Paolo Cannavaro ha sicuramente dei limiti ma paga anche per colpe altrui

Nonostante gli anni, mi piacciono ancora le ragazze, almeno quelle più vicine alla mia età, e non mi innamorerei mai di Paolo Cannavaro. Questo per rispondere al cortese rilievo di un Napolista che segnala i miei “persistenti” 6 al difensore azzurro. E’ scontato che possa sbagliare votazione e le osservazioni dei Napolisti mi sono sempre […]

Nonostante gli anni, mi piacciono ancora le ragazze, almeno quelle più vicine alla mia età, e non mi innamorerei mai di Paolo Cannavaro.
Questo per rispondere al cortese rilievo di un Napolista che segnala i miei “persistenti” 6 al difensore azzurro.
E’ scontato che possa sbagliare votazione e le osservazioni dei Napolisti mi sono sempre utili e per questo li ringrazio.
Le pagelle sono state sciaguratamente una invenzione dei giornali per creare interesse e pompare polemiche. In realtà, chi scrive il resoconto delle partite ha già espresso i suoi giudizi. Ripeterli nelle “pagelle” è un doppione. Però c’è la provocazione del voto. E su questo si discute e ci si trova il più delle volte in disaccordo.
Succede che spesso l’autore del resoconto delle partite non sia lo stesso di quello delle “pagelle”. Non ho mai capito questa divisione dei compiti perché le impressioni e i giudizi potrebbero variare dall’uno all’altro. A meno che chi scrive le “pagelle” non abbia consultato e non vada perfettamente d’accordo col resocontista delle partite. Sarebbe assurdo leggere nella cronaca che quel giocatore è stato bravissimo e poi, nelle “pagelle”, se non proprio il contrario, un diverso parere.
Le “pagelle” sono gli unici articoli che i calciatori leggono, capaci di fartene nemici per un mezzo voto.
Non mi piace questa “professione” del giornalista di dare i voti. Per rispetto al lavoro dei calciatori, anche nelle partite “opache”, non “scendo” mai sotto il 5 (qualche volta un 4,5 quando l’atteggiamento del giocatore è stato poco professionale).
Ho conosciuto colleghi che hanno “usato” il voto tendenziosamente. Non davano mai l’insufficienza a quelli che gli riportavano le “voci” dello spogliatoio. Ma questa è un’altra storia.
Paolo Cannavaro è un normale giocatore di calcio cui però dedica molta passione e molto lavoro, oltre al grande attaccamento alla maglia azzurra. Nel giudizio generale è un difensore di alto rendimento.
Se Napoli l’ha proposto per la nazionale non l’ho considerato uno scandalo. Paolo Cannavaro vale Bonucci e Barzagli.
Sui suoi colleghi delle difese a quattro, Paolo ha uno svantaggio. Nella difesa a tre, il centrale è più solo e, se sbaglia, è un errore spesso decisivo. Negli schieramenti a quattro, i centrali sono due in mutuo soccorso e dividono le responsabilità. Cioè, Paolo Cannavaro rischia di più.
Nonostante i limiti tecnici che lui stesso, credo, si riconosca, Paolo ci mette molto impegno, molta attenzione, molto lavoro per “nasconderli”. Non sarà un modello di difensore, ma è un buon difensore.
Non mi pare che le punte centrali abbiano vita facile con lui. Martedì sera al reclamizzatissimo Mario Gomez (un gol a partita, stazza maestosa) ha lasciato solo un tiro da fuori area.
Nelle prime sei partite di campionato, un solo centravanti (Moscardelli) l’ha sorpreso. I gol degli avversari del Napoli sono venuti da inserimenti di centrocampisti (Guana, Aquilani, Modesto) e da un difensore (Gobbi). Se bisogna accertare le responsabilità, bisogna chiamare in causa i centrocampisti azzurri di copertura che non hanno … coperto.
Il gioco a zona ha complicato il compito dei difensori. Era più facile marcare a uomo. Marcare a zona comporta superiori qualità tecniche e un senso della posizione molto accentuato. Non mi sembra che, in questo senso, le pecche di Paolo Cannavaro siano esagerate.
Ricordiamo anche l’handicap psicologico di essere il fratello del più famoso Fabio, più forte e campione del mondo. Mettiamoci la “fatica” che ha dovuto fare Paolo per reggere al paragone continuo. E aggiungiamoci il lavoro che Paolo ha compiuto per migliorarsi non avendo le stesse qualità atletiche e l’eccezionale esplosività del fratello.
Prescindendo da tutte queste considerazioni, è facile gettargli la croce addosso. Finisce con l’essere un partito preso. O una questione di simpatia e antipatia.
Paolo ha grande mestiere e grande abnegazione. E il “voto” non può mai “fermarsi” su un errore o due, a meno che non siano decisivi, ma deve “considerare” il rendimento di novanta minuti.
Prendiamo il “buco” centrale sul gol di Kroos. Paolo è su Gomez. Che cosa avrebbe dovuto fare? Lasciare il centravanti per spostarsi sul centrocampista che puntava al gol centralmente? E se poi Kroos, marcato, avesse passato la palla a Gomez, lasciato libero da Cannavaro, che cosa avremmo detto?
Nel Napoli non funziona perfettamente la fase difensiva dei centrocampisti al limite e nel cuore dell’area azzurra. Inler vive nel paradiso di Allah con le 40 vergini. Gargano rientra però trafelato per il pressing a tutto campo. Sugli esterni va meglio con Maggio e Dossena (o Zuniga) anche perché lo spazio è ridotto sulle fasce e si può mettere “all’angolo” l’attaccante avversario.
Le “colpe” di Paolo Cannavaro sono spesso colpe non sue. Che poi non abbia lo stile e le risorse tecniche per incantare, questo è un altro discorso, ma queste caratteristiche non possono trasformarsi in una eterna “arma” per bollare sempre le sue prestazioni.
La difesa del Napoli è stata la seconda miglior difesa del campionato scorso ed è tra le prime quattro del torneo in corso. Nonostante Cannavaro ….

Mimmo Carratelli

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