Benitez rinuncia al giro palla e si affida ai lanci lunghi

Novità assoluta del Napoli in Slovacchia. Due gol di testa, Hamsik sul calibrato lancio di cinquanta metri di Koulibaly (una specialità del difensore francese), Higuain sul lungo cross di Hamsik. Il Napoli cambia spartito. Lo ha fatto a Bratislava saltando il centrocampo e cancellando il palleggio “spagnolo” di Benitez. Una strategia appropriata. Con due giocatori […]

Novità assoluta del Napoli in Slovacchia. Due gol di testa, Hamsik sul calibrato lancio di cinquanta metri di Koulibaly (una specialità del difensore francese), Higuain sul lungo cross di Hamsik. Il Napoli cambia spartito. Lo ha fatto a Bratislava saltando il centrocampo e cancellando il palleggio “spagnolo” di Benitez.

Una strategia appropriata. Con due giocatori che creano poco gioco a centrocampo fra David Lopez e Inler (e, prima dello svizzero, Gargano), la palla non gira più per innestare l’attacco. C’è anche poca incisività sulle fasce per le precarie condizioni di forma degli esterni e per le prove opache dei difensori laterali, lenti e imprecisi nelle sovrapposizioni. E, allora, il Napoli va dritto al lancio.

Benitez non sarà felice, non è il suo gioco, ma questo è costretto a fare il Napoli avendo perso il giro-palla che il tecnico spagnolo ama di più per imporsi agli avversari. Ed ecco i lanci dalle retrovie (li facessero anche i centrocampisti, Koulibaly è l’unico dotato) per ribaltare il fronte con la difesa più bassa e i centrocampisti centrali più a protezione.

La brillante prova di Hamsik contro lo Slovan ha esaltato il nuovo “gioco” del Napoli, lo slovacco capace in possesso di palla di sventagliarla in attacco. Una situazione tattica che imporrebbe di avere due punte, ma Benitez insiste nel 4-2-3-1 sperando che molti protagonisti tornino su di giri per ripresentare il Napoli entusiasmante dello scorso anno.

Non trovano ancora spiegazioni le condizioni insufficienti di molti protagonisti della passata stagione. Callejon è in ripresa, ma Mertens è fermo. Insigne c’è e non c’è. Il Napoli ha perso il volo sulle fasce. Maggio fa fatica (fuori dalla nazionale), Ghoulam è impacciato, Britos sull’esterno è sempre una incognita, Zuniga promette ma non mantiene. Forse sarebbe opportuno un 4-4-2 con Hamsik più vicino a Higuain, Callejon e Mertens che partono da centrocampo, in mezzo due lottatori (Gargano è già presente, si spera che migliori David Lopez).

A Bratislava è stata una brutta partita con più di mezzo Napoli confuso e arruffone più i soliti sbandamenti difensivi, Ghoulam un vero e proprio “buco” a sinistra, Maggio esauritosi col passare dei minuti. Tiene Koulibaly, che cede anche lui talvolta in un reparto “ballerino”, ma ha coraggio, fisicità, gioca semplice e non è stata la prima volta, in Slovacchia, che ha sganciato lanci misurati. Forse, e senza forse, c’è un problema in porta con Rafael che non dà sicurezza ed è avventuroso nelle uscite.

In queste condizioni, è difficile fissare un obiettivo per questa stagione, ma il terzo posto deve essere un traguardo da inseguire in qualunque modo sperando che tornino il bel gioco e un Napoli più sicuro e autorevole.

Tolti i primi due posti, la classifica è ancora incerta. Si registrano exploit di squadre (Sampdoria, Udinese, Verona) che difficilmente terranno il passo di queste prime giornate. Il Napoli, pur nella crisi di gioco che l’affligge, non può essere considerato inferiore all’Inter, mentre la Fiorentina ha i suoi guai in attacco. Alle spalle delle due formazioni-regine le squadre hanno problemi, chi più, chi meno. Sono le difese i reparti meno dotati, l’Inter con Vidic e Ranocchia non insuperabili, il Milan un po’ colabrodo davanti ad Abbiati (9 gol incassati, seconda peggior difesa). La Fiorentina tiene meglio (in casa non ha ancora subito gol), ma stenta all’attacco (due reti in sei partite, tre gare senza segnare).

È un campionato ancora più povero in cui la delusione maggiore è proprio il Napoli indicato, alla vigilia del torneo, tra i protagonisti di vertice dopo il bel campionato scorso con qualche record apprezzabile. La mazzata è venuta dal preliminare di Champions, ma quel flop non può essere più un alibi al disorientamento della squadra. E non è il turn-over che ha spento il gioco.

Mimmo Carratelli

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