ilNapolista

Napoli condannato solo dai suoi errori, un autogol psicologico togliere Insigne

Juve-Napoli, l’analisi tattica. Il Napoli ha avuto l’atteggiamento giusto contro un grande avversario. Benissimo Diawara, Chiriches e Koulibaly, Insigne deve imparare a tacere (ma la sostituzione non è stata corretta).

Napoli condannato solo dai suoi errori, un autogol psicologico togliere Insigne

Ieri sera, anzi notte, ho scritto un pezzo su quanto fossi ottimista dopo questa partita. Una cosa di pancia, che avrei verificato stamattina all’alba del mio consueto appuntamento con i numeri dell’analisi tattica, con le sensazioni che nascono dal rivedere la partita confrontandola con i dati. Il giudizio non è che si sia spostato di molto, vi avverto: il Napoli visto a Torino ieri sera, semplicemente, è stato una delle migliori edizioni stagionali della squadra di Sarri. Per spiegarlo coi numeri, facciamo un confronto incrociato tra quello che ha detto la partita e quello che dice il campionato: 12 conclusioni effettuate contro una squadra che, di media (e dopo ieri sera), ne concede 7 a partita; dall’altra parte del campo, i tiri sono stati 10, ovvero 7 in meno rispetto alla quota di 17 ogni 90′ che ha caratterizzato l’avvio di stagione della Juventus. Occasioni create attraverso key pass: 6 Juventus, 8 Napoli. Altezza media del baricentro: 50 metri Juventus, 51 Napoli.

La differenza negli errori

Ci sarebbero altri mille dati, ma crediamo che il numero di conclusioni e occasioni create, insieme alla posizione della squadra in campo, bastino a capire che il Napoli ha offerto un’ottima prestazione. Alla pari con quella della Juventus, almeno tatticamente. La differenza, semplicemente, l’hanno fatta due errori. Uno individuale, un puro “infortunio”, come detto da Sarri ieri sera nel postpartita; uno concettuale, una disattenzione (dettata anche dalla stanchezza) nell’accorciare con il centrocampo verso la linea difensiva. Una mancanza tattica, che in qualche modo cercheremo di spiegarvi sotto. L’unica mancanza tattica della partita del Napoli.

La difesa stringe benissimo al centro, con Ghoulam che indovina perfettamente una diagonale anche rischiosa (Mandzukic in realtà resta solo, sulla destra) ma è sfortunato nel tocco del pallone, contrastato anche da Khedira. Il problema è il cattivo posizionamento dei tre centrocampisti: si vede a inizio azione,Diawara è troppo avanzato, Hamsik è fuori ritmo e Allan resta fermo fuori area invece che accompagnare l’ingresso in area di Higuain. Chiriches, forse, ha dei tempi di reazione lenti, ma non avrebbe potuto fare molto di più. A volte serve anche fortuna.

L’atteggiamento giusto

A parte questo momento, questi piccolissimi attimi di assenza, la difesa del Napoli ha giocato una partita esemplare. Addirittura migliore, in atteggiamento e automatismi, rispetto a quella della Juventus. Sotto, le mappe posizionali delle due squadre, divise per terzi di campo in verticale. La Juventus è riuscita a salire oltre il proprio primo terzo di campo per il 60,40% delle volte; per il Napoli, questa percentuale arriva a superare il 72%. Certo, è anche una questione di genetica, una scelta ponderata. Però, come dire: se una squadra considerata all’unanimità inferiore ad un’altra la costringe comunque a rimanere compatta nella propria metà campo, se non vogliamo dire schiacciata dietro, vuol dire che ha giocato una grande partita.

Juventus

Le percentuali che avete letto sopra sono addirittura dominanti nel primo tempo: la Juventus ha giocato palla nel suo primo terzo di campo per il 47% del tempo di gioco, mentre lo stesso dato del Napoli si attesta al 25%. Ovviamente, la squadra di Allegri è venuta ad aggredire più alta nella ripresa, migliorando le sue statistiche e trovando in maniera sistematica il cambio di gioco o l’uno contro uno sulle fasce, vera giocata chiave della partita. Decisivo, a parere di chi scrive, l’infortunio di Chiellini: la Juventus, in questo modo, ha deciso di guadagnare un uomo di grande corsa e fantasia (Cuadrado), mantenendo fondamentalmente inalterato lo schieramento in fase di non possesso (con Lichtsteiner a scalare come terzo centrale) ma modificando l’approccio in fase di costruzione del gioco, con due esterni a destra e il solo Alex Sandro a sinistra. Una scelta che ha limitato la catena di sinistra del Napoli – il fatto che il gioco azzurro sia stato costruito su fascia destra e fascia sinistra per la stessa percentuale, 34%, è una novità che dice tantissimo – e che ha riproposto lo stesso spartito del match di febbraio, quando la Juventus decise d sbilanciarsi tutta da un lato pur di contenere i triangoli Ghoulam-Hamsik-Insigne sull’out sinistro.

Juventus

La forza della Juventus (ma anche di Diawara)

Il Napoli è rimasto sempre uguale a sé stesso, ovviamente con tutte le modificazioni necessarie a sottendere ai problemi degli infortuni e a quelli relative alle condizioni fisiche dei calciatori: Mertens centravanti, Chiriches centrale di difesa, Diawara centromediano. Il guineano, osservato speciale e sorpresa assoluta di Sarri al momento della lettura delle formazioni, ha giocato una partita che è possibile sintetizzare in un unico concetto: sicurezza. Di sé stesso e delle proprie potenzialità, della posizione da occupare, dell’aderenza con i principi di questa squadra. Due tiri verso la porta, il 93% di pass accuracy e un numero “alla Jorginho” di palloni toccati, 94. Per un classe 1997 alla prima stagione in un club di alto livello, queste statistiche sono di un metallo assai prezioso. Platino, poi, se pensiamo che tutto questo è avvenuto in casa della Juventus. La fase offensiva della squadra di Sarri ha pagato l’assenza di un riferimento centrale, come era prevedibile. Il tridente leggero, però, ha saputo creare occasioni di gioco diversificate: sotto, nella mappa dei key passes azzurri, vediamo una varietà di soluzioni, soprattutto centrali (una novità per una squadra che fa dello sfruttamento degli esterni un marchio di fabbrica), dovuta proprio al continuo movimento dei tre davanti. Certo, poi è anche se non soprattutto merito dell’avversario: tra Bonucci, Barzagli e Chiellini, contiamo 14 eventi difensivi positivi e il 50% dei duelli aerei vinti. Insomma: era difficile pensare di poter fare di più.

Juventus

Insigne

L’unica cosa che ci sentiamo di imputare a Sarri, pur nel limite di quello che abbiamo visto in campo, è la sostituzione di Insigne. Che non aveva fatto e non stava fornendo una prestazione brillante, ma nel periodo di partita in cui è stato in campo è risultato essere il calciatore con il maggior numero di key passes per il Naopli (2, come Hamsik) oltre che l’asssistman per il gol (splendido) di Callejon. Ripetiamo, noi ci basiamo su numeri e sensazioni, su quello che possiamo leggere dai dati e su quello che abbiamo percepito rivedendo la partita: valutando tutti questi parametri (non abbiamo coscienza della condizione fisica del ragazzo, del suo stato di forma generale e quindi ci “fidiamo” della sua incredulità al momento del cambio), l’uscita di Insigne ci  è parsa psicologicamente sbagliata. Ha privato il Napoli della possibilità, anche solo eventuale, di poter creare situazioni importanti come quella del gol; ha in qualche modo dato un segnale di contenimento alla squadra, perché Giaccherini è uno che corre e dà l’anima, non certo un finisseur come Insigne. Col senno di poi, una scelta che ha depotenziato il Napoli dal punto di vista offensivo, che avrebbe potuto avere un senso in chiave difensiva (Cuadrado, con 3 key passes e altrettanti dribbling riusciti, stava letteralmente mangiandosi la fascia destra), ma che ha finito per avere un peso importante nel discorso tattico e pure emotivo della partita. La Juve ha segnato lo stesso, semplicemente. E Giaccherini non ha messo e non ha tolto, altrettanto semplicemente. Detto questo, personal opinion su Insigne: esci dal campo, se vuoi stai corrucciato. Ma mai una figura così, proprio a livello di immagine. E questa non è tattica.

Juventus

Conclusioni

Ultime considerazioni veloci: quella che vedete appena sopra è la mappa dei palloni spazzati dai due migliori in campo del Napoli insieme a Diawara, ovvero Chiriches e Koulibaly. Sono 14, 7 a testa, a cui vanno aggiunti altri 6 eventi difensivi totali, un incredibile 78% di duelli aere vinti e un’accuracy nei passaggi brevi del l’89%. In assenza di Albiol, il Napoli è riuscito per la prima volta a non pagare un dazio troppo elevato nella costruzione bassa della manovra. Il rumeno ha interpretato benissimo tutte le situazioni dinamiche e di uscita palla a terra, ha rappresentato il primo fornitore di palloni per Diawara (13). Quando parliamo di Napoli che cresce, lo facciamo a ragion veduta: la squadra di Sarri, con una riserva e un nuovo acquisto, si è creata un’alternativa importante all’assenza forzata (Albiol) o voluta (Jorginho) dei due registi della squadra. Non è un caso che il Napoli, ieri sera, abbia giocato così bene a casa della Juventus. È un caso che abbia perso, e avremmo potuto dire la stessa cosa se a trionfare fosse stata la squadra di Sarri. Le partite equilibrate vanno così.

ilnapolista © riproduzione riservata