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Scrive (oggi) la Gazzetta: «Colerosi e terremotati non sono sfottò, ma insulti alla dignità umana»

Per l’occasione il Napolista fa uno strappo alla regola e anche al diritto di copyright. Ci autodenunciamo subito, ma non potevamo non ricopiare la rubrica delle lettere che compare a pagina 21, oggi curata da Franco Arturi. Ecco come il vicedirettore del quotidiano rosa risponde a un lettore.

Sono un abbonato milanista che si troverà a dover vedere da casa, invece che allo stadio, Milan-Udinese. Domenica sera ero a casa e non discrimino nessuno, italiano o straniero, eppure mi trovo a dover rinunciare ad un evento sportivo per il quale, tra l’altro, ho anche già pagato. Perché colpire tutti quando si conoscono nomi e cognomi dei presenti nel settore ospiti? A cosa serve la tessera ed il biglietto nominativo, se non in situazioni come queste? Si tengano fuori dallo stadio tutti coloro i quali si trovavano nel settore ospiti dello Juventus Stadium e si lasci a tutti gli altri il sacrosanto diritto di andare allo stadio semplicemente a tifare la propria squadra del cuore!
Besander Merlika

«Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani. O colerosi, terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati. Napoli merda, Napoli colera, sei la vergogna dell’Italia intera…».
Chiedo davvero scusa per infliggere questa porcheria ai lettori. Ma di questo stiamo parlando e ho l’impressione che molta brava gente non ne sia consapevole. Queste parole sono definite nel comunicato apparso sul sito della Curva Sud rossonera come «goliardia e sfottò». A me pare piuttosto un insulto alla «dignità umana di una persona o di un gruppo di persone», secondo la classificazione della regola Uefa. Se un coretto di questo genere fosse intonato in una quinta elementare per schernire un bambino, ci aspetteremmo dall’insegnante e dal direttore didattico una sospensione con pubblica reprimenda dei responsabili. Se qualcosa di analogo avvenisse in uno stadio della Premier o della Bundesliga, i protagonisti scomparirebbero dalla vista nel giro di pochi minuti, forse secondi.
Siamo di fronte, come scriveva su queste colonne ieri Ruggiero Palombo, alla sfida suprema delle frange peggiori del tifo ai club, alle istituzioni, alla comunità civile e al calcio. Persa questa battaglia, avremo perso la guerra una volta per sempre.
Per inciso, i trogloditi non sono un manipolo di una cinquantina di fuori di testa. Cominciamo ad aggiungere uno zero. E a moltiplicare per due o tre. E’ un’evidenza sotto gli occhi e le orecchie di tutti. Minimizzare il problema non è mai un buon modo per tentare di risolverlo.
Ci siamo infilati in un vicolo cieco. Le ragioni di tutte le persone di buona volontà, a partire da quelle di tifosi pacifici e onesti come lei, vanno prese in considerazione. Naturalmente anche quelle dei club che sembrano avere le mani legate ed essere soggetti al potere di ricatto dei nuovi vecchi barbari. Ma intanto sarebbe il caso di chiedersi come e perché ci siamo cacciati in questo buco. Che cosa è stato fatto per evitarlo, per educare, per stroncare. Dovremmo con onestà constatare che in ogni stadio italiano alcune aree sono off-limits per tutti: steward, tifosi onesti, forze dell’ordine, Stato. E chiederci se sia giusto e tollerabile. E perché tutto ciò accade solo nel nostro Paese.
Poi dovremmo agire, certo. Cominciando ad ammettere che il posto nominale è un fallimento quasi totale, una classica ipocrisia all’italiana: in settori interi degli stadi è impossibile sedersi al posto giusto. E i facinorosi non vengono individuati.
Escludo tassativamente che gente come Andrea Agnelli, Galliani, Berlusconi, De Laurentiis, Della Valle e via elencando non provino del sincero disgusto nell’ascoltare quelle parole che ho dovuto riportare all’inizio. Mai resterebbero per un solo secondo in un ambiente dove risuonasse. Non parliamo di casa loro. Nei loro stadi, però il discorso purtroppo cambia.
Lo scarto è troppo forte. Merita certamente rispetto la richiesta dei club alla federazione di riconsiderare la normativa. Ma ci aspettiamo parallelamente molto altro da loro. Ci attendiamo che formulino idee e mettano sul tavolo dei mezzi per uscire da questa situazione. Un progetto, un percorso, un impegno. Altrimenti quei signori vinceranno e il nostro calcio è condannato.
Franco Arturi (la Gazzetta dello sport)

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