Il calcio femminile in questo periodo sembra essere un po’ “di moda”. Molti autorevoli personaggi provano a sfruttare “l’onda anomala” provocata dalle parole di Belloli e sembrano voler diventare i palladini di questo movimento. Fu vera gloria? ai posteri l’ardua sentenza. È il caso del numero delle Federcalcio Carlo Tavecchio che ieri si è espresso così: «Se vogliamo far crescere il calcio femminile in Italia bisogna imparentarlo con quello maschile, con i club professionisti di Serie A». Discorso molto interessante che però dovrà obbligatoriamente essere supportato da atti concreti e provvedimenti che non si limitino a multe irrisorie nel caso di mancato adempimento. Naturalmente è bellissimo pensare che tutte le società professionistiche vogliano affiliarsi ad una squadra femminile. Probabilmente, però, se non esisteranno obblighi statutari, tutto si rivelerà la solita bufala italiana.
Tavecchio dice che si dovranno reperire almeno cinque milioni di euro per questa nuova iniziativa, cifra irrisoria se confrontata con i costi del calcio maschile ma sicuramente questi costi troveranno difficile copertura e ancora una volta questo motivo sarà utilizzato come motivazione ufficiale per il mancato “decollo” .
La Rai ha messo sul banco appena quarantamila euro perché considerano il calcio femminile un prodotto poco vendibile e con scarsi risultati di auditel che non giusticherebbero altri investimenti. Sinceramente , faccio difficoltà a non essere d’accordo con i dirigenti Rai perché questa disciplina, cosi come è organizzata, risulta assolutamente poco televisiva e andrebbe studiata una operazione di marketing finalizzata a creare icone e riferimenti per il grande pubblico.
Tavecchio dichiara che formazioni come Fiorentina, Lazio, Inter e Milan sarebbero disposte a creare la divisione femminile e sicuramente questo renderebbe immediatamente visibilità all’intero comparto. Anche se non basterebbe per il “decollo”. Il vero trampolino di lancio per il calcio femminile sarebbe offerto dalla vittoria o da un ottimo piazzamento in competizioni olimpiche, europee e perché no mondiali. Per vincere, però, serve cambiare completamente la struttura del calcio femminile. Innanziatutto bisogna convertirsi al professionismo: troppe ragazze abbandonano lo sport per cercare un lavoro visto che di calcio femminile non si vive. Bene quindi imparentare il femminile al maschile con lo scopo di creare un movimento professionistico, ma stiamo attenti a come questa procedura verrà studiata.
Roberto Genta