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Ben venga Pavoletti se è stato voluto da Sarri

Abbiamo qualche dubbio sull’affare – diversi da quelli dei tifosi -, ma bisogna riconoscere al Napoli di aver preso il miglior profilo disponibile sul mercato italiano. A gennaio, tra l’altro.

Ben venga Pavoletti se è stato voluto da Sarri

Il Napolista, Sarri e Pavoletti

Esattamente una settimana fa, Il Napolista pubblicava un pezzo lungo sul centravanti del Napoli. Sul futuro centravanti del Napoli. Una “Guida ragionata per l’acquisto del nuovo centravanti del Napoli” che parlava anche di Pavoletti. Non benissimo, lo premettiamo. Scrivevamo così:

Qui ci viene il dubbio. Il nome più caldo di queste ore è quello del centravanti del Genoa, tanti gol nelle serie inferiori e pure in Serie A. Venti milioni al Genoa, o giù di lì, e una nuova avventura. La differenza con Gabbiadini, a livello di qualità assoluta, è però minima. Quella di aderenza al gioco di Sarri è tutta da verificare.

E allora, la nostra domanda è la seguente: posto in calce che il Napoli ha bisogno di un centravanti, un investimento come quello per Pavoletti, per un calciatore come Pavoletti, ha senso? Pavoletti saprebbe adattarsi agli schemi di Sarri? In virtù di tutto questo, Pavoletti migliora davvero la situazione o il Napoli acquisterebbe solo per acquistare?

Ora, chi è preposto a “fare”, letteralmente, il mercato del Napoli, ha sciolto questi dubbi. Cioè, magari in realtà non li ha mai avuti. Nel senso che quelli che erano i nostri dubbi, quelli che sono i nostri dubbi, forse non sono mai esistiti se non in noi. E Pavoletti, allora, era davvero l’obiettivo numero uno perché un calciatore richiesto espressamente da Sarri. Questo, in qualche modo, ci rassicura e ci dà fiducia. Chi, meglio dell’allenatore del Napoli, sa come deve giocare il Napoli? E quindi, chi deve essere acquistato?

Basiamo questa nostra domanda retorica anche su una considerazione che facciamo sempre in redazione: ma davvero Sarri sa così poco di mercato e altrettanto poco rompe le scatole sul mercato? Ci è sempre sembrata, francamente, una forzatura. Un’auto-costruzione del personaggio Sarri, che può essere o meno condivisibile. Ma che è lontana dalla realtà. Anche perché, sono i giornali a scriverlo in queste ore, pare sia stato proprio il tecnico a volere fortemente Pavoletti. Quindi, la conferma all’ipotesi che abbiamo fatto prima, quella della richiesta espressa.

Diritto di critica

Tutto questo, però e ovviamente, non è che ammazza il diritto di critica. Il diritto di avere perplessità, di fare considerazioni su questa scelta di mercato. Ecco, noi più o meno confermiamo quanto scritto una settimana fa. I milioni non sono venti – chi scrive 15, chi scrive 18 -, ma siamo più o meno in quell’ordine di idee. E Pavoletti resta quello, nel senso di centravanti double face, bravo sottoporta ma anche discretamente aggregativo nel suo gioco.

Aggregativo, nel calcio di oggi, identifica un giocatore in grado di far parte di un sistema di gioco strutturato. E “far parte”, in questo caso, non vuol dire entrare nell’undici titolare e basta, ma avere un ruolo attivo in tutte le fasi del gioco. Basti pensare a Higuain l’anno scorso, egoista in area avversaria quanto sempre pronto a cucire la manovra. O a Milik, un’evoluzione meno tecnica ma pure meno autoreferenziale, con continui moti alternati tra l’appoggio al centrocampo e l’inserimento assassino alle spalle del difensore.

Chi è Pavoletti

Calcisticamente, Pavoletti è più un calciatore “di rabbia”. Intendiamo fisico, sportellate, capacità di occupare e difendere lo spazio e lo spazio del proprio controllo di palla. Per dirla con termini enfatici, un centravanti del passato perfettamente calato nel presente. Nel presente in cui c’è meno spazio per l’attaccante di una volta, fermo in area o al massimo pronto a inserirsi dietro la linea avversaria. Nel presente in cui è inserito alla grande il Napoli che ormai da due anni è definito all’unanimità “una squadra europea”, veloce, “non italiana”. Quando la parola “italiana”, ovviamente, identifica uno stile di gioco vecchio, ancorato al passato.

Dal punto di vista strettamente tecnico e tattico, l’upgrade rispetto a Gabbiadini dovrebbe essere netto. Non perché la qualità sia così alta, anzi – confermiamo la nostra visione iniziale -, ma per una questione di aderenza. Il fatto che sia quasi a costo zero, considerando il quasi certo addio dell’ex Sampdoria, mitiga un po’ quelle che sono le (solite) perplessità sparse dei tifosi azzurri su questa operazione. Che poi, sono un po’ anche le nostre, solo che differiscono nella concezione iniziale. Pavoletti è poco, per una certa parte dei tifosi, perché ci vuole da Kalinic in su. Pavoletti potrebbe essere “poco”, per noi, a livello di prospettiva futura, di crescita dell’organico.

Gennaio, la prospettiva, l’esempio-Milik

Come detto anche una settimana fa, l’idea di comprare Pavoletti potrebbe assomigliare più a un’idea di tappabuchi piuttosto che a un concreto investimento. Per investimento, intendiamo Milik. Intendiamo Diawara, Zielinski. Intendiamo Rog, anche se è ancora presto per dirlo. Pavoletti ha questo margine di crescita? Probabilmente sì, ma resta un calciatore di 28 anni alla prima esperienza lontano dalla provincia, o comunque dalla media borghesia. La risposta, comprensibile, potrebbe essere: “sì, ma Pavoletti conosce il campionato italiano. Serve un calciatore pronto”. Vero, certo. Ma è vero pure che Milik non conosceva il campionato italiano, che ha 22 anni e che era comunque abbastanza “pronto”. Le vere domande che ci poniamo, quindi, sono: questa eventuale “prontezza” di Pavoletti è una garanzia sufficiente a pareggiare la prospettiva non altissima, tecnica ed economica, di questo investimento? E poi, soprattutto: c’era qualcosa di meglio?

Queste sono domande che non hanno risposta. O meglio: a cui ognuno può rispondere come vuole. In base al proprio pensiero. Chi scrive pensa che i tecnici (in questo caso Sarri, ma si parla in generale) abbiano ragione nella maggior parte dei casi. Soprattutto sul mercato, quando indicano o chiedono un calciatore. Quindi, ben venga Pavoletti se Pavoletti è stato voluto da Sarri. Ben venga anche se, magari, i soldi di Gabbiadini potevano attirare un altro giovane alla Milik, un calciatore dal pedigree internazionale importante ma comunque con un margine di crescita più ampio.

Da qualche parte, abbiamo letto “rischio d’impresa” nell’invocare Kalinic o similari. Ecco, magari per noi il rischio d’impresa vuol dire un’altra cosa. Vuol dire Milik o Edu Vargas. Vuol dire, quindi, calciatori diversi da Pavoletti, più futuribili. Il qualcosa di meglio di cui sopra, che non è facile trovare a gennaio. Va riconosciuto anche questo, al Napoli. Che ha preso il miglior profilo disponibile sul mercato italiano, pur con tutte le incertezze di questa condizione. Ecco, questa è la frase chiave. Forse, noi avremmo scelto un altro tipo di incertezza. Ovviamente, speriamo di aver commesso un errore. Vediamo come andrà.

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