Non segna da 123 giorni. Frase che fa un certo effetto se riferita a uno dei più forti centrocampisti d’Europa, mai sceso in carriera sotto i 9 gol a campionato da quando aveva 19 anni. Non segna da 123 giorni. Per rappresentare la stagione difficile di Hamsik si usa il numero. Un numero che sentirete solo oggi, perché domani sarà 124 e dopodomani 125, senza che domani né dopodomani Hamsik possa fare qualcosa per fermare il tempo. Non ci sono partite e Marek continuerà a non segnare almeno fino al giorno numero 127. Domenica lo leggeremo sui giornali e quando comincerà Napoli-Roma lo sentiremo ripetere in tv. Okay. Non c’è alcun dubbio. I giorni sono 127. Peccato che 56 di questi 127 siano trascorsi senza che Marek sia mai andato in campo. Era da qualche parte a combattere i guai al piede che si sono manifestati a fine ottobre e sono diventati un caso a metà novembre, la sera in cui contro il Parma entra al 68’ per provare a dare una scossa al Napoli e deve uscire al 77’ perché proprio non ce la fa. Cinquantasei giorni fuori. I matematici più accaniti arriverebbero alla conclusione che i suoi giorni senza gol sono 71. Che pochi non sono. Ma almeno il conteggio è onesto.
Mi sarei aspettato di leggere da qualche parte che tornare dopo 56 giorni di stop è come tornare dopo l’estate. Un minimo di tempo per ritrovare la condizione andrebbe messo nel conto. Inoltre, se in estate si torna tutti insieme e tutti insieme si parte da zero, stavolta Hamsik ha dovuto ripartire da zero accanto a compagni e contro avversari che a zero non erano. Ma su questo si tace. È più facile dire: ma che ha passato, è finito, andava venduto. A chi volesse guardare solo i gol, andrebbe allora fatto notare che questo deludente Marek Hamsik comunque ne ha segnati sei, gli stessi dell’elogiatissimo Pogba. Non dobbiamo nasconderci che quattro li ha fatti nelle prime due giornate, 180 minuti che producevano domande a Benitez del tipo: “Ma Hamsik è il nuovo Gerrard?”. Salvo poi rimproverare a Benitez di avergli cambiato ruolo, esponendosi al paradosso di un calciatore che in un ruolo nuovo si esprime meglio nelle partite iniziali che in quelle successive.
Il gol, purtroppo, pare diventato la sola misura per la valutazione di un calciatore. E se adesso Hamsik non segna, Hamsik è in crisi. Come se non siano da considerare pure i due passaggi chiave per i gol contro il Sassuolo, come se non ci sia anche l’assist per Higuain contro il Genoa o il pallone in verticale per Mertens con cui il Napoli ha aperto la difesa dello Swansea per il gol del 2-1. Ci sarebbe anche il contropiede contro i gallesi che ha portato al clamoroso gol mangiato da Higuain: se Gonzalo l’avesse messa dentro staremmo qui a contare un altro assist. In più, ma qui entriamo nelle considerazioni soggettive, c’è una partita di Livorno in cui Hamsik mi è parso atleticamente più pronto. Era evidente dal gioco di gambe, che è per me il parametro principale per la valutazione del suo stato di forma. Gambe finalmente sciolte e leggere, sparito quel senso di piombo che in Marek (quando c’è) si intravede sin dal primo pallone che tocca. Un solo pallone perso in 90’, a fronte (per esempio) dei cinque che si faceva portare via contro la Lazio in Coppa Italia un mesetto fa. Tutti segnali che mi hanno spinto domenica pomeriggio a considerarlo fuori dal tunnel, indipendentemente dal risultato e dai gol. Potrebbe essere stata una impressione sbagliata, certo. Però siccome credo di essere nel giusto, facciamo un giochino. Io dico che contro la Roma Hamsik sarà tra i migliori di campo. Se non sarà così, mi fate un pernacchio.
Il Ciuccio