Caro Mazzarri, i dieci punti Champions il Napoli li ha già persi

Mazzarri aveva ben detto che gli impegni e lo stress della Champions sarebbero costati al Napoli 10 punti in campionato. Il “bonus” è già esaurito. Il Napoli ha già perso 10 punti (due sconfitte e due pareggi). Ne ha persi 5 in casa e altrettanti fuori. In sette partite sono la metà dei punti in […]

Mazzarri aveva ben detto che gli impegni e lo stress della Champions sarebbero costati al Napoli 10 punti in campionato. Il “bonus” è già esaurito. Il Napoli ha già perso 10 punti (due sconfitte e due pareggi). Ne ha persi 5 in casa e altrettanti fuori. In sette partite sono la metà dei punti in palio (21). Non è un andamento-scudetto. Per fortuna non ci sono squadre che corrono. Però il primo posto si è allontanato di 4 punti, mentre Roma e Milan sono già sulla stessa linea del Napoli recuperando il ritardo iniziale. Sarà dura finire nei primi tre posti.

Magra consolazione: anche Bayern e Villarreal franano in campionato dopo la Champions. Vola lo strepitoso City di Mancini e Balotelli che si ripropone minaccioso nel girone della morte europeo.

De Laurentiis dice che la Champions ha la priorità. Per fare che cosa? Per agguantare gli ottavi e, andando tutto a meraviglia, i quarti? Due grandi incassi e poi libro chiuso. Ma quanto pagherà il Napoli in campionato che invece deve avere la priorità per puntare alla Champions anche l’anno prossimo (tre soli posti a disposizione). Il presidente è attratto dalle luci della ribalta europea, ma cerchiamo di non spegnere la candela del torneo nazionale.

Mazzarri canta un nuovo ritornello. Il Napoli è diventato grande, dice, e tutti gli avversari giocano la partita della vita contro gli azzurri. Ma anche l’anno scorso non è che facessero regali. Eravamo già grandi? Piuttosto fioccavano i gol di Cavani in casa e fuori (6 nelle prime sette giornate) incidendo in due vittorie e tre pareggi.

La squadra è visibilmente appannata dagli impegni ravvicinati. Però il freno maggiore non è tanto la stanchezza complessiva del gruppo quanto lo stato di forma mediocre dei tre tenori. Nei periodi grigi dovrebbero essere i giocatori di maggiore classe ad assicurare quel “di più” per fare la corsa di vertice. Cavani ha perso tiro, brillantezza, reattività. Lavezzi è tornato ad incartarsi nel gioco troppo individualistico. Hamsik va a corrente alternata, mai decisivo. Si andrà avanti ancora col turn-over, necessario per non fare scoppiare del tutto alcuni giocatori. A Gargano già cedono i muscoli.

Si torna a giocare di notte e al San Paolo arriva l’Udinese, il “cliente” meno raccomandabile di questi tempi. Formazione imbattuta e con un solo gol al passivo (Handanovic, il portiere para-rigori, non prende gol da 386 minuti, più di quattro partite). Di Natale è tornato a spiccare il volo fra i cannonieri e, di rincalzo, c’è Floro Flores, rilanciato dal gol in Europa League. Può confortare il dato dei tre pareggi dei friulani nelle ultime tre trasferte? Fuori casa, cioè, l’Udinese non sembra irresistibile, ma è gasata per il primo posto e conosce molto bene il Napoli che batté due volte l’anno scorso.

Guidolin ha ritoccato il modulo, dopo avere perduto Sanchez, Inler e Zapata, infoltendo il centrocampo e attaccando con una sola punta, che però è il fantastico Di Natale (34 anni con l’eterno vizio del gol), sostenuta da un genietto (Torje, 22 anni, definito al suo paese il Messi di Romania). Ha il terzo migliore attacco del campionato (10 reti), ma è l’irresistibile Totò napoletano a impinguarlo (sei gol). Basterà bloccare Di Natale per battere l’Udinese? Non sarà solo questo il problema.

Mimmo Carratelli


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