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Non riesco a gioire per il Leicester, sono invidioso

Non riesco a gioire per il Leicester, sono invidioso

Nella notte di Ranieri, e solo di Ranieri, Higuain si è visto cancellare quella che è l’ennesima partita magica della stagione. Persino nel salotto di Mediaset Premium, i due gol del Pipita sono passati in secondo piano rispetto a un collegamento nel peggior pub della peggior strada di Leicester. È la loro festa, questa, ma non riesco ad essere pienamente felice.

Non certo per Higuain, che avrà modi e tempi per fare altre cose così. Magari già nella trasferta decisiva di Torino, in cui una vittoria avrebbe il valore dell’oro e dei milioni della Champions diretta. Non sono pienamente felice perché non sono ancora riuscito a capire l’importanza storica che questa serata avrà per sempre nel racconto del calcio. Il Leicester City ha compiuto un’impresa incredibile, ha vinto il campionato più ricco (non bello) del mondo partendo da un diciassettesimo posto. Il video dei giocatori che urlano a casa di Jamie Vardy, davanti al televisore, andrebbe proiettato in tutti gli ambulatori di psicoterapia del mondo. Potrebbe intitolarsi “la medicina della motivazione”. Oppure “Tutti possono farcela”.

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Non riesco ad essere pienamente felice perché sotto sotto, da tifoso del Napoli, speravo che capitasse a noi prima che a loro. Il sentimento poco nobile dell’invidia per chi ce la stava facendo mentre tu, da lontano, vedevi la tua impresa cadere sotto i colpi forti della sfortuna e quelli fortissimi dell’inesperienza. Cioè, come dire: il titolo del Leicester è bellissimo, è un sogno che diventa realtà. Ma sarebbe stato ancora più bello vederlo subito dopo quello del Napoli, come in uno di quei film in cui alla fine i piccoli trionfano e i grandi se ne vanno a casa con la coda tra le gambe. Si è avverato per metà. La metà inglese della storia.

Poi, però, ora che ci sto scrivendo su, forse riesco a mitigare la brutta persona che sono. Magari ce la faccio pure a non pensare a questo bellissimo articolo di Marco Ciriello, pubblicato su Il Napolista, che racconta di come il calcio avrebbe vinto ancor di più con la Premier al Tottenham. Inutile dire che concordo pure sulle virgole, ma tant’è. Riesco a bypassare tutto, a pensare al Leicester come una vera e propria terapia per il calcio di tutto il mondo. E per il Napoli che dovrebbe raccoglierne l’esempio. Non tanto per quanto avviene in campo, perchè NON C’È PARAGONE tra come gioca il Napoli e come gioca il Leicester – è brutto scrivere in maiuscolo, ma stavolta era per forza. Quello che è successo fuori, invece, va copincollato subito dalle parti nostre: unione ma anche esaltazione delle individualità (Vardy è il loro Higuain, ma hanno vinto anche senza poterlo schierare nel momento decisivo), capacità di gestione delle situazioni delicate, l’abilità di non far tremare le gambe quando il gioco si è fatto duro. Quello che è un po’ mancato al Napoli di Sarri, condannato a una bellezza che il Leicester non possiede. Solo che il titolo inglese l’hanno vinto loro, mentre lo scudetto è della Juve. Si vince così, evidentemente. Mannaggia.

Forse, ora riesco ad essere felice perché capisco che quello che è successo a Leicester è troppo bello, troppo grande per non saperne e poterne e volerne godere. È la zucca coi topolini, è la spada estratta dalla roccia. È Ranieri che vince qualcosa di importante. E Claudio può anche perdonarmi questa battuta così cattiva, che questa è la sua notte. Come io perdonerò i fiumi di retorica che sgorgheranno da questa impresa. Soprattutto qui in Italia, su Ranieri interprete della nostra filosofia e sulla bellezza di un campionato che può premiare chiunque, e ora a dirlo è l’albo d’oro. Siamo strani, noi: perché se qui il Sassuolo va in Europa League, è scadimento del nostro calcio. Se il Leicester vince la Premier e il Chelsea è fuori da tutto, è torneo aperto e non scontato. Celebrate il Leicester come favola della realtà, e poi mettetevi l’anima in pace una volta per tutte. Il calcio è uguale più o meno dappertutto, solo che in Inghilterra hanno qualche soldino in più.

Ora che ho anche finito di scrivere, mi sento libero di immaginarmi immerso in un carosello Blue Leicester. E riesco ad essere felice pur essendo la persona più invidiosa del mondo. Solo una cosa, però, non può andarmi giù. A casa di Jamie Vardy, a guardare la sfida tra Chelsea e Tottenham, c’era anche Gokhan Inler. Si vede bene, nel video. Per lui, che esultava per il primo grande successo in carriera, non riesco proprio ad essere invidioso. Mi fa solo tanta tenerezza. Nonostante tutto quello che ho scritto e nonostante ora sia davvero contento per il titolo di Ranieri e del Leicester e di Vardy, resto ancora, probabilmente, una brutta persona.

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