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Uno dice Bologna e pensa a Savoldi

Era luglio. Trentasette anni fa. Mancavano pochi giorni alla fine del calciomercato. Il Napoli era quello che aveva lottato per lo scudetto fino all’ultima giornata, poi però l’aveva vinto la Juve, e sai che novità. Vinicio era in Brasile. In vacanza. Ma pure a guardare qualche amichevole. La Juve per esempio era lì: a giocare contro il Flamengo. E sul mercato fino a quel momento Ferlaino aveva preso Sperotto e Boccolini. Be’, insomma. Soprattutto Ferlaino giurava: “mercato chiuso, mercato chiuso, ci basta aver recuperato Vavassori dal lungo infortunio”. Non c’era alcun sentore del colpo che in segreto preparava. Savoldi.

Perché, diciamolo, fu un colpo. Certo, poi non andò come doveva. Ma fu un colpo. Va così. Vinicio dal Brasile non perde occasione per lamentarsi, in attacco gli manca qualcosa. Rivela che il Napoli puntava a Gori del Cagliari. “Ce l’ha soffiato la Juventus”. Racconta che un altro obiettivo lui ce l’avrebbe. E’ Boninsegna. Non lo dice solo per dire. Rivela che il Napoli l’ha ufficialmente chiesto all’Inter. Sbrovogna pure qualche dettaglio. L’offerta, parole di Vinicio, è Clerici più soldi. Ma l’Inter non vuole soldi. Vuole solo giocatori. Chiede Clerici più Esposito in cambio del centravanti. E Vinicio non se la sente di rinunciare a Ciccio Esposito, detto ‘o professore. Segnatevi la data. E’ il 7 luglio.

Il Bologna, Savoldi vuole cederlo. Sono seccati per non aver colto al volo l’occasione offerta dalla Juve. Hanno tirato troppo la corda, e la Juve s’è buttata su Gori. Ma Savoldi piace anche all’Inter e al Milan. Savoldi da Bologna vuole andare via. Vuole un club dove possa puntare a vincere lo scudetto. Alla Juve sarebbe andato di corsa. Ma è saltato tutto. Il 9 luglio è il giorno in cui per la prima volta il nome del Napoli è accostato al centravanti. I giornali scrivono che Ferlaino offre Clerici più un miliardo e 300 milioni. La valutazione complessiva è dunque 2 miliardi di lire. La cifra record di tutti i tempi per il calcio italiano. Una trattativa lampo. Il giorno successivo è quasi fatta. L’offerta è meglio delineata: un miliardo e 400 miliioni, Clerici e la comproprietà di Rampanti. Un intoppo nasce perché si mette di traverso un vecchio amico del Napoli, Bruno Pesaola, che è sulla panchina del Bologna. Non è soddisfatto della contropartita.

Allora si rifà sotto la Juve. Magari, la buttano lì, prendiamo noi Savoldi e giriamo Gori al Napoli. L’Inter offre Bonisegna più lo stopper Gasparini. La Lazio ci fa un pensierino per rimpiazzare il vuoto di Chinaglia, non avendo ancora realizzato che hanno un ragazzino fenomeno di nome Bruno Giordano. Ci prova la Roma che propone Santarini, Morini e milioni. Buticchi, presidente del Milan, si sente tagliato fuori e fa lo sprezzante: “Non mi interessa, affari degli altri”. Si fa. Alla penultima giornata di mercato, il 10 luglio, si firma.

A Bologna minacce di morte al presidente. A Milano ci restano di sasso. Il ds dell’Inter Manni dichiara: “A questo punto si gioca solo per il terzo posto. Lo scudetto è una questione tra Napoli e Juventus”. Che sciocchezza, ribattono quelli del Toro: “Ci siamo anche noi”. Hanno appena comprato Pecci. Follie del Napoli, scrivono un po’ tutti i giornali. Che tirano in ballo il colera degli anni precedenti, la sporcizia delle strade, gli ospedali che non funzionano, le fogne che sono quelle che sono.

Enzo Biagi interviene, scrive che Napoli non è in rovina perché ha comprato Savoldi ma perché non ha saputo vendere Gava. Vinicio dal Brasile fa la bocca storta. “Clerici giocava anche per la squadra, non solo per i gol”, dice agli amici. Napoli impazzisce di entusiasmo. Voi non ve lo ricordate, ma sulle bancarelle si stravende il pallone di Savoldi, un cusariello leggero leggero che va a viento più del Super Tele. Poi in merceria arriverà il Diario di Vinicio. Era bellissimo, c’era persino lo spazio per segnarsi i risultati e le caselline da colorare per la classifica: un pareggio una casellina da colorare, una vittoria ne coloravi due.

E poi Savoldi fu Savoldi fino a un certo punto. Gol neppure pochi, ma portarono solo una Coppa Italia (e un trofeo Anglo-Italiano). Il meccanismo Napoli, come Vinicio temeva, si inceppò. Beppe Gol incise dischi, posò per copertine, sbagliò rigori (per questo diventò la macchietta di uno sketch dei Sadici Piangenti). E si innamorò di Napoli. Le solite cose.
Il Ciuccio

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