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Otto Tifoso: «Abbiamo fatto la Napoli-Portici, meritiamo di più. Il dopo Benitez? Vedrei bene Chiancone. Basta con questa storia dei bilanci»

Otto Tifoso: «Abbiamo fatto la Napoli-Portici, meritiamo di più. Il dopo Benitez? Vedrei bene Chiancone. Basta con questa storia dei bilanci»

Domenica scorsa ha fatto il suo esordio sul Napolista Otto Tifoso, attore di fiction consacrato dal successo dell’ispettore Gagliardi. Otto è un tifoso pane e puparuoli, come bisogna essere, lontano da snobismi e sopracciò che (purtroppo per voi lettori) abbondano sul Napolista. Ciononostante, Otto ha scelto noi come tribuna per “cantare” il suo amore per il nostro Napule. E ci ha cortesemente rilasciato quest’intervista.  

Otto, ancora una prestazione tra luci e ombre, qual è il tuo pensiero.
Mah, diciamo subito più ombre che luci. Anzi, se non fosse stato per l’amore che da sempre nutro per questi colori, me ne sarei andato sicuramente a passeggio sul lungomare, visto il meraviglioso pomeriggio di sole. Noi tifosi sogniamo una squadra che vada ben oltre il quarto posto e gli ottavi di Europa lig, ma anche quest’anno le nostre legittime speranzesembrano destinate ad un brusco risveglio – un po’ quello che succede quando mangiate troppi peperoni la sera, per intenderci, non so se vi capita mai – la Juve è sempre lontanissima e nemmeno la madonna di Piedigrotta sembra essere in grado di dare un po’ di brio al solito copione che Dela ci riserva da anni, incurante della nostra fame di riscatto. A proposito di Brio, non credete anche voi che a 58 anni suonati farebbe meglio lui di Ghoulam lì dietro?

Mi pare di capire che oggetto delle tue critiche, ancora una volta, siano società e allenatore.
Non ne ho mai fatto mistero, a differenza di tanti pseudo intellettuali che spopolano nelle varie trasmissioni sportive, anche perché quest’anno il terreno di gioco di Fuorigrotta mi sembra in ottime condizioni, e non ci mancano all’appello i tanti rigori non dati della passata stagione. Insomma, ditemi voi perché questa squadra non decolla, se non per colpa della sciagurata proprietà e della confusa guida tecnica. Certo, non abbiamo Messi e Ronaldo, e ci mancano un esterno basso di difesa, un portiere e un interditore che non sappia solo interdire ma anche proporsi tra gli spazi, quando le difese avversarie sono intente a seguire la cresta di Marechiaro. Ma Higuain è più forte di Tevez, Pogba alla fine giochicchia ed è solo la brutta copia scura del vero Hamsik, Buffon è finito e Vidal a casa mia è stata sempre e solo una marca di un bagnoschiuma. Insomma ditemi voi dov’è il problema, anche perché io ho esaurito gli argomenti e tra poco il gioco finisce.

Nella scarsa attitudine vincente, forse?
Questa è una risposta degna di un Salvini, permettimi ma non sono assolutamente d’accordo. Abbiamo costruito la prima ferrovia d’Europa, e non siamo capaci di vincere il terzo scudetto? Per quanto tempo ancora la nostra bacheca dovrà essere più povera di quella della Pro Vercelli? Possiamo forse dire che in Valle d’Aosta sono più passionali di noi? Per dare un senso alle loro tristi giornate potremmo mandargli un po’ di disoccupati organizzati, figuriamoci. Non credo sia un problema di attitudine, la piazza è pronta per vincere, ora devono esserlo anche i dirigenti, altrimenti se ne vadano alla Frattese, ci pensiamo io e Zazzaroni a portare di nuovo in alto questi colori.


Come?
Anzitutto prendendo un allenatore vero. Intendiamoci, Benitez è una brava persona, ma forse è proprio questo il suo limite più grande. La nostra città ha ancora troppi nodi irrisolti, la crisi ha inasprito il conflitto sociale e la politica non sembra capace di dare le risposte che da troppo tempo aspettiamo. Nel frattempo molti giovani fanno le valigie e il San Paolo è sempre più vuoto. Io non credo che Rafa abbia capito realmente cosa significhi allenare il Napoli, e in più ha anche esaurito il suo bonus con l’atalanta bendata, quello della finale di Atene contro l’Inter è un qualcosa che ti capita una sola volta nella carriera, e questo significa che con lui non vinceremo mai la Cempionz lig. Inutile attendere Giugno, quindi, quando tutti si tuffano nei mondiali di scherma e dimenticano le amarezze di un’altra stagione buttata alle ostriche. Diamo una svolta vera già da domani, manca poco a Natale, mischiamo questi benedetti numeri, sono anni che aspettiamo un numero a tombola.

Hai già qualche nome in mente?
Ci sono tanti allenatori che farebbero al caso nostro, Sarri è senza dubbio uno di questi. Ferguson è bravo ma un po’ in là con gli anni. E poi è abituato a climi troppo freddi, dubito si possa ambientare alle nostre longitudini. Senza dimenticare che questa è gente che fa colazione con the e biscotti. Ancelotti non mi dispiace ma costa troppo, e senza cinepanettoni il budget per la guida tecnica è necessariamente limitato. A questo punto vedrei bene Chiancone, negli anni ’90 – quando Murigno portava ancora le pezze alle ginocchia – la sua Nocerina ha giocato il miglior calcio della serie C, con un catenaccio duttile e intelligente, cercando di valorizzare ogni singola qualità dello scadente materiale umano che aveva a disposizione. Molti ingenuamente ancora parlano del Milan di Sacchi, ma con quella gente in campo avrebbe vinto anche Improta, con tutto il rispetto e l’affetto che nutro per Gianni, siamo anche vicini di ombrellone a Forio e sa che gli voglio bene. In alternativa c’è Paolino Specchia, che al momento mi pare disoccupato, uno che ha sempre fatto giocare bene le sue squadre e Anzivino, altra vecchia gloria molossa, da giocatore è stato un roccioso filibustiere dell’area di rigore, un Burgnich di provincia che pur non dando del tu al pallone si è sempre distinto per tenacia e abnegazione, entrando nel cuore dei suoi tifosi. Noi abbiamo bisogno di gente così, carnale, spontanea, più spada che fioretto, i ricami lasciamoli alle signorine catalane, tutte le nostre vittorie sono frutto di un calcio maschio senza fischio, molti ancora sognano Maradona la notte, Diego è stato un grande, per carità, gli chiesi anche di farmi da testimone di nozze e rifiutò, ma lui era il vestito gessato di una squadra di carpentieri di razza, senza le randellate di Renica e Francini nemmeno quel Napoli sarebbe salito agli allori della cronaca.

Insomma sembra di capire che non salvi nulla di questo Napoli.
Mai detto questo, attenzione, non attribuirmi cose da Number Two. Mertens per me dovrebbe stare in campo sempre, anche con una gamba sola, e Zalayeta pure.

Zapata.
Si Zapata, Zalayeta, siamo lì, sono giocatori dalle caratteristiche simili e sono entrambi cileni, quindi la sostanza è quella.

Oddio non proprio, uno è colombiano, l’altro uruguayano…
Ok, sono di regioni diverse, ma giocano per la stessa nazionale, Baggio non mi pare sia pugliese, eppure a USA ’94 era in squadra con Benarrivo, correggimi se sbaglio, non mi sottraggo al contraddittorio, sai bene quanti impegni ho, non posso andare a controllare pure la data di nascita di Orsato di Schio, o no?

Dicevamo Zapata.
Si, per me dobbiamo puntare tutto su questo ragazzo, ha voglia, grinta, si vede che ha avuto un’infanzia difficile. So che significa giocare a pallone nella quarta municipalità di Medellin, ci sono stato in gita di quinta e ti assicuro che non ci fecero toccare palla. Mi ricorda Alfredino Aglietti, forse un po’ meno elegante, ma i suoi gol li ha sempre fatti, anche a Udine dove Guidolin, che in molti alla Gazzetta continuano inspiegabilmente ad osannare, lo faceva giocare fuori ruolo. In più ha un cognome romantico, da rivoluzionario cubano, noi tifosi siamo affascinati da queste suggestioni letterarie, un suo gol a Torino al 90’ si caricherebbe di significati extracalcistici, la ribellione contro due secoli di soprusi, la vendetta contro l’invasore piemontese.

E De Guzman invece?
Guarda con me alla playstation è sempre titolare. Fai tu.

Certo non basta.
Ovviamente no, per vincere ci vogliono i campioni, dobbiamo rendere la piazza appetibile sul piano internazionale, io e Ivan ne stiamo parlando tutte le sere da Mimì alla ferrovia, lui va pazzo per vongole e fasolari, ci manca poco che non se li fa spedire con il corriere quando è costretto a rimanere a Roma. Il progetto prevede subito un nuovo allenatore per dare la scossa alla squadra e ravvivare un po’ i titoli del Corriere dello Sport, e poi almeno un top-player per Giugno, quest’anno non vogliamo uscire al preliminare con gli scozzesi del Bourbon Kilmarnock, bisogna fare le cose per bene, il Napoli non deve essere la Circumvesuviana del calcio europeo.

Sognare è bello, ma poi ci sono i bilanci.
Lo sappiamo, non siamo guitti da Made in Sud. Però diciamo subito che con questa storia dei bilanci in molti ci marciano, dietro la foglia di fico dei conti si nasconde spesso l’immobilismo che da tanti, troppi anni, ci tiene alla periferia del calcio che conta. Comunque abbiamo tantissime idee, i soldi ci sono, Napoli è una miniera d’oro a cielo aperto, finiamo i cantieri e poi ne riparliamo. Nel frattempo ci sono alcuni magnati russi di primo livello – gente con i soldi veri, mica quei pupazzi che stanno in Inghilterra – pronti a investire fior di quattrini nel progetto. Ti dico solo che nel pacchetto rientrerebbe pure il project financing per Pompei, lo trasformerebbero in un mega parco tematico, con tanto di eruzione a richiesta, pare ci siano migliaia di pensionati russi ricchi sfondati il cui unico sogno è quello di passar a miglior vita sotto una colata di lava, sbronzi di vodka. Ma è solo una delle possibili entrate. Vorremmo dirottare a Soccavo anche i fondi della Coppa America – che, detto tra noi, appassiona quanto un pareggio a Novara in Coppa Italia – e creare un nuovo marchio, “CuoreAzzurro”, per diffondere la vera napoletanità in tutto il mondo. Poi potremmo vendere l’ampolla del sangue di san Gennaro ai giapponesi, loro vanno pazzi per queste cose e sono disposti a pagare bene, però capisco che la cosa potrebbe ferire la sensibilità di tanti fedeli, e noi questo non lo vogliamo. Siamo aperti al dialogo con tutti, il tempo c’è e non faremo scelte azzardate. Abbiamo anche avvertito il cardinale Sepe, sa quanta stima nutriamo nei suoi confronti e siamo pronti a riceverlo, ci dica solo quando vuole venire e proveremo a incastrarlo tra Caputi e  Siani, questa deve diventare la società di tutti i tifosi, da capo Posillipo a Poggioreale, via Sydney.

Puoi già farci qualche nome, chi vestirà la maglia azzurra l’anno prossimo?
Questo non posso dirtelo, le promesse le fanno i politici e poi sappiamo come va a finire. E io non faccio politica, o almeno non ancora. Ti dico soltanto che siamo vicinissimi ad un grandissimo campione, è argentino e il suo soprannome, al plurale, corrisponde in dialetto napoletano ad una vecchia gloria del Toro. Non chiedermi altro però, per adesso facciamo passare Natale e Capodanno, e poi ci risentiamo.

Bello sognare, intanto si torna a Milano.
Inzaghi è un bravo ragazzo, ma non ha capito che la serie A non è l’Hollywood, dove male che ti va porti a casa una superpoppa europea. In più sono in una fase di transizione, che potrebbe essere meno breve del previsto. Galliani ci tiene sempre a fare bella figura contro di noi, anche perché da anni abbiamo fatto una scommessa e se perde mi manda due panettoni artigianali di quelli buoni, roba che all’Esselunga non si trova. Voglio essere fiducioso, andiamo a prenderci i tre punti e vediamo di non intossicarci anche questo Natale. Poi a pancia piena hai voglia a pianificare il futuro.

 Allora grazie Otto, e buon appetito.
Grazie a voi, quando volete a disposizione.
Sergio Picariello

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