Il Napoli è all’inizio o alla fine di un ciclo?

Ragioniamo un po’ di futuro oggi. Visto che il presente ci rattrista un po’. Mi assale  da giorni un dubbio inquietante : il Napoli è all’inizio o alla fine di un ciclo? Se partiamo dall’età media dei giocatori vediamo che il dubbio non è proprio peregrino. Altro che squadra giovane, che deve crescere, che deve […]

Ragioniamo un po’ di futuro oggi. Visto che il presente ci rattrista un po’. Mi assale  da giorni un dubbio inquietante : il Napoli è all’inizio o alla fine di un ciclo? Se partiamo dall’età media dei giocatori vediamo che il dubbio non è proprio peregrino. Altro che squadra giovane, che deve crescere, che deve maturare…. Guardate bene la data di nascita dei singoli calciatori. O sono a fine carriera. O hanno un’età in cui quello che sei sei. Siamo tutti d’accordo. Quest’anno il campionato del Napoli è stato fino ad oggi straordinario. Di gran lunga superiore alle più rosee aspettative. Per un giudizio definitivo aspettiamo però la fine del torneo. Che sia chiaro si gioca su trentotto e non su trentuno partite. Il merito della stagione eccezionale viene da quasi tutti, compreso chi scrive, assegnato a Mazzarri. Perché Leonardo non riceve gli stessi complimenti? Perché con una squadra sulla carta fortissima ha ottenuto risultati ben al di sotto delle attese. Benissimo. Allora da questi ragionamenti si deduce che la squadra del Napoli quanto meno non è fortissima. E probabilmente neanche forte. Cosa emersa in tutta la sua evidenza contro l’Udinese ed il Palermo. In sintesi è una squadra che se non corre a mille può perdere con chiunque. La squadra non ha qualità in difesa ed in mezzo al campo. Gente come Cribari, Campagnaro o Gargano a tratti è inguardabile ( e controllate la data di nascita). Maggio e Dossena, due punti di forza, si avviano a passare o hanno già passato la trentina.  Il Napoli quest’anno ha  puntato tutte le sue chance sui tre lì davanti. Parliamone un po’ di questi tre. Senza pregiudizi. E senza isterismi da idolatria acuta. Ma parliamone per provare a capire fin dove ci possono portare.
Per me un campione non è uno che stoppa alla perfezione, calcia a volo con due piedi, dribla, ti azzecca la palla sul dito a cinquanta metri ( come diceva Antonio De Simone,  grande calciatore aversano).
No. Per me un campione è quello che ha personalità. Che nei momenti difficili prende per mano la squadra. Le dà coraggio. E se è il caso risolve. Gigi Riva non era un fiorettista. Ma aveva coraggio e cosiddetti ( scusate la brutalità dell’espressione) per risolvere quando serviva. Non si andava a nascondere battendo i falli laterali e i corner. Non scaricava con un tocchetto la palla al compagno a due metri. Ma se serviva si prendeva la responsabilità dell’uno contro uno. Insomma era un campione di razza. E’ solo un esempio. Tanti altri se ne potrebbero fare. Ebbene Hamsik ( comincio da lui) non è nulla di tutto ciò. Appena il clima si riscalda. Appena appare all’orizzonte una difficoltà si squaglia. Va a battere i corner. Si libera della palla in gran fretta quasi fosse di fuoco. Accentuando quella sensazione che sia un giocatorino né carne né pesce. Buono per la pace ma non per la guerra. Lo dico con il cuore infranto di chi aveva creduto potesse diventare un campione. Ma mi ero sbagliato. Campione si nasce non si diventa. Ed alla sua età ( smettiamola con la retorica della gioventù) o sei o non sei.
Sia chiaro non dico che è un brocco. E’ un buon giocatore. Ma nulla di più. Trovassimo in giro qualcuno che fa un’offerta dai venti milioni in su … Ma i gonzi nel calcio non sono tanti. I furbi si. Quindi ….
Passiamo a Lavezzi. Lui è l’anima della squadra. Se c’è da assumersi qualche responsabilità lo fa. Se deve provare  a saltare un uomo non ci pensa due volte. Purtroppo non vede la porta. Se la vedesse sarebbe più forte di Messi. ( ricordate il Villareal e la Coppa Italia ?). Ma certamente più di Hamsik si avvicina all’idea di campione come io lo intendo.
Infine Cavani. Può diventare il più grande centravanti del mondo. Ma ha bisogno di schemi per lui. E del sostegno di qualcuno che lo metta in condizione di calciare. Da solo nulla può. Udinese docet. Palermo docet.
Queste due partite sono essenziali per trarre insegnamenti per il Napoli del futuro. Speriamo che Mazzarri, Bigon e soci le riguardino più di una volta. Migliorare una buona squadra come il Napoli può essere molto più complicato che rifondarla. A loro l’ardua sentenza.

di Guido Trombetti

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