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Evviva Iago Falque e De Boer: contro l’ipocrisia del calcio

Iago Falque esulta per un gol alla sua ex Roma e l’allenatore dell’Inter cambia Kondogbia al 27esimo del primo tempo-

Da sempre il calcio è un mondo ipocrita e scontato. Nessuno esce dal seminato e tutti sono molto attenti all’immagine. Da diversi anni c’è la moda di non esultare contro le ex-squadre. E allora vedi giocatori che, nel momento più bello del gioco, ovvero il gol, la cosa per cui vivono, si castrano e non si lasciano andare a nessuna gioia, abbassano la testa o alzano le mani quasi a chiedere scusa. Non li ho mai tollerati. Mi è sempre sembrato un gesto finto e solo in pochi casi giustificato. Davanti ai microfoni poi sempre le stesse cose. Sentita un’intervista è come se le avessi ascoltate tutte. “E’ stata una partita difficile…”, “devo ringraziare i miei compagni…”, “ora dobbiamo pensare alla prossima gara…”, “dobbiamo continuare a lavorare con umiltà…”, e così via. Un film trito e ritrito che va avanti da anni e anni.

Poi arriva una bella domenica di settembre piena di sole che mi regala due brividi. Sono appena rientrato da un giro in bici. Mi metto comodo sul divano a guardare Torino-Roma. Al 53′ Iago Falque va sul dischetto e trasforma per il due a zero. Poi corre verso i tifosi granata.

Ma che sta facendo?

Un dubbio mi sfiora la mente: non vorrà mica esultare?

E invece sì. E’ proprio così. Esulta eccome! Vivaddio! Tra tanti finti riconoscenti. Tra tanti innamorati ancora delle loro ex, uno che si gode il presente. Oggi è meglio di ieri, finalmente. Uno schiaffo all’ipocrisia. Ma non è finita. Perché dopo che la Roma riapre la partita con un rigore di Totti, ci pensa ancora Iago Falque a richiuderla. E ancora un’altra corsa verso i tifosi col pugno alzato.

Deve essersi bevuto il cervello.

Nessuno gli ha detto che non si fa? Che lui gioca in Italia e che esultare contro le ex-squadre  è politicamente scorretto?

Finiamo di pranzare. Scelgo di vedermi l’Inter. Il Bologna fa la sua parte. Apprezzo molto Verdi, gran bel giocatore di cui sentiremo parlare. La partita non è granché. I nerazzurri sono confusionari. De Boer toglie dopo 27′ Kondogbia.

Da quanti anni in Italia non si vedeva una sostituzione dopo 27′ di gioco che non fosse per un infortunio?

Non so neanche se c’è mai stato in Italia un allenatore che ha fatto un cambio tacnico-tattico dopo 27′. Forse l’unico e ultimo è stato Lippi. Forse, ma potrei sbagliarmi. Ringrazio intimamente Frank De Boer per avere il coraggio di scegliere con così tanta decisione a fronte della solita prudenza dei colleghi. La partita finisce. L’Inter non va oltre il pari. Mi appisolo. In sottofondo mi arriva il vocio delle interviste. Arriva De Boer ai microfoni. Sto per addormentarmi. Percepisco alcune frasi spezzettate. Gli chiedono come mai abbia sostituito Kondogbia dopo 27′ di gioco e lui candidamente: “Non ascolta. Deve giocare semplice e lui non lo fa. Molte volte ripete gli stessi errori.”

Ho sentito bene? O sto sognando?

Mi siedo in mezzo al divano per capire meglio. E’ proprio così. Davvero ha detto quelle cose. No, non sto sognando. Ha dato un bel calcione alle frasi di circostanza. Poi mi ricordo che Frank De Boer è olandese.

Possibile che nessuno lo abbia avvisato che in Italia certe cose non si dicono e che è meglio rimanere nelle banalità?

Dopo cinque minuti mi addormento con questa domanda che mi gira in testa. Stupito e contento come un bimbo. Quando mi sveglio, dopo un’oretta, credo ancora d’aver sognato. Poi mi ricordo: davvero è successo. Squarci di verità in un mondo ipocrita.

Grazie Iago. Grazie Frank.

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