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Il Carpi ha tolto aria al Napoli. Gli azzurri hanno dominato, con qualche neo: i palloni persi da Hamsik, Valdifiori non a suo agio

Prevedibile che il Napoli dominasse la sfida contro il Carpi e pure che i biancorossi provassero a ripetere la prestazione dell’andata, nonostante i nove (!) titolari cambiati tra la sfida di settembre e l’incrocio di ieri al San Paolo. Solo che, nel frattempo, è cambiato pure il Napoli: appena due tiri totali cinque mesi fa, 20 ieri. Proprio due sono stati quelli del Carpi, un colpo di testa e un velenoso tiro a giro di Kevin Lasagna. 

Il resto dei numeri spiega un dominio che però, per larghi tratti della partita, è parso sterile. Spieghiamoci: il 69% del possesso palla, i 13 corner a 1, le 35 azioni manovrate a 8 e le 13 occasioni da gol costruite dal solo tridente Higuain-Callejon-Insigne raccontano di una partita a senso unico, martellante, a una sola metà campo. C’è un però, che sta soprattutto in un primo tempo iniziato benino (subito due occasioni per Higuain) e concluso maluccio col Carpi che non aveva alcuna difficoltà a respingere gli attacchi del Napoli e sfruttava una densità centrale che nemmeno Shanghai nel giorno del Capodanno cinese (non è un caso che sia oggi) per arrivare sempre primo, specie con i centrocampisti, su tutte le seconde palle, di solito sempre appannaggio dell’intensità atavica di questo Napoli. Che ha dovuto cercare e ha cercato strade alternative, innanzitutto quella dei cross: 32, addirittura, contro i 9 dei carpigiani. Una soluzione abbastanza complessa, però, se il tuo ariete d’area di chiama Gonzalo Higuain e se, in tutto il campionato, hai segnato appena due gol di testa. Sotto, il campetto posizionale dei cross: a destra il Napoli, a sinistra il Carpi: in verde quelli riusciti, in giallo i passaggi chiave e in rosso quelli falliti.

 

Gli errori arbitrali di un pessimo Doveri hanno in qualche modo ingigantito ancor di più la tensione della squadra e del San Paolo, che si sono visti ribattere da uno scudo di dieci giocatori schierati nella propria metà campo, e basta, per la quasi totalità della gara: per capire cosa intendiamo, più che alla visione della partita, riportiamo due dati, quello dei passaggi e quello dei lanci lunghi. 638 a 134 appoggi brevi in favore del Napoli, 15 a 4 palle lunghe in favore della squadra di Castori. In una situazione del genere, chiunque avrebbe fatto fatica: anche la Juventus, per dire, ha impiegato gli stessi minuti del Napoli per sbloccare la complessa gara di Frosinone. Chi scrive non ha guardato il match del Matusa, ovviamente, ma ha accessi al dato sui passaggi bianconeri, che impressiona allo stesso modo di quello partorito dal San Paolo: 454 tocchi brevi per la squadra di Allegri, 150 quelli del giallazzurri ciociari. La difficoltà nella gestione del pallone nella sfida al Carpi la leggi in un altro dato fondamentale, quello delle palle perse: 46, addirittura, contro le 29 della squadra di Castori. Leader in negativo in questa classifica con 12 possessi sprecati un opaco Marek Hamsik, calciatore che ha bisogno di qualche metro di libertà per poter esprimere le proprie qualità. Le altre cifre della sua partita non sarebbero neanche malvagie (83% di pass accuracy, 4 passaggi chiave per altrettante occasioni create), ma troppi errori in fase d’appoggio e di controllo, che hanno in qualche modo rallentato una manovra azzurra già ingolfata dal (necessario) superutilizzo delle fasce laterali. Nei due campetti sotto, gli errori della partita di Hamsik (in alto) e il bilanciamento offensivo degli azzurri (in basso a sinistra) e del Carpi (in basso a destra). Nell’undici di Castori, da elogiare la prestazione totale di un Gaetano Letizia forse esaltato dalla sfida al Napoli: il 46% delle azioni carpigiane sono partite dalla sua fascia, 9 interventi difensivi riusciti e il cross per una delle due azioni pericolose dei biancorossi, quella del colpo di testa di Lasagna finito a lato nel primo tempo.

Le ultime due considerazioni vanno fatte ancora sulle “normali” difficoltà avute dagli azzurri nello sbloccare questa gara e sulla prestazione di Mirko Valdifiori, osservato speciale come “non titolarissimo”. Per la prima si parte dai dati di baricentro e posizione media, e da un rewind sulle partite simili all’interno della stagione. Ieri, il Carpi si è schierato con un baricentro alto ai 40 metri: 12 metri indietro, per capirci, rispetto alla Lazio affrontata mercoledì. E poi linee strette che impedivano qualsiasi tipo di combinazione centrale, anche con un calciatore abile nel primo controllo con Higuain. Il Pipita, marcato a vista da almeno due dei tre centrali difensivi carpigiani, è stato sistematicamente anticipato o contrastato appena entrava in possesso del pallone. Sotto, in alto, il campetto con le posizioni medie nel primo tempo della sfida (il Carpi “gioca” in dodici per l’immediata sostituzione Zaccardo-Pasciuti).

E poi, come detto, Mirko Valdifiori. Che è stato un po’ croce e delizia, perché ha unito numeri comunque positivi (85% di pass accuracy su 110 appoggi brevi, 2 occasioni create da cross, 11,82 km percorsi, secondo appena dietro Hamsik con 11,83) e la sensazione di essere un po’ fuori dal contesto. L’abbiamo scritto più volte sul Napolista, lo ripetiamo a costo di essere scoccianti: Valdifiori è un calciatore che si esprime secondo due “direzioni”, quella verticale e quella orizzontale. Quella orizzontale è prerogativa anche di Jorginho che però la interpreta con una maggiore velocità e con una migliore capacità di muoversì intorno o dietro l’avversario per suggerire lo scarico del pallone e rigiocarlo su due tocchi. Valdifiori, invece, ha meno gamba dell’italobrasiliano e ha quindi un approccio meno dinamico al ruolo di regista, interpretato maggiormente sulla direzione verticale (appunto). Una soluzione che il Napoli non predilige, soprattutto quando si trova ad affrontare squadre arroccate come il Carpi che provano l’anticipo (soprattutto su Higuain) e limitano la manovra nella zona centrale dove le verticalizzazioni di un regista à la Valdifiori troverebbero luce e spazio. Come dire: Valdifiori ha dato il suo contributo in una partita dove, invece, sarebbe occorso di più il movimento a pendolo di Jorginho. E dove gli attaccanti non avevano modo di essere serviti in profondità. Sotto, a conferma, il campetto degli errori di passaggio di Valdifiori: un solo appoggio arretrato errato, 14 in verticale. Dispiace, ma non era la sua partita. E pure questo Napoli fatica a essere il “suo” Napoli.

Fonti per i dati: whoscored.com, squawka.com. fourfourtwo.com, legaseriea.it.

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