Moggi: «La Juventus mediocre di Elkann, ereditare non basta. Ora sono tutti francesi, uno si occupava di tennis»
Al Foglio: "La Juve è l’ultimo anello di una catena che si è spezzata prima. La Fiat ha abbandonato Torino, la squadra seguirà"

Db Torino 27/05/2019 - partita del cuore / Nazionale Cantanti-Campioni della Ricerca / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: John Elkann
John Elkann sta vendendo Repubblica e la Stampa, per ora non la Juventus. Contestualmente sta rovinando la Ferrari, senza che lo Stato intervenga. Il fatto è che “ereditare non basta“, dice Luciano Moggi intervistato dal Foglio a firma Salvatore Merlo (intervista ripresa da Dagospia), ed è solo la prima delle stilettate che Moggi consegna all’erede Agnelli.
“Elkann non ha mai mostrato un vero coinvolgimento nella Juventus. L’ha finanziata, questo sì. Ha fatto aumenti di capitale, ha messo i soldi quando servivano. Ma una società di calcio non vive di capitali soltanto. Vive di competenza, di visione, di presenza. E quando queste cose mancano, i soldi diventano una stampella, non un progetto”.
“È impressionante che la Fiat abbia abbandonato Torino, prima ancora della squadra. La Juventus conta, certo. Ma la Fiat era un sistema. La squadra segue“. La Juve “è finita nella mediocrità perché non ha una società all’altezza della situazione. Se prendi un direttore e dopo due anni lo mandi via, vuol dire che hai sbagliato a prenderlo oppure a non sostenerlo. Una delle due. Ma comunque hai sbagliato. Adesso sono tutti francesi. Non li conosco nemmeno. So che ce n’è stato uno che prima si occupava di tennis. E’ una cosa che non si sa bene se ridere o piangere”.
Il confronto tra la Juve degli Agnelli e della triade Moggi-Bettega-Giraudo con quella attuale è ovvio, e imbarazzante: “Anche l’Avvocato Agnelli aveva ereditato, certo. Ma aveva attraversato un apprendistato lungo, aveva sbagliato, aveva imparato. Qui no: tutto insieme, tutto subito. E quando l’eredità non viene abitata, ma solo amministrata, i simboli diventano intercambiabili. La Juve è l’ultimo anello di una catena che si è spezzata prima”.
Moggi ovviamente difende Andrea Agnelli: “Può darsi avesse fatto degli errori, delle spese eccessive. Non so giudicare. Ma nove scudetti consecutivi non sono un dettaglio”. Elkann “ha pettinato per il verso giusto il giustizialismo sportivo. E’ la stessa cosa che accadde a me, Bettega e Giraudo”.











