Leggere Esopo per capire Mazzarri

L’altro giorno mi è capitata per caso sott’occhio una graziosa favola di Esopo. Dal titolo “Il cane con il pezzo di carne”. Un cane attraversava a nuoto un fiume con un pezzo di carne in bocca. D’improvviso notò la sua immagine riflessa nell’acqua. E si fermò a fissarla. Credette che fosse un altro cane che […]

L’altro giorno mi è capitata per caso sott’occhio una graziosa favola di Esopo. Dal titolo “Il cane con il pezzo di carne”. Un cane attraversava a nuoto un fiume con un pezzo di carne in bocca. D’improvviso notò la sua immagine riflessa nell’acqua. E si fermò a fissarla. Credette che fosse un altro cane che aveva in bocca un pezzo di carne più grande del suo. Allora lasciò andare il suo pezzo di carne e andò giù per afferrare quello dell’altro cane.
Ecco come fu che rimase senza l’uno e senza l’altro: all’uno non ci arrivò perché non c’era; all’altro perché esso fu portato via dalla corrente. Questa è una favola adatta ad un uomo avido. Ad un uomo ingordo che non si accontenta di quello che ha!
Ebbene indovinate chi mi è venuto in mente? Mazzarri.
Che piange. Si lamenta. Impreca. Gli arbitri. Gli infortuni. Il destino cinico e baro… Mentre l’Inter per ora annaspa in una grigia mediocrità.
Me lo ricordo il grande Walter l’anno passato. Mentendo spudoratamente, diceva: “Sono stanco dopo dodici anni di fila in panchina. Sto pensando l’anno prossimo di prendere un anno sabbatico”.
E due anni orsono? Piagnucolava. Voleva andare via pur essendo legato al Napoli da un altro anno di contratto. Insomma un vizietto il suo. Quello dell’infedeltà .
La verità è che Mazzarri considerava Napoli una tappa di avvicinamento nella sua carriera. Non al livello del suo valore. Non sufficiente a soddisfare la sua ambizione. Il toscano è persona insaziabile. Di quelli che guardano in continuazione nel piatto degli altri. Considerandolo sempre più appetitoso. La Juve… l’Inter… il Real….
Chi sa quante volte Mazzarri in queste settimane avrà ripensato alla sua scelta. Al meritorio lavoro sprecato. All’aver fatto crescere moltissimo alcuni calciatori. Penso a Maggio e Zuniga. Penso allo stesso Cavani arrivato a Napoli tra mille scetticismi. Su quel Napoli si poteva ancora lavorare verso grandi traguardi. Ma lui non lo ha capito.
Mi ha fatto venire in mente un’altra celebre favola di Esopo. La gallina dalle uova d’oro. Un tale aveva una gallina che faceva le uova d’oro, e credendo che dentro di essa ci fosse una massa d’oro, avendola uccisa, la trovò simile alle altre galline. E lui, avendo sperato di trovarvi una ricchezza ammassata, fu privato anche di quella piccola ricchezza. La favoletta mostra che bisogna accontentarsi dei beni presenti e fuggire l’insaziabilità.
Il tecnico aveva costruito una squadra dotata di gioco e personalità. Che, con tutti i giocatori al massimo della condizione, poteva battere qualunque avversario. Alcuni schemi di gioco erano da manuale del calcio. Oggi il toscano fa quasi tenerezza. Con i suoi sogni di gloria – almeno per ora – in procinto di andare in frantumi. Perché non si è accontentato?
Sul tema ancora una favola di Esopo.
“Lo sparviero e l’usignolo”. Posato su un’alta quercia, un usignuolo, secondo il suo solito, cantava.
Lo scorse uno sparviero a corto di, gli piombò addosso e se lo portò via.
Mentre stava per ucciderlo, l’usignuolo lo pregava di lasciarlo andare, dicendo che esso non bastava a riempire lo stomaco di uno sparviero: doveva rivolgersi a qualche uccello più grosso, se aveva bisogno di mangiare. Ma l’altro lo interruppe, dicendo: “Bello sciocco sarei, se lasciassi andare il pasto che ho qui pronto tra le mani, per correr dietro a quello che non si vede ancora!”.
Così, anche tra gli uomini, stolti sono coloro che, nella speranza di beni maggiori, si lasciano sfuggire quello che hanno in mano.
Sia chiaro, non rimpiango Mazzarri. Libero di inseguire ambizioni e grandi guadagni. Il Napoli con Benitez ha compiuto una scelta illuminata. Si è affidato ad un grande tecnico. Dallo splendido carattere. Ho fatto soltanto alcune riflessioni di carattere umano.
Termino con un’ultima favola di Esopo.
“Le cagne affamate”. Certe cagne affamate che avevano visto delle pelli messe a bagno nell’acqua d’un fiume, non riuscendo ad afferrarle, stabilirono tra di loro di ber prima tutta l’acqua, per poter poi arrivare ad esse. Ma andò a finire che creparono a forza di bere, prima di giungere a toccare le pelli.
Così ci son uomini che, nella speranza di un guadagno, si sobbarcano a pericolose fatiche e, prima di raggiungere il loro scopo, si rovinano.

Un consiglio all’amico Walter. Rilegga (o legga) Esopo, Fedro, Gianbattista Basile, I fratelli Grimm …favole e fiabe insegnano a saper campare!!!
Guido Trombetti

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