Céo viene chiamato in veneto Chievo, il quartiere del Comune di Verona abitato da circa 4500 persone. La diciassettesima parte di Fuorigrotta, che di abitanti ne conta 76mila. Per capirci, i veronesi del rione Chievo sono un migliaio meno dei napoletani della zona industriale. Al netto dei cinesi, però.
E quali sono i piatti della tradizione di questo quartiere? Più o meno gli stessi della città e della regione e che vengono proposti nella tradizionale sagra settembrina del Ceo, trentottesima edizione quest’anno: risotto al tastasal, gnocchi, bigoli con la sardela, polenta con musso, baccalà o luccio, carne salà con fagioli, cotechino con i crauti.
Niente paura. Alcuni piatti, al di là dei nomi strani, sono per certi aspetti simili ai nostri. Non il risotto al tastasal, termine inquietante per definire niente altro che la carne macinata e salata con la quale si fanno le salsicce. Niente a che vedere con il nostro sartù, per carità, è tutt’altra cosa. “Se ciama tastasal cuela parte del masenado de mas-cio pi tenera che la vigneva butà su la gradela e dopo tastà par controlar che ghe fusse bastansa sal, ma anca pearo e altre spessie in te la malgama del salado”. Vabbuò, è chiaro, no? Alla fine, comunque, la ricetta consiste nel far soffriggere un trito a base di cipolla, si aggiunge il tartasal facendolo rosolare e si unisce al riso.
“Se fai il riso con el tastasal, te si da Verona”. Secondo alcuni, era abitudine delle massaie della Bassa Veronese quella di preparare il risotto col tastasal per assaggiare la pasta dei salumi prima di insaccarli. Una variante prevede l’aggiunta del ragù e il formaggio e la sostituzione del riso con la pasta, praticamente una specie di ragù bolognese.
I bigoli con la sardela, invece, sono la versione veneta della siciliana pasta chî sardi che il ministero delle Politiche agricole ha voluto inserire tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani. Piatto che vanta numerose interpretazioni e imitazioni nella Penisola. Compresa una lettura in chiave partenopea.
A tavola, vinciamo ancora noi.
Edamus, bibamus, gaudeamus! E sempre forza Napoli!
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