Caccioppoli, un genio e un intellettuale che a differenza di altri non abbandonò mai Napoli

Renato Caccioppoli nacque a Napoli il 20 gennaio 1904. Il padre Giuseppe era un chirurgo. La madre, Sofia Bakunin, era figlia del celebre anarchico russo Michail Bakunin. Si iscrisse dapprima alla Facoltà di Ingegneria. Poi scelse di studiare matematica laureandosi nel 1925. Folgorante la sua carriera accademica. Nel 1930 divenne professore ordinario presso l’Università di […]

Renato Caccioppoli nacque a Napoli il 20 gennaio 1904. Il padre Giuseppe era un chirurgo. La madre, Sofia Bakunin, era figlia del celebre anarchico russo Michail Bakunin.

Si iscrisse dapprima alla Facoltà di Ingegneria. Poi scelse di studiare matematica laureandosi nel 1925. Folgorante la sua carriera accademica. Nel 1930 divenne professore ordinario presso l’Università di Padova. Ritornò a Napoli nel 1934. Dove restò fino alla tragica morte avvenuta l’8 maggio 1959.

A cento anni dalla nascita la sua figura suscita ancora grande interesse in città. Perché?

Certamente fu un grande matematico. Celebri e profonde le sue ricerche in vari campi. Dalla analisi funzionale alla teoria delle equazioni ellittiche, dalla teoria della misura a quella delle funzioni analitiche…Impossibile tentare di riassumerle in questa sede. Alcuni dei suoi risultati sono entrati nella storia della matematica. Molte delle sue idee hanno influenzato profondamente generazioni di ricercatori. Si pensi che ancora recentemente nel presentare un metodo che consente di calcolare con estrema precisione la lunghezza di un pezzo di costa molto frastagliato, per sottolineare che l’idea alla base di tale applicazione era ispirata ad un’intuizione di Renato Caccioppoli, gli autori hanno parlato di “costa di Caccioppoli”.

L’importanza della sua attività scientifica può essere colta nelle parole di Carlo Miranda, altro grande matematico napoletano: “Se la matematica italiana riuscì a mantenere il passo ed a volte a precorrere la matematica europea, nonostante l’isolamento imposto dal fascismo, fu in gran parte per merito di Renato Caccioppoli”. Caccioppoli fu anche un didatta affascinante: generazioni di matematici, fisici, ingegneri sono state segnate dalle sue lezioni indimenticabili. Sempre tese a chiarire la portata di un’idea e poco inclini alla noia del tecnicismo. Ed anche i testi delle sue lezioni (ormai una rarità) sono così, raccontati (come si può raccontare la matematica). D’altro canto Caccioppoli aveva con la scienza, a tutti i livelli, questo rapporto. Molta attenzione alla bellezza delle idee; meno al tecnicismo ed al noioso lavoro di rifinitura. E proprio tale atteggiamento gli procurò critiche, a volte feroci,di chi metteva in dubbio il rigore (e quindi la esattezza) di qualche sua dimostrazione.

Non è, però, lo straordinario livello scientifico il solo motivo per cui ancora si parla tanto di lui in città.

Intelligenza poliedrica, affascinò pensatori del calibro di Benedetto Croce e André Gide.

Con la sua leggendaria passione per la musica (pianista eccezionale, qualcuno ricorda l’esecuzione dell’intero terzo atto del “Tristano e Isotta” di Wagner); con la sua grande sensibilità di raffinato cinefilo; con la sua personalissima partecipazione agli eventi politici; con il suo grande amore per la letteratura e la poesia (adorava Proust, recitava a memoria Rimbaud e Baudelaire); con la sua curiosità per la filosofia (spiegava con semplicità la differenza tra “esprit de geometrie” ed “esprit de finesse”); con il suo gusto per lo “scandalo” (in un certo senso sembrava praticare una sorta di personale versione del motto “oportet ut scandala eveniant”). Che ha alimentato un alone leggendario intorno al suo personaggio. Il fiorire di aneddoti (ma quanti sono reali e quanti inventati?) dovuti a suoi atteggiamenti di contestazione, magari volutamente stravaganti. Come nel caso dell’episodio del gallo portato al guinzaglio per Toledo per irridere una norma che vietava di portare in giro i cani (ma il gallo non è un cane quindi lo posso portare in giro!). Come quando nel 1938 in un ristorante, per provocazione verso i fascisti, fece suonare la Marsigliese. Fu minacciato di esser preso a calci. Rispose: “Si capisce, i calci sono l’arma degli asini”. Il risultato del suo gesto fu che la famiglia –influente a Napoli – per evitargli il carcere lo convinse a passare per matto. Fu ricoverato. E durante il periodo trascorso in casa di cura (mi raccontò Miranda) scrisse uno dei suoi più bei lavori scientifici! Detto per inciso, mi ha sempre colpito la coincidenza quasi totale di questo episodio con quello descritto nel fantastico film di Michael Curtiz, Casablanca.

Molti si sono interrogati per cercare di classificare Caccioppoli. Come se fosse possibile assegnare un’appartenza definita ad una personalità tanto complessa. Fu un marxista? O più propriamente un romantico? Fu un decadente? O un intellettuale un po’ snob,molto genio e molta sregolatezza? Chi potrà mai dirlo! Quello che è certo è che fu un uomo libero. Ed un uomo tormentato,inquieto.

Mi piace ricordare quanto scritto da Lucio Lombardo Radice: “Renato Caccioppoli era senza dubbio un genio. La testimonianza più duratura della sua genialità resta consegnata ai suoi scritti di matematica…La testimonianza invece della sua genialità in tanti e tanti altri campi-musica, letteratura, storia, filosofia, penetrazione dell’animo umano- resta affidata ai suoi amici che gli furono compagni nelle passeggiate napoletane. Negli interminabili viaggi verso il termine della notte”. Perché anche questo era Renato Caccioppoli: un infaticabile ed irresistibile parlatore. Un incantevole affabulatore. Un polemista accanito. Formidabile nello stroncare con l’arma dell’ironia piaggerie e banalità. Gli piaceva anche essere al centro dell’attenzione. Essere riconosciuto ed additato dalla gente del popolo come “o prufessore”. Caccioppoli fu, specie nel dopoguerra, un grande protagonista della vita culturale, civile e politica napoletana. Ad esempio in quegli anni la sua passione per il cinema impegnato divenne enorme. Celebri le sue presentazioni. Studiatamente improvvisate, le definisce Francesco Guizzi. Amava in particolare i grandi registi francesi. Duvivier, Renoir, Carné. Ma anche Chaplin, Ejzenstejn, Rossellini.

E fu anche attivo sulla scena politica. Preso come non mai dall’entusiasmo di partecipare alla ricostruzione della democrazia. Partigiano della pace. Sempre però con il suo stile, che non tollerava camicie di forza. Così, con grande onestà intellettuale, subì la drammatica delusione della denuncia dei crimini dello stalinismo e dei fatti d’Ungheria. A lui fece riferimento, in quegli anni, un nutrito gruppo di giovani che trassero dal confronto con una personalità così estrema occasione di crescita. Insomma egli fu per la città un’occasione irripetibile. E cito ancora Lombardo Radice: “Renato era per un verso l’uomo più cosmopolita, o meglio più europeo che io abbia conosciuto…la vita francese, la civiltà mitteleuropea, la storia e la cultura russe erano sangue del suo sangue…Eppure per un altro verso Renato Caccioppoli era napoletano.Per chi lo ha conosciuto è difficile pensare Napoli senza Caccioppoli così come non si riusciva ad immaginare Caccioppoli senza Napoli.” E mentre Ghirelli, La Capria, Patroni Griffi, Prunas, la Ortese, Francesca Spada e tanti altri di quel magico gruppo di intellettuali che avevano animato la Napoli del dopoguerra andarono via, egli restò. Nella sua città.

E’ per tutto ciò che Caccioppoli è vivo nella memoria della città. E quale omaggio migliore per lui, che un regista sensibile e raffinato come Mario Martone per girare un film su Napoli – un magnifico film – abbia scelto di parlare dei suoi ultimi giorni di vita? Ed abbia descritto il suo suicidio come forse veramente fu. Quello di un uomo deluso dalla politica, e negli affetti. Quello di un uomo che sentiva (magari impropriamente) il declino del suo genio matematico. Quello di un uomo ormai solo, troppo solo, irrimediabilmente solo.

Guido Trombetti (Il Mattino, 20 gennaio 2004)

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