centrocampo

Contro il Napoli immaginiamo che il Milan cercherà di fare la propria partita nei limiti in cui glielo concederanno gli azzurri. Difficile pensare a una squadra in grado di imporre a prescindere il proprio gioco, vista la caratura e la maggiore strutturazione tecnico-tattica a favore, almeno in teoria, del collettivo di Sarri. L’assenza di Locatelli potrebbe comunque essere un vantaggio per Montella. Il giovane regista non ha nelle sue attitudini un pressing particolarmente alto sull’omologo avversario, cosa che invece potrebbe provare a fare con successo Bertolacci. Il solito gioco delle coppie in mezzo al campo (possiamo provare a ipotizzare Bertolacci-Jorginho/Diawara, Pasalic-Hamsik e Allan-Kucka) dirà molto dello sviluppo della partita.

Dietro, il Napoli dovrà fare molta attenzione ai ribaltamenti di fronte immediati. Montella potrebbe ispirarsi a quanto fatto da Sousa a Firenze, cercando come prima ipotesi, una volta recuperata palla, la prima punta (Bacca) in profondità per attaccare alle spalle la coppia centrale degli azzurri. Senza trascurare gli spunti mortiferi di Suso: Strinic sarà chiamato a un superlavoro e, laddove possibile, servirà il raddoppio immediato di un centrocampista (Hamsik o Jorginho/Diawara) se non di Insigne. A proposito del numero 24, su quella fascia sarà duello a distanza con lo spagnolo del Milan. Dai loro piedi passeranno la maggior parte delle azioni offensive delle rispettive squadre. Con un duello altrettanto accattivante, dall’altro lato, dove a scontrarsi sarà la maestria tattica di Callejon e Bonaventura. Prepariamoci ad un match tiratissimo. La Juventus insegna: questo Milan è avversario di valore e sottovalutarlo sarebbe fatale.

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