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Perché (Nicolas) Higuain lo scorso anno non parlò? La sua è una chiamata a soldi

Perché (Nicolas) Higuain lo scorso anno non parlò? La sua è una chiamata a soldi

Non è una buona giornata se vuoi o devi parlare del Napoli. Che sia il tuo mestiere o un tuo piacere, non ti viene né facile né bene. Higuain, l’uomo del record, è uscito allo scoperto. «Finita la Copa America, parleremo del Napoli». Queste le parole di Gonzalo mentre la sua Argentina si lastricava la strada verso la finale di New York. Ebbene, è successo. E perdonateci l’espressione tra il dialettale e il triviale: è fernuta checazzo, questa Copa America. Per lui, ma anche per noi. Ce ne siamo accorti ieri.

C’è l’amaro in bocca. Massimiliano Gallo, oggi, ha pubblicato un pezzo in cui scrive e racconta in chiave-Napoli delle parole di Nicolas Higuain. Però, ora, c’è da analizzare anche la situazione anche dal punto di vista del calciatore. Viene l’amaro in bocca anche qui, e non vogliamo parlare di menate come l’amore per la maglia, per la città, l’identificazione, Napoli e l’Argentina. Quello, lo ripetiamo, sono menate. Sappiamo che i calciatori, soprattuto quelli più forti, sono soprattutto professionisti. Che, in quanto tali, esercitano una professione (definizione da dizionario) e quindi cercano il miglior tornaconto in base alle proprie possibilità. Quelle di Gonzalo Higuain, ci dispiace dirlo, vanno oltre quelle del Napoli. Su questo, l’amico Nicolas ha ragione. Però, qualcosa non quadra.

Visti tempi, modi e precedenti, Gonzalo Higuain e famiglia sono usciti davvero allo scoperto. E l’hanno fatto male, passando dalla parte del torto. O palesando la loro vera natura, che poi è la stessa cosa. Le parole di ieri non sono altro che una strategia semplice per aumentare l’estratto conto. Non sono altro che una chiamata a soldi. Il progetto, gli acquisti, la competitività. Tutto condivisibile da chi vuole farlo, ma esattamente tutto il contrario rispetto a quanto espresso dallo stesso entourage-Higuain nello scorso gennaio. Sì, il famoso tweet della perfecion. Quello dello scorso 31 gennaio, con il mercato “della vergogna” appena finito, effettivamente in modo diciamo pure deludente. O, almeno, controverso.

Concetto ribadito anche dopo, in un’intervista che parla delle menate di cui sopra (amore per la città, per la maglia e cose così). Come dire: tutto cambia oggi, quando il mercato del Napoli è senza dubbio incerto, lo riconosciamo, ma è comunque in divenire. Deve esserlo, non tanto perché stiano arrivando Hazard e Draxler, sappiamo quanto sia inverosimile. Deve esserlo a titolo di regolamento e di buon senso: siamo al 29 giugno, la Copa America è finita da poche ore e gli Europei sono in pienissimo svolgimento.

La verità, pura e semplice, è che a Higuain importa il giusto del Napoli. Ora come ora, ha (forse l’ultima) possibilità di strappare il contratto della vita. Le parole di Nicolas sono un modo per smuovere delle acque fin troppo chete intorno al calciomercato e al suo fratellino, che sia per un rinnovo da parte del Napoli («Noi non rinnoviamo a queste condizioni» cit) o magari perché qualcun altro da sotto (c’è o non c’è fa pochissima differenza) può offrire di più. Molto di più dei 7,5 che De Laurentiis avrebbe posto come cifra massima. Magari quell’ingaggio in doppia cifra che ti garantirebbero in pochi, che forse ti meriti pure dopo aver annientato tutti i record che potevi annientare. Che il Napoli non può darti, così come la Juventus o qualsiasi altra squadra italiana. Che però dovresti avere il coraggio di chiedere in maniera trasparente, senza buttare fango su una società che ti ha offerto la chance di riscrivere la tua narrazione, passando da grande calciatore forse inespresso a fuoriclasse verificato. Nessuno chiede riconoscenza a Higuain, sarebbe sbagliato. Ma che almeno sia chiaro, soprattutto nella sua strategia comunicativa.

Che finora è stata fallace, esattamente come quella del Napoli. Forse fallace non è il termine esatto, perché in realtà è ruffiana. Il tweet famoso della perfecion, l’intervista. Tutto bello e giusto, per portarsi dalla propria parte una tifoseria che l’ha eletto idolo. Che è qualcosa di più rispetto a calciatore preferito, e basta ricordarci cosa rappresentasse per noi Cavani per capire le differenze. Salvo poi, alla prima occasione buona, mettersi a cavallo del sentimento di insoddisfazione popolare per scucire qualcosa di più. Nell’ingaggio, innanzitutto. Ma anche rispetto a quanto accettato al momento di firmare il contratto che lo lega al Napoli fino a che qualcuno non viene in città con un bell’asegno da 94 milioni. O finché De Laurentiis non impazzisce e decide di cederlo.

Si può essere o meno d’accordo con le parole di Nicolas Higuain. In alcuni passaggi, il fratello-manager dice cose sensate, giuste. Fa critica costruttiva, che è quello che servirebbe e serve. Sempre. Però, Nicolas Higuain smentisce il Nicolas Higuain di pochi mesi fa, in una retromarcia che sa troppo di strategia per essere davvero dettata da un vero malcontento per il Napoli. Quello è un vestito da indossare per le serate buone, dopo che hai dimostrato di essere uno dei migliori centravanti al mondo. L’anno scorso, quando lo stesso mondo ti dava addosso e il progetto Napoli era davvero indecifrabile (e non c’era nemmeno la Champions), zero dichiarazioni sul mercato e sulle strutture. Poi arrivarono Allan, Valdifiori e Hysaj, che sulla carta avrebbero potuto e dovuto portargli la borsa e servirgli il caffè a tavola, dopo pranzo a Castel Volturno. Anche allora, però, zero dichiarazioni sulle promesse disattese di Champions e scudetto. Quest’anno sì, guarda un po’. Anzi, ora sì. A Copa America finita, mentre Napoli si interroga (giustamente, l’abbiamo scritto) su un mercato che sembra andare a rilento. Ma che non può essere usato come alibi per mascherare ancora sé stessi. O almeno, non oggi. Oggi, in realtà, quella maschera è caduta. E la sensazione d’amaro fa una certa fatica ad andare via.

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