Quante volte ha fallito Benitez a Napoli? Oppure: quante volte è fallito Benitez a Napoli? La domanda pare strana. Di solito si fallisce una volta e in maniera definitiva, altrimenti vuol dire che non si è fallito. Fallire è un verbo talmente forte che conosce poche sfumature. Certo, lo si può riferire a obiettivi di piccolo respiro (ad esempio: “a novembre si è fallita la vittoria col Cagliari in casa”, oppure “si è fallito l’accesso alla finale di Coppa Italia”), ma declinare in questo modo fallire significa scivolare verso iperboliche retoricità. Se vi pare che in queste righe si abusi del verbo fallire, non avete tenuto d’occhio la stampa sportiva locale e nazionale su Benitez. Per giornalisti e opinionisti, il tecnico spagnolo in questi in 20 mesi ha fallito decine e decine di volte.
Anche nelle ultime settimane, quando il Napoli ha ripreso a correre, per Rafa non c’è tregua. Dietro ogni vittoria, c’è sempre un aut aut. Dopo i sorteggi Uefa per l’Europa League Boniek, nelle vesti di presidente della Federcalcio polacca, dice: “Se il Napoli vince l’Europa League merita gli applausi, ma non è un’impresa. Per gli investimenti del club, senza Coppa la stagione è fallimentare”. Ancora il 20 aprile, dopo la duplice affermazione degli azzurri su Fiorentina e Wolfsburg, Michele Criscitiello non ha dubbi: “Il Napoli è completamente fallimentare”.
Il funerale di Benitez è celebrato con tutto il disonore che si tributa a un perdente dopo le due sconfitte pasquali con Roma e Lazio. Parlano tutti di fallimento, dalla Gazzetta dello Sport a il Roma. Per Jose Alberti la questione è tautologica: “Ha fallito all’Inter, ha fallito qui”. Il dato pare talmente solare che Gennaro Iezzo negli studi di Sportitalia si sente rivolgere una domanda così: “Esperienza fallimentare di Benitez a Napoli?”, e l’ex portiere azzurro deve circostanziare: “Non direi, ha comunque vinto Coppa Italia e Supercoppa”.
Certo, meno di un mese fa il Napoli sembrava aver buttato la stagione al vento. Ma mica è stata la prima occasione in cui si sono levate le voci di fallimento. La pulce nell’orecchio me la mettono due amici giornalisti sportivi (e milanisti, poi) su Twitter dopo Napoli-Udinese 3-3 del dicembre 2013: “E’ finita la favola Benitez”. Ma l’antesignano del movimento “fallimentista” è stato il volto Sky Assogna, che già a luglio 2013 diceva a radio Crc: “Benitez deve vincere lo scudetto, il secondo posto sarebbe un fallimento”. Rafa era da un mese a Napoli, ma già era tempo di bilanci.
Continuiamo con la rassegna. Lo scorso 16 marzo, dopo la batosta al Bentegodi con l’Hellas, Massimo Mauro scrive su Repubblica.it: “Campionato fallimentare, scudetto mancato, coppe solo un rimedio”. Ancora prima, dopo la sconfitta di dicembre nella Milano rossonera, Stefano Agresti per il Corriere dello Sport tuona: “Benitez e Higuain sveglia o sarà il vostro fallimento”. A fine ottobre, commentando l’inciampo europeo con lo Young Boys, Alberti (ancora lui) è sicuro: “Un fallimento totale con un solo colpevole”. Si riferisce al tecnico, of course. “Se fossi stato io allenatore nella partita di Bilbao dopo il gol dell’uno a zero e potevamo portare in salvo la Champions avrei fermato la partita sostituendo tre giocatori”. A proposito della notte del San Mamès, nel post partita del ritorno del preliminare Champions Maggio deve precisare: “Non è un fallimento, abbiamo sbagliato la partita”. Ma non basta. Il 28 agosto Panorama.it titola così: “Napoli, progetto fallito”.
E non si può dire che è il lutto della Coppa Campioni ad aver scavato la fossa mediatica dell’allenatore spagnolo. Pure nella prima stagione in azzurro di Rafa il tema fallimento salta fuori ogni passo falso. Nel marzo di un anno fa, per dire, in seguito del pareggio al Picchi di Livorno il giornalista Rai Lauro avverte: “Occhio al terzo posto, il Napoli rischierebbe il fallimento stagionale”. E il giorno dopo Tuttonapoli.net guarda ai tornei per trovare motivi di ottimismo: “Il cammino nelle Coppe cancella la parola fallimento”.
Passeremo anni a chiederci perché una parte della piazza napoletana ha avuto una reazione allergica così forte verso Benitez. E non c’è dubbio che se la stampa spara tali bordate è pure per solleticare la pancia di una fetta consistente di lettorato. Rimane comunque l’impressione che nella fretta di affibbiare la patente di fallito al tecnico spagnolo ci sia qualcosa di freudiano. Tipo proiettare su un altro la paura dei propri limiti.
Roberto Procaccini