ilNapolista

Noi rafaeliti siamo persone sole. Napoli vorrebbe un allenatore come Conte

Caro direttore, sono un appassionato lettore. Un incallito rafaelita. Un ragazzo patologicamente innamorato del Napoli. Le scrivo per affidarle un succinto ma intimo pensiero. Per narrarle la storia di una solitudine. Di un isolamento.
Quello che mi attanaglia da qualche mese. Da parecchi giorni.

Dal momento in cui, nello specifico, il Napoli di Benitez ha cominciato a “tradire” una non meglio chiarita vocazione alla vittoria incontrastata ed incondizionata. Vocazione che, chissà come e perché, si era impadronita dei tifosi azzurri.

Dal giorno in cui emergeva la reale ed effettiva dimensione della squadra del tecnico spagnolo: una compagine qualitativa, talentuosa. Ma incompleta se rapportata a mire di successo incontrastato. E, soprattutto, ancora non perfettamente amalgamata.

Ecco, è proprio allora che ho cominciato a percepire questa sensazione di cui parlo: inizialmente manifestatasi in occasionali e sporadici “rinfacci” amicali, la mia “solitudine rafaelita” è gradatamente sprofondata nel generale e diffuso ludibrio. Amici e colleghi. Parenti e semplici conoscenti tifosi del Napoli cominciavano ad irridermi. Perché provavo simpatia e stima per una persona per bene, sobria, elegante, competente. Una persona diversa dalla grossolana superficialità comunicativa mazzarriana. Aliena al vittimismo e al giustificazionismo vissuto nelle passate stagioni.

Quasi fossi un imbelle e insensato sognatore, ho cominciato a vedere solo terra bruciata intorno a me.
E se prima le mie modeste parole riuscivano a racimolare svariati volti consenzienti, ora il disappunto regnava sovrano.

Veniamo, dunque, al nodo. Al punto nevralgico. La repulsione napoletana verso Rafa. Non verso l’uomo. Non verso la persona. Bensì verso ciò che rappresenta.

Benitez è avversato per i suoi toni composti e moderati. Per la ragionevolezza equilibrata e coerente. Per lo spirito di cambiamento modulare e progressivo.

Perché è difficile aspettare di crescere. E’ più facile esigere di farlo subito. Ora. E, nel caso di insuccesso, distruggere tutto.

Perché, infine, è l’opposto di Conte.

Ecco, è questo il punto: i tifosi del Napoli vorrebbero Antonio Conte sulla panchina del S.Paolo. Arrogante, saccente, superficiale, ignorante. Il tutto perché il demone Vittoria, questa abbacinante e delirante entità, si è integralmente, totalmente, irrimediabilmente impossessato del nostro ambiente. Perché conta più “vincere”, che avere un sistema valoriale di riferimento. Conta più i “se” che il “come”.

Non so come finirà. Né è il caso di appurarlo in questo momento.

Solo di una cosa sono convinto: mi ritroverò sempre, mi identificherò continuamente nel timido e garbato sorriso di Rafa. Nel miraggio di una Napoli migliore e moderna. Gentile e cortese.

Così lontana da Conte. Così diversa dallo stile Juve.

Conosce, caro Direttore, qualcosa di più napoletano?

Nel ringraziarla per il suo lavoro, e per la salda qualità della sua testata, le chiedo scusa per l’eventuale disturbo.

Saluti rafaeliti. Ma, soprattutto, azzurri.
Gennaro Ilias Vigliotti

ilnapolista © riproduzione riservata