La stagione del Napoli è ancora tutta da decifrare. Chissà, forse in vicolo Scassacocchi…

Fallimentare. Accettabile. Buona. Ottima. Questi, più o meno, gli aggettivi che ronzano intorno alle previsioni sulla stagione del Napoli. Con vari livelli di probabilità, ovviamente. Tra poche settimane uno solo di essi la connoterà definitivamente. Quale? E questo è il punto. Non mi azzarderei, a differenza di competenti doc e sapientoni, a fare previsioni. Tutto […]

Fallimentare. Accettabile. Buona. Ottima. Questi, più o meno, gli aggettivi che ronzano intorno alle previsioni sulla stagione del Napoli. Con vari livelli di probabilità, ovviamente. Tra poche settimane uno solo di essi la connoterà definitivamente. Quale? E questo è il punto. Non mi azzarderei, a differenza di competenti doc e sapientoni, a fare previsioni. Tutto può ancora accadere in quest’anno.

Da un estremo, esce dalla Champions e dalla Coppa Italia, precipita in campionato. Cioè fallimentare. All’altro, va in finale (e perché no, vince) in Coppa Italia, va nei quarti (e perché no, oltre) in Champions e rimonta in Campionato. Cioè ottima. Ciò tralasciando i casi intermedi.

Intanto il Napoli contro il Chievo ha fatto quello che doveva fare. Cioè incassare i tre punti. E lo ha fatto giocando più o meno come a Siena. Sui ritmi di Siena. Ma senza gli errori individuali commessi a Siena. La difesa. Ha giocato con molta attenzione. Con una menzione per Britos che ha sbloccato la partita. In mezzo al campo. Inler è apparso finalmente ritrovato. Hamsik elegante e preciso. E Gargano ha fatto il Gargano. Certamente la difesa si è molto giovata della buona serata dei centrocampisti. Sulle fasce ottimi Dossena e Zuniga. L’attacco. Mi è parso il reparto meno brillante. Con Lavezzi ancora non al meglio. E Cavani poco presente sotto rete.

La verità comunque è che il calcio è il calcio. Il caso spesso la fa da padrone. “Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza” diceva Alan Turing, grande logico-matematico, nel 1950. “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?” fu il titolo di una conferenza tenuta da Edward Lorenz, matematico americano iniziatore della teoria del caos nel 1972.

Magari la vittoria contro il Chievo avrà l’effetto del battito d’ali della farfalla. Un rimpallo contro il Chelsea quello dell’elettrone di Turing. E rilancerà il Napoli. Riportandolo nell’Olimpo. Mentre molti già lo vedevano sprofondato negli inferi. Questo è il bello del “pallone”. La sua larga imprevedibilità. E direi questo è il bello della vita, di cui il calcio è la metafora perfetta. I bravi vincono, ma talvolta perdono. I meno bravi perdono, ma possono anche vincere. Una partita è come lo “gnommero” di Don Ciccio Ingravallo, l’ispettore di Carlo Emilio Gadda. Un evento che non ha un’unica causa, ma è determinato da una “molteplicità delle causali”.

Rimandiamo quindi i giudizi sulla stagione alla fine. Quando punti, medie, percentuali, statistiche renderanno più solidi i ragionamenti. Insomma trovo inutili i pronostici. Da chiunque provengano. Ma se proprio qualcuno non può farne a meno ha varie alternative. Intanto potrebbe rivolgersi al polpo Paul. Ve lo ricordate il polpo dello zoo tedesco di Oberhausen che azzeccava i risultati delle partite dei mondiali? E se non ha voglia di arrivare in Germania allora può provare al vicolo Scassacocchi. Per verificare se per caso ci abita ancora un discendente di “don Michele l’assistito”. Che era capace di prevedere numeri al lotto, sesso di nascitur…

Guido Trombetti

Dal Corriere del Mezzogiorno , 14 febbraio 2012

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