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Tessere e tifosi
(non so se ce la farò)

Questa sera mi apprestavo ad aprire, con la consueta libidine, la mail di Fabbrini, indirizzata al gruppo di sempre. L’oggetto era assai intrigante, si riferiva agli abbonamenti, ed io già pregustavo le sue folli ed amorevoli organizzazioni estive per salvaguardare l’identità di quel gruppo di poltroncine rosse della Tribuna Nisida.
Mail, fax, call conference con l’isola di Karpatos, dove il prof. Clemente, già da molti giorni, riscalda, al sole dei fratelli greci , i motori delle prossime polemiche domenicali.
Poveri illusi fautori di una passione condivisa, non avevamo fatto però i conti con l’ultima bestialità di una politica ottusa  che insegue solo apparenze e facili consensi.
Volete andare ancora allo stadio? Non volete accontentarvi delle offerte tv di Murdoch, Mediaset e persino Conto Tv, ed allora sottoponetevi alle forche caudine di trafile burocratiche, inutili ed offensive. Altrimenti, tutti a casa e al diavolo la passione e i riti di sempre. Le poesie del Vate, il giro di caffè borghetti sacro come una funzione religiosa, le tabelle di Clemente, gli abbracci ed i montoni, gli aneddoti e le battute. Da quest’anno, magari, pure  qualche new-entry napolista. Roba vetusta e allegra, quindi proibitissima.
Non sono un ultras, mi sento sconfitto più che incazzato. Non bastava un calciomercato aperto tutto l’anno, le maglie con assurde ed anonime numerazioni, lo spezzatino della partita alle 12, le telecronache a quattro mani, i tornelli e gli stewart. Ci mancava pure l’obbligo di tesserare uno stato d’animo. Tutti in fila davanti ad un impiegato delle poste, magari cafone e juventino, con due foto tessere e l’autocertificazione di 50 anni di amore per una maglia .
Che orrore! Non so se ce la farò, forse stavolta hanno vinto loro, io ho persino perso il tesserino plastificato del codice fiscale, roba da DASPO!
Claudio Botti

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