Questa squadra è a fine ciclo? Il tema è delicato, però vale la pena parlarne un po’

I conti, lo ripeto, è bene farli a fine campionato. Tuttavia l’articolo di Max Gallo, apparso qualche giorno fa, non può passare inosservato. Tocca un tema delicato. Questa squadra ha concluso o si avvia a concludere un ciclo? Il Napoli ha intenzione di combattere per il vertice o si accontenterà di ritenere sempre il massimo […]

I conti, lo ripeto, è bene farli a fine campionato. Tuttavia l’articolo di Max Gallo, apparso qualche giorno fa, non può passare inosservato. Tocca un tema delicato. Questa squadra ha concluso o si avvia a concludere un ciclo? Il Napoli ha intenzione di combattere per il vertice o si accontenterà di ritenere sempre il massimo trionfo possibile il raggiungimento del terzo posto? Dobbiamo chiedercelo serenamente.  Nel calcio dopo sei o sette anni la spinta propulsiva di un gruppo si esaurisce. Le motivazioni sfumano. Migliorare la squadra può essere più arduo che rifondarla. Compagini di ben altra caratura come l’Inter di Mancini-Mourinho o il grande Real hanno visto spegnersi la luce quasi di colpo. Eppure avevano tenori a carrette. E che tenori!

Io voglio ragionare assumendo che il Napoli voglia competere per vincere prima o poi un campionato.

L’età media dei titolarissimi è di 29.333. Quella del pacchetto difensivo 31.833. Non mi sembra che la lucida freddezza dei numeri incoraggi a scommettere sul futuro.

Ma procediamo con ordine.

Il pacchetto difensivo va rifondato a giudizio di tutti. A prescindere dal dato anagrafico. Superfluo esibire statistiche e pagelle.

Il centrocampo è la questione più complessa da affrontare. Il nodo più delicato da sciogliere. Partiamo da Inler. Inutile negare che è stato una mezza delusione. Vuoi perché la presenza di Hamsik lo costringe a un ingrato compito di copertura. Vuoi perché rende al meglio con due mastini a fianco.

Vuoi perché, come dice Enrico Fedele, pensavamo di aver acquistato un architetto. E ci siamo ritrovati un capomastro. In particolare mi hanno colpito alcuni suoi limiti. Tocca sempre la palla almeno due volte. E quindi rallenta il gioco. Perde contrasti ed è lento nel recupero. Generando situazioni ad alto rischio.

Insomma probabilmente se vuoi farlo rendere al massimo gli devi aggiustare la squadra attorno. Ma Inler è giocatore di un tale livello che giustifichi ciò? Ai posteri l’ardua sentenza.

Sulla fascia sinistra con Dossena e Zuniga, sia pure per motivi diversi, siamo a pane di grano. Almeno se pensiamo di competere per il vertice.

Infine i tenori. Cavani non si tocca. Perché sono fedele al motto di Fulvio Bernardini. “Per fare una grande squadra ci vogliono un grande portiere ed un grande centravanti”. E Cavani è un grande centravanti, nell’accezione moderna del termine.

Su tutto il resto si può discutere. Se i russi, gli inglesi o gli arabi offrono 31 milioni di euro per Lavezzi è ragionevole resistere? Siamo sicuri che il giocatore sia determinato a restare? Certo la domanda presuppone che nel caso di partenza dell’argentino si acquisti un sostituto adeguato. Che non significa necessariamente una sua controfigura. Un calciatore con caratteristiche simili. Se decidi di rifondare una squadra il modulo di gioco può cambiare tranquillamente.

E Hamsik? È un lusso che vale la pena tenere? I suoi colpi fantastici valgono le lunghe pause? Difficile dare una risposta. Senza avere in mente un piano complessivo. Un’idea di assetto di gioco.

Resto convinto che nel calcio occorre essere laici. Panta rei. I calciatori scorrono. Passano. Inutile farne un dramma. Finì il ciclo di Sivori, di Altafini, di Krol e del sommo Diego. Il Napoli è rimasto. L’importante è lavorare perché sia sempre più forte.

Guido Trombetti

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