Cari napolisti, avete fallito. Voi e il vostro Benitez
Caro Napolista e cari napolisti, ammettetelo: avete sbagliato i conti. Era una stagione in cui ci avete indotti a credere che si poteva vincere e NOI TUTTI, a un certo punto, colti da una specie di allucinazione collettiva, abbiamo pensato che la speranza coincidesse con la realtà… non era cosi. La stagione, alla luce dei […]
Caro Napolista e cari napolisti,
ammettetelo: avete sbagliato i conti. Era una stagione in cui ci avete indotti a credere che si poteva vincere e NOI TUTTI, a un certo punto, colti da una specie di allucinazione collettiva, abbiamo pensato che la speranza coincidesse con la realtà… non era cosi. La stagione, alla luce dei risultati, è deludente e lo è ancora di più se consideriamo quanto i fatti abbiano smontato dalle fondamenta il personaggio Benitez, da voi di fatto creato, trasformando in semi divinità (lo slogan da voi coniato IN RAFA WE TRUST conferma ciò che dico) colui che Mourinho, magari un po’ anche per invidia, non perde occasione per criticare.
Su questo versante la delusione è enorme: pagine e pagine di Napolista si sono infatti rivelate del tutto prive di fondamento, ed è un vero peccato perché erano pagine di un giornalismo spesso innovativo; un giornalismo che, in alcuni casi, ha saputo essere letteratura, stimolato dalla vena montalbaniana del personaggio Benitez e dalla sua conseguente cultura personale che, diciamo la verità, ci è apparsa troppo frettolosamente di elevato spessore, probabilmente perché eravamo abituati alla terza media di Mazzarri.
Ciò premesso, diciamoci però anche un’altra verità, questa un po’ più scomoda: Benitez ha avuto nel Napolista uno strenuo difensore (recentemente oltre ogni evidenza dettata dal pessimo gioco e dai deludenti risultati) soprattutto per ragioni di interesse. Sì, perché Benitez, come personaggio, incarna pienamente gli ideali e l’impostazione politica della testata. Il tecnico spagnolo è pittato per conferire valore alla strategia editoriale del giornale. In sostanza, Benitez è per il riformista un investimento, che, sono sicuro, sia nato su basi tutt’altro che empatiche, da una fredda riflessione
“politica” fatta a tavolino; una riflessione che deve essere stata più o meno questa: “se riusciamo a far passare questo personaggio come l’emblema di una nuova visione del calcio napoletano è fatta: sottrarremo questo sport all’inaccettabile supremazia della plebe (nella quale sono sicuro inserite, a ragione, anche “le firme” del lunedì sera e dei siti improvvisati) e noi che abbiamo studiato, noi borghesi riformisti, noi giornalisti che scriviamo bene, attraverso Benitez affermeremo il nostro diritto a essere presi sul serio quando parliamo di calcio.
Purtroppo è andata male ed è una sconfitta che fa male a tutta la società “civile” calcistica, composta da tutti quanti noi che quando ascoltiamo i soliti noti pontificare sul Napoli dagli schermi televisivi cambiamo canale indignati e scriviamo post di protesta talvolta corredati addirittura da male parole. Sì perché questi tecnici, spesso falliti, questi giornalisti frustrati, questi opinionisti “menagrami” e in mala fede, dobbiamo ammettere che hanno avuto ragione, mentre noi, “cu tutta a scienza ca tenimme” abbiamo avuto torto.
Il Napoli infatti è più o meno sempre allo stesso posto e tutto lascia pensare che lì resterà per anni. In sostanza, l’era Benitez, appena iniziata, appare già al capolinea. I freddi fatti hanno dunque vanificato pagine e pagine di nuova (e buona) letteratura calcistica e travolto il mito di un uomo che qualcuno avrebbe addirittura voluto assessore alla cultura.
Tutto questo è stato smontato da due semplici elementi: una assurda e testarda concezione tattica del “nostro”, estranea al calcio italiano e in questo contesto impraticabile; una concezione societaria diametralmente opposta ai concetti beniteziani e del tutto subordinata alle tasche presidenziali, per le quali Benitez è stato l’ennesimo formidabile scudo. Su questo aspetto, il fallimento era nelle premesse, era nell’“IO VOGLIO VINCERE” di De Laurentiis, cui il presidente ha dimenticato di aggiungere ciò che, per onestà, andava aggiunto, e cioè un bel MA NON POSSO.
Chiuderò comunque questa riflessione con due sinceri apprezzamenti; uno nei confronti di Benitez, che è essenzialmente un bravissimo uomo e un ottimo allenatore; e un altro, chiaramente, verso di voi che, con il vostro dibattito nuovo, fresco e colto, avete comunque animato una stagione calcistica altrimenti piuttosto noiosa. FORZA NAPOLI
Rosario Tarallo