Forse mi ero sbagliato sulla scarsa duttilità di Benitez (e una domanda su Insigne)

Certamente pareggiare era meglio che perdere. E vincere ancora meglio. Ma considerare quasi una catastrofe la sconfitta per uno a zero mi sembra eccessivo. Per di più con il ritorno da giocare in casa. Contro il Porto si poteva non perdere. E addirittura anche vincere. Pur non avendo giocato una grande partita. Bastava che una […]

Certamente pareggiare era meglio che perdere. E vincere ancora meglio. Ma considerare quasi una catastrofe la sconfitta per uno a zero mi sembra eccessivo. Per di più con il ritorno da giocare in casa. Contro il Porto si poteva non perdere. E addirittura anche vincere. Pur non avendo giocato una grande partita. Bastava che una delle quattro o cinque nitide palle goal avute dagli azzurri finisse dentro. Bastava che la buona sorte ci facesse l’occhiolino. Perché, gira gira, nel calcio è sempre così. Il ciuffo d’erba, il rimpallo, la svista dell’arbitro… il tacco del portiere… Insomma a decidere sono sempre (o quasi) gli episodi. Contro la Roma, a giudizio unanime, non meritavamo di vincere. Ed invece ecco un grande cross una grande incornata et voilà i tre punti portati a casa. Contro il Porto, in parte, abbiamo pagato il conto alla buona sorte. Perché Higuain, anche a volerlo fare apposta, certe reti non le può sbagliare.

No. Non concordo con la maggioranza dei commenti. Il giudizio su un match deve tenere conto di molti fattori. Contro il Porto il Napoli ha fatto la partita che doveva e poteva con gli uomini a disposizione. Molte della critiche ricevute dagli azzurri sono legate alla qualità del gioco d’attacco. Che effettivamente non è stato quello spumeggiante dei giorni migliori. Ma fintanto che Hamsik è spento come oggi, fintanto che Insigne non azzecca un passaggio a due metri, fintanto che Callejon affanna, fintanto che Higuain sbaglia goal a un metro dalla porta non c’è modulo che tenga. Né tecnico che possa fare miracoli.

Benitez dovrà lavorare sodo per restituire spunto, freschezza atletica e determinazione alla squadra. Per ora saggiamente ha puntellato il centrocampo. Facendo di necessità virtù. E piazzando lí in mezzo due picchiatori. Di conseguenza la fonte del gioco perde in qualità ma la difesa evita di capitolare troppo facilmente.

D’altro canto la decisione di tenere Jorginho fuori dalla rosa europea non lasciava presagire con chiarezza la scelta prudenziale del tecnico? Che a mio avviso può significare che forse mi sbagliavo nel giudicarlo poco flessibile tatticamente.

Una digressione. Insieme alla crisi di Hamsik vedo Insigne risucchiato in un vortice involutivo. Lui, dotato di mezzi tecnici divini, non azzecca più un passaggio. Non salta più l’uomo. Non fa più un assist. Quasi quasi mi viene nostalgia del suo tiro a giro… Che cosa gli è accaduto? Eppure per un periodo, in particolare prima dell’esplosione di Mertens, è stato uno dei punti di forza della manovra d’attacco del Napoli. Sente odore di lista di sbarco? Credo proprio di si.
Guido Trombetti

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