L’ossessione di De Laurentiis: ora il nemico e’ l’album Panini

“Vedi, Pisapia, il calcio e’ un gioco e tu sei un uomo fondamentalmente triste”. È una frase cult per chi coniuga l’amore per il calcio con quello per il cinema. È tratta da L’uomo in più, primo film di Sorrentino che tra l’altro e’ un grande tifoso del Napoli. La frase ci è tornata in […]

“Vedi, Pisapia, il calcio e’ un gioco e tu sei un uomo fondamentalmente triste”. È una frase cult per chi coniuga l’amore per il calcio con quello per il cinema. È tratta da L’uomo in più, primo film di Sorrentino che tra l’altro e’ un grande tifoso del Napoli.
La frase ci è tornata in mente stamattina leggendo dell’ultima trovata del nostro presidente. Trovata, ovviamente, che bussa a denari per dirla col gergo del tressette. A Dimaro Aurelio De Laurentiis ha riunito i calciatori e chiesto (o intimato) loro di non iscriversi all’associazione calciatori per non cedere i diritti d’immagine individuali. Diritti d’immagine che, tra l’altro, vengono poi sfruttati dalla Panini per il tradizionale album di figurine.
Non sappiamo chi abbia ragione (il Napoli ha smentito) e francamente poco ci interessa. Quel che ci colpisce e intristisce e’ l’ossessione che ha Aurelio De Laurentiis per i soldi. Non ve ne uscite con la solita storiella dell’imprenditoria, qui nessuno e’ nostalgico del modello economico di Bucarest. Il mondo, anche quello del calcio, e’ pieno di imprenditori. Il profitto e’ la stella polare, certo, la conditio sine qua non, ma c’è anche altro. Ci sono le idee e la passione. Di cui non si riscontrano tracce in De Laurentiis.
La sua è una ossessione martellante. Come se avesse l’ansia di liberarsi da chissà quale complesso di inferiorità. Ormai non parla d’altro. Anche ieri sera, da Dimaro, ha discusso di stadio e fair play finanziario. Il suo somiglia sempre più a un programma politico. Che, tra l’altro, entusiasma quasi solo se stesso.
Non contempla l’aspetto ludico De Laurentiis. Non si diverte. Nemmeno con i bambini. Li lascia fuori dallo stadio già a cinque anni. Non gli piace il calcio e, a giudicare dal genere di film che lo hanno reso noto, non ama nemmeno il cinema. Solo le monete d’oro sono capaci di rallegrarlo. O, forse, l’idea che la vista di tutti quei soldi cambi il giudizio degli altri nei suoi confronti.
In fondo, queste sono considerazioni non richieste. Il punto e’ che De Laurentiis sta alzando sempre di più la soglia del compromesso tra la sua arida ingordigia e la nostra richiesta di divertirci e di assistere a un gioco, preferibilmente avendo chance, almeno in partenza, di vincere. La speranza e’ che non finisca come quando, da bambini, c’era sempre quello che si portava il pallone perché era suo e si doveva giocare alle sue regole. La certezza e’ che gli altri, anche senza pallone, si divertivano certamente di più. Un altro gioco lo trovavano sempre.
Massimiliano Gallo

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