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Polito scopre il papponismo, ossia “la concezione primitiva dei tifosi colti del Napoli”

Editoriale in stile napolista sul Corrmezz: si schiera contro il provincialismo e la regressione culturale di chi contesta l’acquisto del Bari da parte di De Laurentiis

Polito scopre il papponismo, ossia “la concezione primitiva dei tifosi colti del Napoli”
De Laurentiis e il sindaco di Bari Decaro il giorno della conferenza stampa a Bari

Le reazioni all’acquisto del Bari da parte di De Laurentiis

Ogni tanto Antonio Polito fa capolino nell’universo Calcio Napoli. E sono boccate d’ossigeno per i napolisti autentici. Più che altro, la conferma che – per dirla alla Vecchioni – “i pazzi sono fuori, non cercateli qua”.

Che cosa è successo? Che Polito si è imbattuto nei commenti di alcuni tifosi vip della città all’acquisto del Bari da parte di Aurelio De Laurentiis. Si è trovato il papponismo di faccia. Ed è ovviamente trasalito. Nel suo editoriale – pubblicato sia a Napoli sia a Bari – scrive:

l’avvocato Gaetano Inserra, presidente del club azzurro del Tribunale, ha scoperto addirittura che De Laurentiis è «un imprenditore», il che per lui significa che «non è un tifoso». E un gentleman come Maurizio Marinella ha confuso il business del pallone con la fedeltà coniugale: «Noi siamo per una sola donna, e non c’è spazio per altre».

Polito non ha letto le dichiarazioni del giudice Tullio Morello: «Bari? Una grande delusione. Ma non è la prima e temo che non sarà l’ultima. Questa operazione distoglierà tempo e denaro al Napoli. Povero Bari, adesso anche loro dovranno sorbirsi la storia della squadra presa dal nulla». Tra l’altro, leader naturali del papponismo sono autorevoli editorialisti del Corriere del Mezzogiorno. È il modo più semplice e più comodo per ottenere consenso facile in città.

Antonio Polito

Antonio Polito

Ecco cosa scrive il vicedirettore del Corriere della Sera:

Una prova di questo regresso culturale l’abbiamo avuta proprio nelle reazioni dei tifosi napoletani all’acquisto del Bari da parte di De Laurentiis. E non solo per gli striscioni ultrà apparsi in città che contestano il presidente («È una vita che Bari»). L’antica e per certi versi incomprensibile antipatia di una frangia del tifo verso un imprenditore che pure ha segnato il riscatto azzurro, alimenta ora il sospetto che, avendo investito tre milioni per il Bari, voglia risparmiarli sugli acquisti per Ancelotti. Ma anche tifosi più culturalmente attrezzati stanno rivelando una concezione davvero primitiva della passione calcistica.

Sono rare le eccezioni a questa concezione primitiva della passione calcistica. Il professor Guido Trombetti, ad esempio, è un’eccezione. Polito è l’unica voce, oltre al Napolista, che plaude all’acquisto del Bari da parte di De Laurentiis. Che intravvede in questa operazione un’occasione di rilancio del Meridione. Noi, per averlo scritto subito, ci siamo beccati i soliti insulti, le solite calunnie («Siete al soldo di De Laurentiis» è l’aulico ragionamento dei contestatori). Ma anche tante condivisioni silenziose. Anzi, tantissime. Oltre tremila. Un numero enorme di persone che silenziosamente approvano ma che non hanno la forza pubblicamente di scendere sullo stesso terreno di chi offende.

Il Napolista è ormai abituato a posizioni solitarie. Quindi non possiamo che applaudire per questa presa di posizione di Antonio Polito. Ci farebbe piacere se il Corriere del Mezzogiorno abbracciasse in maniera più evidente il suo pensiero. E se anche altre testate si aggregassero. Il papponismo è una pagina mortificante di Napoli e per Napoli.

Chiudiamo con la chiusa di Polito sul Corriere del Mezzogiorno:

Davvero sorprende che dei napoletani possano arrabbiarsi se un imprenditore napoletano, partendo da Napoli, ha successo e si lancia in un progetto più vasto. Dietro lo sbandierato patriottismo di queste posizioni, temo si celi una forma perniciosa di provincialismo, una chiusura progressiva della città in se stessa, che le ha già nuociuto molto e non può che farle altro male. Come abbiamo scritto la settimana scorsa per Marchionne e lo stabilimento di Pomigliano, sempre più spesso l’impresa meridionale appare migliore della società meridionale.

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