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Gli Ultras al Senato: «Lasciateci tornare a tifare, no alla violenza»

Gli Ultras al Senato: «Lasciateci tornare a tifare, no alla violenza»

Si è svolto ieri a Roma, a Palazzo Madama, un incontro tra i gruppi Ultras italiani e alcuni esponenti politici, del Governo e del Parlamento. 25 i club rappresentati tra calcio, rugby e basket: Arezzo, Ascoli, Atalanta, Avellino, Bari, Brescia 1911, Bologna, Bologna Fortitudo Basket, Cavese, Cesena, Fasano, Genoa, Lazio, Milan, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Reggiana, Sampdoria, San Donà, Ternana, Udinese, Venezia. Tra i politici, presenti Vito Crimi (M5S), Gian Marco Centinaio (Lega Nord), Loredana De Petris e Paolo Cento (Sel), Mario Tullo (Pd). 

Oggetto della proposta, avanzata dalle curve italiane riunite e coadiuvate dagli avvocati Giovanni Adami e Lorenzo Contucci, è una revisione totale della politica in riferimento alle tifoserie italiane: il Doppio daspo, le barriere nelle curve, i fumogeni e gli striscioni estemporanei, le manifestazioni e i cortei sportivi, la modifica degli articoli 8 e 9 della legge n.41 del 2007 e, ovviamente, anche una revisione rispetto alla tessera del tifoso, che gli ultras vorrebbero facoltativa. Il tutto sarà contenuto in un disegno di legge che approderà alle camere.

Presente all’incontro anche Claudio Galimberti, leader storico dela curva atalantina e soprannominato Bocia. In un’intervista raccolta dal Corriere dello Sport, Galimberti (che sconta 18 mesi di sorveglianza speciale, è destinatario di nove provvedimenti Daspo e già in passato è stato condannato a tre anni per lesioni) spiega i sentimenti che agitano proteste e proposte del mondo Ultras: «Ridateci i tamburi, i fumogeni, i palloncini, i cartoncini, la gioia e la passione di una Curva, che in questo momento rappresento, che è la Curva dell’Italia senza nessuna divisione. Togliete le barriere, riportateci allo stadio. Ridateci gli strumenti e noi torneremo a fare, senza violenza, quello che da sempre amiamo fare. Tifare, soltanto e semplicemente tifare. Con provvedimenti di questo tipo stanno uccidendo il calcio. Noi intendiamo questo sport come aggregazione nelle curve, ha scopi sociali, si basa sulla passione. Noi siamo il dodicesimo uomo in campo, ma se dagli spalti al campo ci tolgono la voce, non possiamo più esserlo. Il derby di domenica è lo specchio di quanto sta accadendo, il calcio sta morendo. Il popolo dei romanisti e dei laziali non può mancare a un derby. Una volta eravamo l’esempio per tutta l’Europa, le nostre bandiere sventolavano fiere e i nostri cori si alzavano al cielo ed erano esempio da imitare, adesso tutto questo non c’è più».

La presenza del Bocia ha generato molte polemiche: il Responsabile Sport del Pd Luca Di Bartolomei ha rilasciato alcune dichiarazioni, riprese dalla Gazzetta dello Sport in cui si stigmatizza questa scelta: «La Repubblica italiana, alla presenza di onorevoli parlamentari, avrebbe quindi ospitato in una sede istituzionale un soggetto sottoposto a una misura cautelare sovente utilizzata per la criminalità organizzata. Esprimo la mia solidarietà e vicinanza a Giovanni De Biase, dirigente della Digos che il Bocia si era sentito in dovere di minacciare, e al Pm Laura Cocucci, che al processo a carico del Galimberti aveva chiesto una condanna a tre anni di sorveglianza speciale».

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