Si può criticare Benitez senza essere definiti provinciali?

Quando si trattò di criticare Roberto Donadoni non furono fatti sconti. E nessuno gridò allo scandalo. Né lanciò il grido “dagli al provinciale”. Nessuno parlò di “una certa Napoli” che si scagliava contro il tecnico. (sarei curioso un giorno o l’altro di sapere quale è questa certa Napoli!) Ciò probabilmente perché non si chiamava Donadonez. […]

Quando si trattò di criticare Roberto Donadoni non furono fatti sconti. E nessuno gridò allo scandalo. Né lanciò il grido “dagli al provinciale”. Nessuno parlò di “una certa Napoli” che si scagliava contro il tecnico. (sarei curioso un giorno o l’altro di sapere quale è questa certa Napoli!) Ciò probabilmente perché non si chiamava Donadonez.

Nel caso di Benitez o soffri in silenzio o sei un traditore manifesto. Francamente proprio non capisco simili atteggiamenti. Che fanno riferimento ad un’etica da pensiero unico.

A me lo spagnolo è simpatico. E mi sembra un uomo leale. Che sa perdere senza attaccarsi a scuse infantili. Che sa vincere senza montarsi la testa. Che sa interagire con i tifosi e la stampa con garbo, equilibrio e simpatia. Detto ciò restano sul suo conto delle riserve. Degli interrogativi. Il tecnico è adatto al nostro calcio? Ne capisce i meccanismi? I risultati fino ad oggi raccolti in Italia purtroppo non sciolgono i dubbi. All’Inter tutti ricordiamo come finì la sua avventura. E qui, per ora, sul piano del gioco e dei risultati fa rimpiangere Mazzarri.

In panchina non sembra essere un valore aggiunto. Almeno non è fino ad ora apparso un fulmine di guerra nell’intervenire a correzione di una partita. In generale il primo cambio lo fa dopo un’ora. E ruolo su ruolo. Centrocampista per centrocampista. Punta per punta. Con qualche rara ma lodevole eccezione.
Per quel che attiene al reparto arretrato, pur con un giocatore della forza di Albiol in più, c’è da rimpiangere Mazzarri e la sua difesa a tre. In mezzo al campo siamo lì. E infine Hamsik non é cresciuto. Insigne da segnali di regresso allarmante.

E non si può osservare tutto ciò senza far peccato? Invece su Donadoni si poteva fare liberamente il tiro a segno. Forse perché non si chiamava Donadonez. E era pallido, triste ed emaciato. E non paffuto, ben nutrito e rubizzo. Tanto da somigliare a un… Il che, sia chiaro, non è un difetto a priori.

Il Napoli di quest’anno ha due punti in meno di quello dell’anno passato. E viaggia intorno ad un distacco finale di 28/30 punti dalla Juve.

Il Napoli di quest’anno ha in più Higuain, Callejon, Mertens, Albiol, Reina, Rafael (e spiccioli). Oltre al tecnico Benitez. In meno Cavani, De Sanctis (e spiccioli). Oltre a Mazzarri. I portieri si equivalgono. Stabilire se Cavani sia un poco meglio o un poco peggio di Higuain è difficile. Ci vuole la bilancia del farmacista. Certamente l’uruguagio è più forte atleticamente ma l’argentino lo sovrasta tecnicamente. Cavani faceva più goal ma era anche un grande egoista. Higuain sbaglia qualche goal di troppo ma fa un mare di assist. In conclusione il cambio è, a spanne, a saldo zero. Pertanto in conclusione di questa rozza analisi quantitativa il Napoli di quest’anno ha in più Callejon, Mertens e Albiol (oltre un buon portiere). Tre giocatori di notevole valore e di rendimento costante. Non contiamo Jorginho né gli altri appena arrivati.

Ne consegue che la squadra azzurra quest’anno è più forte. Se si accettano tali valutazioni Benitez ha avuto a disposizione una rosa più competitiva di quella di Mazzarri.

Questo nemmeno si può dire. Altrimenti sei provinciale. E sei provinciale anche se chiarisci che, a tuo avviso, nonostante i dati oggettivi, il tecnico non si tocca. Perché per valutarne il lavoro occorre dargli almeno due stagioni di tempo. Che non è cambiando tecnico in continuazione che si cresce. Che i grandi club non lo fanno mai. No. Si deve tacere. E va bene. Bendiamoci gli occhi. E cantiamo tutti insieme “battiam battiam le mani arriva l’allenator, battiam battiam le mani è un uomo di valor….”
Guido Trombetti

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