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Berlusconi vuole vincere, il Milan deve vincere

A questo punto non mi fido più. E la squalifica ingiusta e “politica” del Pocho corrobora il mio antiberlusconismo viscerale, che da lunedì prossimo trasloca dal Riformista, dove io e Max ci siamo conosciuti, al Fatto Quotidiano di Padellaro & Travaglio. Al netto delle scontate smentite di circostanza, il Sultano ha mobilitato pure le sue reti tv per supportare il “tentato sputo” di Lavezzi, provocato da Rosi nella trionfale trasferta di Roma, e indebolirci in vista del supersfida del 28 febbraio.  Tutto previsto, almeno se si vuole tenere presente il contesto generale in cui collocare l’attuale campionato post-sudafricano. Berlusconi oggi è un uomo disperato, lontano anni luce dal Cavaliere smagliante sceso prima nel calcio e poi in politica, che si aggrappa a una forsennata campagna acquisti in Parlamento pur di non guardare in faccia la realtà e resistere oltre ogni umana comprensione. E in questo contesto il calcio ha un ruolo cruciale. Da uomo di comunicazione abituato a slogan e promesse, il premier sa per esperienza che gli alti e bassi del Milan coincidono con la sua popolarità. Un’evidente conferma arrivò alle europee di due anni fa: Berlusconi diede Kakà al Real Madrid e dalle urne uscirono parecchie schede di milanisti arrabbiati così annullate: “Non vendere Kakà”. Senza contare che per la prima volta i tifosi rossoneri ruppero un tabù mai violato per più di tre lustri: contestare il Presidente al Meazza (Max mi perdonerà se in merito ricordo alcuni articoli che lui scrisse sul Riformista in difesa del Cavaliere e per condannare l’oltraggio blasfemo). Non meraviglia, allora, che da mesi circola una voce insistente, soprattutto nei palazzi romani del potere politico, che vuole il Milan annunciato vincitore dello scudetto. Il primo a denunciare questo timore è stato proprio il nostro presidente Aurelio De Laurentiis. E’ stato dopo il pareggio in fuorigioco del Milan contro l’Udinese, raggiunto in extremis sul campo amico. De Laurentiis se ne uscì con una battuta sorniona, affogata nel sorrisino di chi la sa lunga: <Se credo allo scudetto? Assolutamente no, lo scudetto lo vuole Berlusconi, e farà di tutto per portarlo a casa. Un pareggio, come quello di oggi, con un goal in fuorigioco, la dice lunga, e finché io rispetto le regole del calcio, posso far poco, con Berlusconi non si può competere>. Era il 9 gennaio scorso, il Cavani-day della tripletta alla Juventus. Poco più di un mese fa. Del resto Aurelione conosce bene l’amico Silvio. Non si può certo tacciare di anti-berlusconismo il nostro presidente. I due per esempio cenarono insieme la notte del 26 aprile a Napoli. La notte in cui il Sultano andò alla festa di Noemi Letizia in un locale sulla circonvallazione di Casoria. Quella sera battemmo l’Inter uno a zero e Berlusconi disse: <Ho ringraziato De Laurentiis che si è fatto per­donare a metà l’eliminazione dalla Champions League che ci inflisse, battendoci, nello scorso campionato>. De Laurentiis, quindi, avrà avuto le sue buone ragioni per parlare e per affermare che con . Il vero punto è questo. Che significa che ? Io ho paura di questo. E se leggo in controluce la condanna di Lavezzi, il castello dei sospetti non mi sembra tanto dietrologico. E paradossalmente mi auguro che abbiano ragione Gallo e Pedersoli che fanno una lettura oggettiva del caso, riconoscendo le responsabilità del Pocho. Ma il calcio, purtroppo, è politica. Non solo per Berlusconi. Qui a Roma abbiamo visto Previti e Petrucci scegliere Lotito per la Lazio oppure siamo stati spiazzati dalla mossa dello stesso Cavaliere di “regalare” Borriello alla Roma per favorire una continuità “italiana” (leggi gli Angelucci) della società dei Sensi (gli americani però sono arrivati lo stesso e adesso ciò spaventa non poco i salotti buoni della Capitale, ma questa è un’altra storia). In conclusione, quello che so è che abbiamo di fronte un presidente che quest’anno vuole vincere il campionato a tutti i costi. Un uomo che per competere non disdegna di aggirare le regole, dalle aziende alla politica (e non dimentichiamo che il Milan è uscito pressocché indenne da Moggiopoli nonostante la perentoria richiesta di retrocederlo in serie B). Mi inquieta, infine, un’altra coincidenza: quest’anno il turno elettorale per le amministrative, test decisivo per il premier anche senza l’abbinamento di eventuali elezioni politiche anticipate, è previsto per il 15 maggio. Una settimana dopo, il 22, finirà il campionato. E chissà che il Milan non riesca a festeggiare il suo scudetto nella domenica elettorale. Chiedo scusa ai tifosi napoletani berlusconiani nonché ai tifosi milanisti non berlusconiani per questa mia invettiva contro il Sultano di Arcore, Villa La Certosa e Palazzo Grazioli. Ma lo scudetto lo vorrei perdere solo sul campo. E basta. Per quanto riguarda lo sputo fantasma del Pocho rammento le parole della canzone di Checco Zalone dedicata ad Antonio Cassano: . E ora, sotto con il Catania. di Fabrizio d’Esposito

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