Se pure dovesse vincere Spalletti, il fantasma di Totti lo tormenterebbe in eterno
La Roma arranca a Bergamo contro l’Atalanta, è sotto di un gol dopo essere stata avanti di due. Là davanti, Dzeko si mangia gol come Bud Spencer e Terence Hill birra e salsicce. Luciano Spalletti è disperato e se sei disperato va bene pure lui: Totti Francesco da Porta Metronia, più vicino ai quaranta che […]
La Roma arranca a Bergamo contro l’Atalanta, è sotto di un gol dopo essere stata avanti di due. Là davanti, Dzeko si mangia gol come Bud Spencer e Terence Hill birra e salsicce. Luciano Spalletti è disperato e se sei disperato va bene pure lui: Totti Francesco da Porta Metronia, più vicino ai quaranta che ai trentanove. Totti si prende la fascia di capitano che gli lascia De Rossi, aspetta il suo momento e si avventa su un pallone vagante. Destro rasoterra, tre a tre. Gol numero 245 in serie A. Solo Piola meglio di lui. Il primo lo segnò il 4 settembre 1994, 22 anni fa. Con la maglia della Roma. Non ha indossato altre divise calcistiche. Pochi minuti e Totti, con uno di quei passaggi che vengono definiti no look, mette Dzeko davanti alla porta. Nel frattempo, però, lo spirito di Pancev si è impossessato dell’ex attaccante del City. Finisce tre a tre e Spalletti, nel frattempo espulso, torna negli spogliatoi non proprio felice.
“Sono dieci anni che fate figure di merda, non vi siete stancati?” Avrebbe detto così. Di sicuro, davanti alle telecamere, ha negato i meriti di Totti. «Se abbiamo pareggiato è perché la squadra ha reagito». La Roma ha vinto nove partite senza Totti, è vero. Ne sappiamo qualcosa noi, la Roma è tornata in corsa per il secondo posto. Sembra di capire che tra le missioni che la società ha assegnato a Spalletti c’è quella di sbarazzarsi di Totti. Ma c’è anche chi sostiene che la società invece chiuderebbe un occhio, gliela concederebbe un’altra stagione; il tecnico, però, non lo vuole.
Non vuole più Totti. Che è un po’ come dire di non volere più un Papa. Un referendum Totti sì/Totti no di sicuro raggiungerebbe il quorum a Roma, anche se l’esito cambierebbe di settimana in settimana. Oggi di certo vincerebbero i sì. Totti è la poesia, il calcio romantico, le belle bandiere, il cucchiaio, il gesto del “quattro e annate a casa” alla Juve di Lippi, la maglia “vi ho purgato ancora” al derby, e tante – troppe – altre cose. In questo scontro, Totti è il buono e Spalletti sarà sempre il cattivo. Forse alla fine vincerà lui ma il fantasma di Francesco non lo abbandonerà mai. Alla prima partita sbagliata, al primo rigore fallito, al primo assist spedito in curva, il fantasma di Totti incomberà sull’Olimpico e lo speaker non potrà fare a meno di gridare: “Eccolo, è lui, il nostro CAPITANO”.