Paradossi da Champions… Frutto di congiunture economiche, nonché di scelte politiche (prezzi non proprio stracciati, diciamo così…). Persino di coincidenze sindacali (ci mancava pure lo sciopero dei mezzi pubblici). Fatto sta, però, che i 10 mila posti vuoti dello Stadium, ieri sera, hanno suscitato un certo stupore. Già, proprio così: 10 mila posti vuoti, di contro meno di 30 mila i tagliandi venduti (29.368 per la precisione) per un record negativo, se si escludono le prime gare di coppa Italia dello scorso anno, giusto a dispetto degli appelli delle ultime ore. E – soprattutto – a dispetto della valenza storica della sfida di ieri: il ritorno in Champions League da padroni di casa. Eppure nulla… Anche questo, vuol dire, il tifo ai tempi della crisi. Dati che fanno riflettere. Che devono, far riflettere.
STRANO CLIMA Ma ancora non basta, perché a rendere il clima ancora più surreale ha contribuito una sorta di sciopero dei gruppi di tifoserie organizzate che, per protestare (anche) contro il divieto di introdurre i bandieroni nell’impianto, hanno deciso di appendere al contrario gli striscioni con i rispettivi nomi dei club e di limitare decibel e partecipazione, senza fare il classico tifo assordante e la classica bolgia che fino ad ora non era mai mancata durante le partite allo Juventus Stadium.
IL MESSAGGIO Un messaggio chiaro, inequivocabile. I vertici della società presenti – il presidente Andrea Agnelli, il patron John Elkann, il consigliere Pavel Nedved oltre all’amministratore delegato Giuseppe Marotta e al direttore sportivo Fabio Paratici – hanno preso atto, così come, ancor di più, hanno preso atto i giocatori. Apparsi un po’ spaesati, inizialmente. Non se lo aspettavano proprio un debutto casalingo così. Il clima, però, s’è un po’ sciolto col passare dei minuti, con i primi gol. Già, paradossalmente – e ci risiamo… – la scintilla è scoccata proprio con la rete degli ucraini: da lì è sgorgato il primo, vero, coro. Alè, Juve. E latmosfera è un po migliorata, i giocatori hanno contraccambiato. Andrea Pirlo che va a battere il calcio d’angolo, Leonardo Bonucci che riceve palla e insacca con un destro secco riportando in parità e riabbracciando virtualmente la tifoseria tutta. Da lì in poi più partecipe, ma pur sempre imbronciata. Nelle ripresa Chiellini, Buffon, Pirlo sono rientrati in campo e hanno provato a invocare una svolta, ma la reazione non è stata immediata. Anzi… La curva solo al 90′ ha cominciato a farsi sentire, ma il resto dello Stadium ha ribattuto così: «Scemi, scemi». E il concetto è stato ancor più lampante: mai ignorare l’importanza del 12° uomo. Soprattutto se è diviso…
Fonte: Tuttosport (articolo a firma di Fabio Riva)