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Quella parte di me affascinata dal no di De Laurentiis a Cavani

Fa un certo effetto apprendere dal Mattino che la linea del Calcio Napoli è di non risedersi al tavolo con Edinson Cavani. Dodici mesi dopo lo storico rinnovo del contratto, col superamento di qualsiasi prevedibile tetto ingaggi, Aurelio De Laurentiis fa sapere che non intende rinegoziare i cinque milioni di euro previsti dal contratto di Edinson Cavani. E che quindi non tocca far latro che attendere l’arrivo di qualche club con la valigia piena di 63 milioni di euro.
Fa un certo effetto, quindi. Ma quale? O quali? Ecco, l’effetto è duplice: da un lato lo smarrimento di fronte alla crescente consapevolezza che molto probabilmente l’anno prossimo quel capellone segaligno con la maglia numero 7 non ci sarà più. Dall’altro, però, anche un moto di sincera ammirazione per il capitano d’impresa.
Sì, lo so, qui quasi sempre non abbiamo fatto sconti al nostro presidente. Epperò l’idea di una società che non si pieghi al continuo gioco al rialzo di una calciatore, sia pure di un autentico fuoriclasse come Cavani, ha un che di affascinante.
Ora, per carità, non sono impazzito. Non sono affatto contento che Cavani vada via, anzi sono disperato all’idea. Condivido dalla prima all’ultima parola l’analisi di Mimmo Carratelli. Spero e spererò fino all’ultimo che qualcosa possa accadere, ritengo che una società ambiziosa non possa privarsi DEL giocatore che ha contribuito in maniera determinante a farci fare il salto di qualità, soprattutto – ma non solo – a livello mentale. Eppure una parte di me, ben nascosta, comprende De Laurentiis. Entrambi – lui e Edinson – perseguono i propri interessi. L’uno non trascinerà la sua azienda inseguendo all’infinito i capricci di un calciatore. L’altro cerca di capitalizzare al meglio i pochi anni della vita di un giocatore.Sta a noi tifosi provare a inventarci qualcosa di epico, leggendario, affascinante, in questo calcio.
Massimiliano Gallo

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