De Laurentiis, pensaci tu

Dopo il risultato di Juve-Inter ti aspettavi un Napoli indemoniato. Una squadra lanciata a razzo dal primo all’ultimo minuto. Determinata a prendere i tre punti in casa contro il Torino. Impresa certo non titanica. Con tutto il rispetto per la squadra granata che gioca un buon calcio. «Vincendo andiamo a due punti dall’Inter e a […]

Dopo il risultato di Juve-Inter ti aspettavi un Napoli indemoniato. Una squadra lanciata a razzo dal primo all’ultimo minuto. Determinata a prendere i tre punti in casa contro il Torino. Impresa certo non titanica. Con tutto il rispetto per la squadra granata che gioca un buon calcio. «Vincendo andiamo a due punti dall’Inter e a tre dalla Juve. E siamo di nuovo in corsa», era il pensiero di tutti i tifosi. Ed invece …. Invece il Napoli si è presentato molle. A tratti rinunciatario. Mentalmente svuotato. Privo di quella grinta che tutti si aspettavano. E nell’intero secondo tempo azzecca una sola ripartenza. Sull’asse Insigne-Hamsik. Non conclusa dallo slovacco che commette uno dei suoi pochi errori. Per il resto un tic-tac invertebrato in attesa che passassero i minuti. Con il Torino indomito a fare la sua partita.

La squadra ha preteso insomma di fare quello che certamente non sa fare. Quello per cui non è stata costruita. Amministrare uno striminzito vantaggio è cosa riservata alle compagini dotate di fior di palleggiatori. Non a questo Napoli fatto per tre quarti almeno di giocatori muscolari. Di corridori. E cosí invece di giocare con il coltello tra i denti i signorotti partenopei se la sono presa comoda. Che poi la frittata la abbia fatta il vecchio Aronica è dettaglio irrilevante.
Chiariamo anzi una cosa. Il Torino non ha rubato assolutamente nulla. Avrebbe potuto agguantare il pareggio già in una delle numerose occasioni avute nel corso della ripresa. Mi ha colpito molto anche la modesta condizione fisica generale. I giocatori azzurri arrivavano sempre secondi sulla palla. Mi sono apparsi tutti in affanno. E francamente ciò è inspiegabile a questo punto del torneo.
Il Napoli di Mazzarri è squadra costruita per correre. O vanno tutti a mille o la squadra non esiste. D’altro canto resto del mio avviso già in piú occasioni esposto. Una squadra che come unica novità di rilievo ha la promozione a titolare inamovibile della riserva di Lavezzi ( che già di per sè non era Maradona) a che cosa può aspirare se non ad un onorevole quarto- quinto posto? Magari terzo se la dea bendata lo assisterà. E adesso? Adesso son dolori. La realtà va guardata in faccia. Per cercare i rimedi piú opportuni. Meglio prevenire che curare . In quattro partite due sconfitte, un pareggio e una vittoria. Quasi da media retrocessione. Questi i fatti. Altro che scudetto e squadra anti-Juve. La squadra è sulla china di una preoccupante involuzione tattica- tecnica- atletica. Ma credo ancor piú psicologica. E motivazionale. Quasi non sapesse che cosa le tocca fare. Che cosa si aspettano da lei tifosi e società. Che cosa la aspetta. Certamente è una grossa turbativa, per ora latente, il deferimento di società e di due calciatori. Certamente ha influito, io credo, il comportamento del tecnico che si lagna, allude, cerca giustificazioni. «La squadra deve crescere, è giovane», uno dei leitmotiv. Su questo punto vi invito a fare un piccolo calcolo. L’età media dei giocatori. Tolti Cavani ed Hamsik tutti prossimi alla trentina. E l’unica vera promessa, il giovanissimo Lorenzo Insigne, manifestamente sopportato. Per non dire dello stucchevole tira e molla resto, vado via, resto, vado via…
Eppure il toscano è un eccellente allenatore. O almeno lo è stato in questi anni. Riuscendo con il suo lavoro e la sua personalità a supplire anche a carenze strutturali della squadra. Inoltre ha fatto crescere giocatori come Lavezzi ed Hamsik, oltre allo stesso Cavani, arrivati alle falde del Vesuvio come promesse. Ed oggi celebrati campioni. La qualcosa, non lo dimentichiamo, ha portato vantaggi patrimoniali enormi alla società. A questo punto è indispensabile un intervento autorevole della società. Serve che il Presidente ritorni in settimana nello spogliatoio. Che riprenda a vivere con la squadra. Che chiarisca con il tecnico. Che torni al timone della barca che appare senza nocchieri in gran tempesta. A lui il compito di riportare serenità. Dare certezze. E fare chiarezza. Siamo alla fine di una love story o soltanto in un momento di crisi passeggera?

Guido Trombetti (tratto dal Roma)

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