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La forza di Maradona in Argentina-Inghilterra, anche per chi non c’era

La forza di Maradona in Argentina-Inghilterra, anche per chi non c’era

Federico Buffa, che per quelli della mia generazione è una specie di mito, l’ha intervistato qualche giorno fa. Non l’ho ancora visto, ma lo farò prestissimo perché non posso perdermelo. Victor Hugo Morales è l’uomo del barillete cosmico. Il telecronista che oggi, trent’anni fa, raccontò al mondo i due gol più belli di sempre. Lui è uruguayano. Anzi, uruguagio. E un uruguagio che si ritrova a commentare i due gol più belli di sempre, segnati da un argentino, è già di per sé una storia bellissima. Poi ci metti il fatto che quella sua porzione di telecronaca sia diventata la più ascoltata di sempre. Poi ci metti il fatto che lui era discretamente bravo a fare il suo mestiere. Ecco che, allora, la leggenda è compiuta.

Parlare così oggi, trent’anni dopo, di due gol è una cosa fuori dal mondo. Il fatto che poi, a farlo, sia uno che quei gol non li ha nemmeno visti dal vivo, rende tutto ancora più incredibile. Sì, non ero ancora nato quando Maradona stordì completamente l’Inghilterra e la storia del calcio con quelle che sono le due immagini più iconiche della sua carriera. Eppure, quando mi sono reso conto che oggi sono trent’anni da quel match tra argentini e inglesi, non ho avuto nessun problema a scriverne. Non ho avuto nemmeno bisogno di documentarmi. Possiedo già letteratura e narrazione di quei due gol, anche se in realtà non ne so quasi niente.

Potrei parlare, ad esempio, di una dimensione politica e persino diplomatica che avrà di certo influito sul Maradona di quel giorno, di quella partita. Maradona che per l’Argentina non era solo un capitano, ma un simbolo che travalicava di molto il calcio. Tutta la storia delle Falkland/Malvinas, una rabbia repressa che in campo seppe esprimersi con la voglia di fregare e strabiliare, il gol di mano e quello partendo da centrocampo. Ma mi fermerei qui, non saprei cos’altro dire o spiegare. Non saprei andare oltre.

Oppure potrei dire che c’era Shilton in porta, a sua volta una leggenda già nel 1986 per il calcio inglese. Potrei dire che protestò in maniera quasi tenera per il gol di mano, una roba che qualunque altro estremo difensore di oggi avrebbe una folle crisi isterica, caricherebbe fisicamente l’assistente di porta o l’arbitro. Forse, era cosciente che di lì a poco avrebbe dovuto raccogliere dalla rete, di nuovo, lo stesso pallone. Stavolta, però, dopo un’azione personale che vale il gol segnato, quello di prima con la mano e tutti quelli che Maradona ha segnato o sengerà ancora. Ma in realtà non so molto altro del portiere che quel giorno difendeva i pali sbagliati. Due Coppe dei Campioni vinte col Nottingham Forrest, la narrazione da icona di longevità del calcio inglese. Basta, mi fermo qui.

Potrei dire che non conosco o riconosco uno solo dei giocatori saltati da Maradona come birilli nella sua corsa verso la porta. Sono quattro o forse cinque più il portiere, saltato anche lui, con l’ultimo colpo di genio della finta al contrario, un sinistro che si porta la palla verso il destro in modo da aprirsi l’angolo di tiro chiudendosi però lo specchio della porta. Eppure, quegli uomini in maglia bianca sono entrati nella storia del calcio. Sono le comparse di un’opera d’arte filmica, elementi di una scenografia che non ha avuto pari e forse mai l’avrà. Hanno avuto la colpa di stare dal lato sbagliato nel momento sbagliato, e questo per me li rende degli eroi. Immortali come Maradona, nello stesso modo. Lui e questo gol, senza gli altri che hanno provato a frapporsi, non valgono granché.

Potrei dire ancora tanto, tantissimo. In realtà non direi niente, finirei per scadere ancora di più nel banale. Oggi quella partita compie trent’anni, ed è stata omaggiata in tutti i modi. Posso aggiungere poco. Se non una riflessione sul fatto che io allora non fossi che un’intenzione futura, magari un desiderio, e oggi sono qui a raccontare di due gol che in realtà non ho visto come se lo avessi appena visto dal vivo. È questa la straordinarietà di Maradona e di quella partita e di quei due gol. L’eccezionalità di un caso che distrugge ogni tipo di concetto spaziale e temporale. È Maradona per un napoletano, che è una cosa che non si può spiegare. E che proprio perché non si può spiegare, io spiego e racconto sempre allo stesso modo.

Quando fu scelto come ct dell’Argentina, iniziai a vedere le partite di qualificazione al Mondiale della Seleccion. Prima di quella nomina, non mi è mai importato nulla di quella nazionale, se non la curiosità che un amante del calcio ha verso una grande squadra. Nessun rapporto personale, ecco. Però, poi, tutto cambiò con Maradona allenatore (che parolone…). Mi disperavo quando Gago sbagliava l’appoggio, mi deprimevo quanto Jonas Gutierrez o Sergio Romero, le grandi scommesse del Maradnona ct, palesavano tutti i loro limiti. Al gol decisivo del Loco Palermo contro il Peru, saranno state le cinque del mattino, ho esultato come per un gol del Napoli. Non ricordo se ho urlato, probabilmente sì. Senza alcun motivo, senza aver visto Maradona giocare nel Napoli perché nato subito dopo. Eppure, c’è un cordone ombelicale invisibile. Anche tra me e lui, che con me non c’entra nulla. C’è un legame che oggi, quando ho rivisto i due gol contro l’Inghilterra, entrambi, mi ha fatto di nuovo emozionare. Trent’anni dopo, anche se io non c’ero.

Il merito è anche di Morales, del suo barillete cosmico. Il trasporto, le lacrime, le urla senza senso da telecronaca sudamericano. Tutto perfetto incastonato insieme, esattamente come il primo e il secondo gol di Maradona quel giorno. Non sarebbe mai esistito il gol del siglo senza la mano de Dios. Morales, oggi, non sarebbe così famoso se non avesse fatto quella telecronaca. Non sarebbe un idolo assoluto per gli argentini, da uruguagio, se non avesse letteralmente dipinto il commento perfetto a entrambe le azioni. L’abbiamo scritto sopra: Argentina-Inghilterra è un caso che distrugge ogni tipo di concetto spaziale e temporale. È la forza di quella partita che oggi compie trent’anni e non è finita mai. Forse, anche gli inglesi ci sono un pochino affezionati. Anche se non l’ammetteranno mai.

Ps. Da questa notte Leo Messi è il miglior goleador di sempre della nazionale argentina. Lo è diventato con una punizione che, per bellezza, è assolutamente indescrivibile. È un gol storico, ma non era il 22 di giugno. Se ne parlerà per anni del gol di questa notte, ma non era il 22 giugno. E, per quanto sia un gol quasi altrettanto meraviglioso, manca qualcosa. Esattamente in quel “quasi”, ecco quel minimo che passa tra Messi e Maradona. Che si può leggere tra le righe di quanto scritto in questo pezzo. È qualcosa di talmente impalpabile da essere inspiegabile, irriconoscibile.

Forse, ha un suo peso anche il fatto che Morales non ci fosse. Ma questo non è colpa di nessuno.

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