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Mihajlovic gode di buona stampa, ma lo avete letto il curriculum? Il suo ingaggio è un azzardo per il Napoli

Mihajlovic gode di buona stampa, ma lo avete letto il curriculum? Il suo ingaggio è un azzardo per il Napoli

Da più parti Sinisa Mihajlovic viene da tempo indicato come più probabile successore di Rafa Benitez sulla panchina del Napoli. Alcuni commentatori danno per certo questo avvicendamento mentre altri sono più cauti, ma indubbiamente il giocatore serbo famoso per le sue punizioni e abbastanza discusso per le sua controversa amicizia con il comandante Arkan è il candidato più autorevole alla successione allo spagnolo.

Molti opinionisti e tifosi lo ritengono peraltro una sorta di predestinato e ne magnificano i campionati disputati con Catania e Sampdoria. Ora senza voler troppo entrare in discussioni tecniche e sul tipo di calcio proposto da Mihajlovic, e sul quale legittimamente si possono avere opinioni diverse, tuttavia è sulla valutazione della carriera di Mihajlovic che probabilmente allignano i maggiori equivoci.

La carriera di allenatore per Sinisa comincia all‘Inter nel 2006, come secondo di Mancini. Sono 2 anni positivi per l’Inter, 2 scudetti e una Supercoppa, ma con l’arrivo di Mourinho Mihajlovic si ritrova a spasso, ma solo per poco.

Nel novembre 2008 viene ingaggiato da un Bologna in difficoltà che esonera il tecnico Arrigoni. L’avventura sulla panchina felsinea però dura poco: esonerato ad aprile dopo 4 sconfitte consecutive. 

L’anno seguente a dicembre esordisce sulla panchina del Catania terz’ultimo in campionato. Rimette in sesto la squadra, coglie un paio di risultati prestigiosi contro Juve e Inter e raggiunge una salvezza tranquilla, realizzando quello che all’epoca fu il record di punti del Catania che consentì ai rossoblù di raggiungere un dignitoso 13esimo posto. Tuttavia occorre rimarcare anche qui che tutti gli allenatori che gli succedettero fanno meglio di lui: Simeone eguaglia il suo tredicesimo posto ma batte il suo record di punti (46), Montella arriverà 11esimo battendo nuovamente il record di punti (47), addirittura Maran nel suo ultimo anno presso gli etnei totalizza 54 punti che gli valgono un notevole ottavo posto alle soglie dell’Europa

A giugno 2010 Mihajlovic si dimette da allenatore del Catania per essere ingaggiato dalla Fiorentina, con i viola reduci da una stagione controversa, undicesimi dopo essere stati eliminati dalla Champions League dal Bayern con un gol irregolare di Klose. 

Mihajlovic porta la squadra toscana al nono posto, totalizzando ben 15 pareggi durante il campionato. L’anno seguente le cose vanno decisamente peggio e dopo 10 giornate con solo 12 punti all’attivo Sinisa viene esonerato.

A maggio 2012 però Sinisa è ancora in panchina ad allenare, questa volta è la federcalcio serba a dargli fiducia affidandogli la nazionale. Fiducia che però risulterà mal riposta visto che con 7 vittorie, 8 sconfitte e 4 pareggi la Serbia non si qualificherà per il mondiale 2014, battuta da Belgio e Croazia.

Infine comincia l’avventura sampdoriana. Anche in questo caso Mihajlovic subentra in corsa per risollevare una squadra che a fine novembre ha solo 9 punti. Il serbo rivitalizza la squadra portandola alla salvezza e raggiungendo un discreto 12esimo posto.

L’attuale annata non è ancora conclusa ma, dopo aver accarezzato fino a gennaio i piani alti della classifica, le prestazioni dei blucerchiati sono andate scemando e francamente il settimo/ottavo posto a cui sembra destinata la compagine guidata dal serbo, mancando ancora una volta la qualificazione europea, sembra abbastanza in linea con il valore complessivo della squadra e con la storia del team. 

Riassumendo: Sinisa Mihajlovic nella sua storia di allenatore non ha mai raggiunto una qualificazione europea, né ha mai giocato in Europa League e tantomeno in Champions League, mentre in Coppa Italia non è mai andato oltre gli ottavi. 

Francamente il suo palmares più che da predestinato somiglia a quello di un buon allenatore di squadre medio piccole alle prime armi. Promettente in un paio di annate ma deludente in altre.

Ci sono poi altri due punti, che girano parecchio nella tifoseria azzurra, che vale la pena sfatare.

Il primo è quello che recita: “Il Napoli ha bisogno di un motivatore (sottinteso Mihajlovic) per vincere“. Storicamente mai affermazione fu più sbagliata. Il primo scudetto arrivò con Ottavio Bianchi un bresciano pacato e riservato cui si faceva fatica strappare più di 3 parole di seguito. Il secondo scudetto arrivò con Albertino Bigon, un gentiluomo riservato, “un padre di famiglia” come poi lo definì Ferlaino, all’epoca suo presidente. Anche la recente cavalcata dalla C alla A porta la firma di un taciturno triestino: Edy Reja

La seconda affermazione che vale la pena confutare è: “Mihajlovic come Simeone”. È un confronto che non si pone: Simeone, prima di allenare per 6 mesi il Catania, aveva già vinto 2 titoli in Argentina nel 2006 con l’Estudiantes e nel 2008 con il River, ed era arrivato ai quarti della Copa Sudamericana. Aveva avuto pure lui i suoi alti e bassi con qualche esonero, ma chiaramente quei 6 mesi gli servirono giusto per dimostrare che “funzionava” anche con il calcio europeo. Ergo Simeone non era un allenatore quasi esordiente che fa una buona stagione col Catania e quindi passa alla prestigiosa panchina dell’Atletico Madrid per vincere tutto nel giro di 2 anni, bensì un allenatore già vincente che accetta l’ingaggio del Catania per 6 mesi dopo un esonero e che subito dopo abbandona per tornare ad allenare squadre di livello prima in Argentina e poi in Spagna.

Ovviamente nel calcio nulla è scontato e magari Mihajlovic riesce a trovare la giusta alchimia per far vincere lo scudetto al Napoli, tuttavia la mancanza di esperienza ad alti livelli rende questa suggestione un pericoloso azzardo che il Napoli, a parere di chi scrive, non può correre a cuor leggero.
Eugenio Angelillo

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