ilNapolista

L’importanza della panchina anche nella Nba, Cleveland ne sa qualcosa

L’importanza della panchina anche nella Nba, Cleveland ne sa qualcosa

È possibile fermare la marea quando decide di spazzare via tutto? Se lo saranno chiesto i Cleveland Cavaliers al termine di gara 1 delle Nba Finals 2016, dopo essere stati sconfitti 104-89 dai campioni in carica Golden State Warriors nel modo più preoccupante possibile, cioè avendo contenuto le due stelle dei californiani a soli 20 punti totali (11 l’Mvp Stephen Curry e 9 il suo “splash brother” Klay Thompson).

Ebbene, nonostante ciò e nonostante una rimonta che li aveva portati avanti nel terzo quarto, i campioni della Eastern Conference sono riusciti a subire in poco più di cinque minuti, tra fine terzo quarto e metà dell’ultimo, un parziale di 29-8, che dal 68-67 a favore li ha lasciati tramortiti e sotto per 76-96. E la cosa bella è che il parzialone (la marea, appunto!) è stato propiziato dai vari Livingston, Iguodala, Barbosa, Bogut e compagnia cantando, con i primi due, in particolare, migliori in campo al di là dei 20 e 12 punti realizzati, ma grazie alla leadership, alla grinta, alla presenza mentale e, nel caso di Andre Iguodala, a una difesa straordinaria, quasi irreale, su chiunque si trovasse di fronte a lui.

Al termine, il dato clamoroso di 45 a 10 per quel che riguarda i punti dei cosiddetti panchinari dice tutto su quali potrebbero essere le difficoltà di Cleveland nel prosieguo della serie. Golden State, infatti, con ben sette uomini in doppia cifra e l’Mvp della Lega appena sesto marcatore della squadra, stanotte è apparsa troppo più intensa, veloce, fisica, concentrata rispetto alla squadra di LeBron James e Kyrie Irving (23 e 26 punti per loro), come se il livello del basket giocato a Ovest fosse ben altra cosa rispetto a quanto si erano trovati finora di fronte i campioni dell’Est. Va detto, poi, che giocare alla Oracle Arena di Oakland è difficilissimo per qualsiasi avversario, grazie a quell’onda di energia unica che collega pubblico e squadra e che rischia in ogni momento di tramortire i malcapitati avversari.

Per provare a restare in gioco, dunque, Cleveland dovrà alzare notevolmente il livello dell’intensità difensiva, cosa però problematica da reggere per tutti e 48 minuti contro una squadra che ha in rosa almeno 7-8 potenziali grandi realizzatori e che, soprattutto, non concede mai pause in termini di ritmo ed è in grado di punire ogni minima distrazione avversaria. E se Golden State ritroverà, come vuole la logica e come dicono i numeri, anche i tanti punti di Curry e Thompson la pratica titolo potrebbe essere archiviata ancora più velocemente rispetto a quanto accaduto lo scorso anno.

ilnapolista © riproduzione riservata