Francamente non mi preoccupo più di tanto dell’empolizzazione del Napoli. Anche se non me ne nascondo i rischi. Ad esempio il rendimento di Sarri alle prese con una grande piazza è una incognita. Così come la sua capacità di gestire giocatori di caratura internazionale (ammesso che questi ultimi restino a Napoli). Però il tecnico è persona molto seria e gran lavoratore. Doti che certamente non guastano.
Dicevo, dunque, non mi preoccupo dell’empolizzazione del Napoli. Già. Perché se De Laurentiis ha in mente il cosiddetto modello Udinese, amen. Almeno ha in testa un progetto. E si muoverà coerentemente con esso. L’importante è avere un modello cui ispirarsi. Una idea guida. E se l’idea guida è l’Udinese, Udinese sia.
Nessuno può pretendere che un capitano d’industria faccia il passo più lungo della gamba. Rischiando di rompersi l’osso del collo. E di sfasciare la società. Né che operi brancolando nel buio. Senza avere una direttrice assegnata.
De Laurentiis ci ha provato. Ha scommesso su Benitez. Un poco ingenuamente invero. Perché immaginava di raggiungere il grande traguardo (quale che fosse) in due anni. E senza svenarsi. Portando a casa bottino e gloria. Purtroppo, per lui e per noi, gli è andata male. Non ha avuto gloria. Né ha fatto alcun bottino.
Quello che mi preoccupa però è un altro aspetto della questione. E se il modello Udinese fosse soltanto una finzione? Un paravento? Se il vero disegno fosse un altro? Inconfessato. E inconfessabile. Se il Presidente avesse soltanto preso un anno di tempo per guardarsi intorno? Magari per cercare in giro (cfr Inter e Milan) un acquirente? Questo è il rovello che mi rode.
Guido Trombetti