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La leggenda delle tardive sostituzioni di Benitez: Allegri fa il primo cambio dopo di lui

La leggenda delle tardive sostituzioni di Benitez: Allegri fa il primo cambio dopo di lui

È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. Lo diceva Einstein. Quando c’è Benitez di mezzo, gli atomi da spezzare aumentano. Una suggestione diventa legge. Un’impressione si trasforma in verità. Senza alcun riscontro nei fatti. Ci sono pregiudizi acquei e dinanzi alla loro ingenuità basta sorridere. Esempio: “Benitez non conosce il calcio italiano”. Altri invece diventano calcarei perché hanno una pretesa di competenza e non vengono confutati. Si depositano, si sedimentano, si finisce per crederci. Esempio: le sostituzioni. Cosa si dice delle sostituzioni di Rafa? Uno: arrivano troppo tardi. Due: sono sempre uguali. Sono diventate affermazioni di cui ormai si parla e si discute come se fossero vere, senza che si siano letti dati o tabelle. Le tabelle adesso ci sono. Qui sul Napolista. È stato un lavoretto lungo, fatto un poco alla volta il pomeriggio all’uscita dall’ufficio. Ma è servito. Ovviamente i pregiudizi vengono smontati.

In ventotto giornate di campionato, il primo cambio di Benitez è avvenuto in media al 63° minuto. Il più rapido, escluso quello per l’infortunio di Insigne a Firenze (24° del primo tempo), c’è stato a Palermo, dove il Napoli perdeva 2-0 e dove Benitez è intervenuto già all’8° minuto del secondo tempo (Gabbiadini per Hamsik). In 14 partite su 28, nel cinquanta per cento dei casi, la prima sostituzione del Napoli è arrivata prima della prima sostituzione avversaria. È chiaro che il risultato su cui ci si trova incide sui tempi dei cambi. Una squadra che deve recuperare avrà probabilmente più necessità di anticipare le sostituzioni. Alla seconda giornata, contro il Chievo al San Paolo, passarono soltanto 8 minuti fra il gol segnato da Maxi Lopez e il primo cambio di Benitez (13° del secondo tempo). 

Quelli che criticano Benitez perché interviene sulla squadra “solo” dopo un’ora di gioco dovrebbero sapere che il primo cambio di Allegri avviene in media al minuto 66°. Tre minuti più tardi di Benitez. Dovrebbero anche sapere che il minuto medio della prima sostituzione di Garcia è il 63°. Esattamente come Benitez. Dal conteggio sono state escluse tutte le prime sostituzioni obbligate da un infortunio: Garcia ne ha avute addirittura quattro. Anche questo è un dato che non si può ignorare. Una squadra in salute avrà bisogno di cambiare più tardi. Non è finita. Il celebrato Mancini all’Inter fa il primo cambio in media al minuto 63. Anche lui. Il reclamizzato Montella alla Fiorentina fa il primo cambio al minuto 62. Siamo lì. L’emergente Mihajlovic si è bruciato per tre giornate di fila, fra la quinta e la settima giornata del girone d’andata, il primo cambio per infortunio: tra l’11° e il 50° minuto. Una situazione in cui non è certo piacevole trovarsi.

L’allenatore più anomalo di tutti è Pioli alla Lazio. Per cinque volte ha fatto ricorso alla staffetta vera e propria. Cambio all’intervallo fra due calciatori e un tempo ciascuno. Questo atteggiamento fa scendere al 57° il minuto medio delle sue sostituzioni, ma l’altra faccia della medaglia sono i sette primi cambi a cui è stato obbligato dagli infortuni. Sicuri che si tratti di una coincidenza? Non avendo impegni europei, la Lazio non ha esigenze particolari di turn-over. Può dunque schierare dall’inizio sempre i suoi giocatori migliori, ma Pioli sa che “tirando” il motore della squadra al regime di giri a cui la costringe, ha bisogno di cambiare i pezzi qualche minuto prima degli altri. 

Benitez, come gli altri allenatori che devono gestire anche le Coppe (nei 30 giorni di aprile il Napoli giocherà 8 partite), procede a un dosaggio scientifico dei minuti e delle presenze. Quando si parla di impegni europei, non bisogna solo pensare alle partite. Quante volte avete sentito: “Com’è possibile che questi ragazzi non possano giocare tre volte a settimana?”. Giocare le Coppe stravolge il ritmo della preparazione: salta il riposo assoluto post-campionato, salta l’allenamento più intenso di metà settimana, con i viaggi saltano anche delle sedute. La conoscenza di questi meccanismi evita che una squadra crolli e consente di arrivare in primavera essendo ancora in corsa su tutti i fronti (voce dal fondo: “la Coppa Italia ci fa schifo, l’Europa League è un ripiego”). Dei 27 calciatori finora utilizzati, Benitez ha sostituito almeno una volta il 70 per cento di essi: 19 in tutto. Sono soltanto quattro i calciatori che, schierati da titolari, non sono mai usciti prima del 90°. Si tratta di Rafael, Albiol, Koulibaly, Henrique. È il segno di una scelta. Benitez non cambia mai a partita in corso i difensori centrali. Chi inizia la partita la finisce. Lo considera un ruolo delicato in cui non intervenire. Il solo Callejon le ha giocate tutte, da titolare o subentrando. Il più sostituito è stato Hamsik, fuori per 16 volte prima del 90°, vale a dire nel 62 per cento dei casi. Non può essere considerata un’umiliazione se Totti nella Roma è stato sostituito più spesso di lui. Altri due calciatori in serie A vengono tolti più spesso: Birsa nel Chievo e Llorente nella Juve. I calciatori subentrati più volte sono Mertens e De Guzman, 13 a testa, e poi viene Zapata, con 11 ingressi. Solo una volta Benitez non ha sfruttato tutti i tre cambi a sua disposizione, contro il Cagliari, giorno in cui il Napoli non aveva né Mertens né Insigne (e non ancora Gabbiadini). Gestire la panchina in un certo modo porta in dote anche dei gol. Il Napoli ne ha pescati cinque grazie ai cambi: De Guzman con Genoa ed Empoli, Gabbiadini a Palermo, Zapata con Sampdoria e Atalanta. Solo Verona e Fiorentina ne hanno segnati di più (sette) con dei sostituti. 

L’altra accusa che viene mossa a Benitez è di fare sempre gli stessi cambi. Lo studio delle sostituzioni più frequenti in serie A smentisce anche questa altra voce. Le due sostituzioni più ripetute nel Napoli sono state De Guzman per Hamsik (5 volte) e Mertens per Insigne (5 volte), poi De Guzman per Mertens (4 volte). In serie A ci sono ben 13 sostituzioni fisse che si verificano più spesso. Quel signore banale, abitudinario e prevedibile che sta guidando la Juve allo scudetto ha messo per 14 volte Morata al posto di Llorente. Seguono: Mchedlidze per Maccarone 12 volte, Klose per Djordjevic 8 volte, Floro Flores per Sansone 8 volte, Bianchi per Denis 7 volte, Pellissier per Meggiorini 7 volte, e tutti con 6 volte: Botta per Birsa, Maxi Lopez per Martinez, Zielinski per Verdi, Emerson per Lazaar, Daprelè per Lazaar, Longo per Sau, Destro per Totti. 

È ovviamente una chiacchiera inconsistente anche la mancanza nel Napoli di una formazione-base, concetto che peraltro nel calcio moderno non esiste più da un pezzo (fa meraviglia che molti ex calciatori oggi opinionisti facciano ancora riferimento all’idea che esista una squadra titolare). Oggi si fa fatica a dire quale sia il terzetto titolare dietro Higuain. Forse non c’è, cambia di settimana in settimana secondo la condizione atletica che nessuno conosce escluso Benitez (le sedute di allenamento sono chiuse ai giornalisti). In 28 giornate Benitez ha utilizzato 25 formazioni diverse, cosa che ha fatto anche Montella, mentre l’Inter è a 27, addirittura a 28 sono la Roma, il Milan e la Juventus.  La cosa più strana di tutte è che l’ambiente napoletano non ricordi invece le sostituzioni di Mazzarri. Nel suo ultimo anno a Napoli, chiuso al secondo posto, il minuto medio del primo cambio è stato il 61°, esattamente in linea con la tendenza di modificare qualcosa dopo un’ora di gioco. Almeno due furono le partite con un atteggiamento imperdonabile: lo 0-0 di Catania in 11 contro 10 dal primo minuto e la prima sostituzione per mettere un attaccante in più solo al 46’; poi la sconfitta allo Juventus Stadium per 2-0 con Insigne in panchina per 85 minuti. Il primo cambio di Mazzarri avveniva in genere in mediana. Entrava l’uomo che fra Inler, Dzemaili e Behrami era rimasto fuori. Era lì che il Napoli si consumava. Il 3-4-2-1 di Mazzarri sfarinava in mezzo. L’usura si avvertiva nel cuore del gioco. Con Benitez i cambi riguardano soprattutto gli esterni. Il 4-2-3-1 logora gli esterni. 

In definitiva, non c’è nulla di anomalo nel praticare una prima sostituzione intorno al 60’. Ma pur di ridicolizzare Benitez, nei giorni scorsi è stato dato rilievo a un presunto “terno” che i napoletani si starebbero giocando al lotto con i numeri dei minuti delle sostituzioni di Rafa. Aveva ragione Einstein. O forse no.
Mario Caruso

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