Draper attacca l’Atp: «Questo calendario è sulla pelle dei tennisti, abbiamo un senso di vuoto crescente»
Numero 11 del ranking, a tutto campo ad Athletic: «Dobbiamo essere in grado di sederci di fronte a Gaudenzi e avere una conversazione su dove sta andando il tennis»

NEW YORK, NEW YORK - AUGUST 27: Jack Draper of Great Britain against Zhizhen Zhang of China during their Men's Singles First Round match on Day Two of the 2024 US Open at the USTA Billie Jean King National Tennis Center on August 27, 2024 in the Flushing neighborhood of the Queens borough of New York City. Jamie Squire/Getty Images/AFP (Photo by JAMIE SQUIRE / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)
Jack Draper, numero 11 del mondo del circuito Atp, ha criticato la gestione del calendario tennistico definendolo “insostenibile” e dannoso per la salute fisica e mentale dei giocatori. Ha proposto di ridurre i Masters 1000 da 12 a 9-10 giorni e di introdurre una pausa di sei settimane a fine stagione. Draper ha accusato l’Atp di aver peggiorato la situazione nel tentativo di trattenere i top player, che invece rischiano il burnout. Ha invitato i colleghi ad agire uniti e confrontarsi con Andrea Gaudenzi per trovare soluzioni concrete. Per lui, il tennis dovrebbe tornare “più raro e più speciale”. Lo riporta Athletic. Il britannico numero 11 del mondo — fermo da agosto per un infortunio al gomito — ha spiegato come il calendario estenuante del tennis stia danneggiando i giocatori, sia fisicamente che mentalmente.
«Dobbiamo essere in grado di sederci di fronte a Gaudenzi e avere una conversazione corretta su dove sta andando tutta questa faccenda e arrivare ad alcune soluzioni felici perché, come ho detto, ci sono molte cose davvero buone che stanno succedendo, ma la maggior parte è a spese dei giocatori».
I Masters 1000 hanno aggiunto altri 21 giorni al calendario del tennis
Draper: «L’intenzione di estendere i Masters 1000 a 12 giorni era buona: aumentare i ricavi e restituire valore ai giocatori più performanti. Ma le richieste ora sono eccessive. Hanno aggiunto circa 21 giorni a un calendario già pienissimo. E anche gli Slam hanno allungato i tornei. Il problema è che ci sono più obblighi e più penalità. Se un giocatore subisce un grave infortunio, non c’è protezione: perde il 25% del bonus per ogni torneo saltato. Io, per esempio, ne ho mancati tre e ho perso metà del mio bonus. In teoria c’è un premio di rendimento, ma nella pratica non è così eccezionale».
«In uno sport solitario come il tennis, restare in viaggio per giorni extra senza poter tornare a casa ti fa sentire su un tapis roulant infinito, un torneo dietro l’altro. Molti giocatori ne hanno parlato. Ho letto Alcaraz dire: “In un certo senso ci stanno uccidendo”. Non è solo un discorso fisico, ma mentale: l’impegno richiesto è enorme. Siamo fortunati, certo, guadagniamo bene e facciamo ciò che amiamo, ma il tennis può essere organizzato meglio. Ora tocca a noi giocatori smettere di lamentarci e passare ai fatti: parlare con l’Atp, con le organizzazioni e trovare soluzioni concrete».
Draper sulla salute mentale e il ritmo dei tornei
Draper: «Non è salutare. Giocare cinque partite in una settimana è più semplice che giocarne sette in due settimane: ci sono troppi tempi morti, troppa attesa. Questo contribuisce al burnout mentale. Molti parlano ormai apertamente di salute mentale e di un senso di vuoto crescente. È dovuto al fatto che siamo sempre in viaggio, senza equilibrio nella vita privata. Io posso tornare a casa da Madrid, ma chi viene dal Sud America o dall’Asia non può farlo. È un grande problema».
«Il paradosso è che l’Atp ha allungato i tornei per evitare che i big si ritirino, e invece accadrà l’opposto: i top player salteranno più eventi perché non riescono a sostenere questi ritmi. A lungo termine le carriere si accorceranno per il rischio di burnout, e così perderemo tutti. Nessun giocatore, coach o tifoso mi ha mai detto di apprezzare i Masters da 12 giorni. Se qualcosa non funziona, bisogna parlarne e correggere il sistema».
«Chi gioca esibizioni tra Madrid e Roma e poi si lamenta del calendario non ha alcuna giustificazione. Io ne farò due a fine anno solo per ritrovare il ritmo in vista del 2026. Non sono un fan delle esibizioni. Quanto all’evento saudita (il Six Kings Slam, dove ogni giocatore ha incassato 1,5 milioni di dollari e Sinner altri 4,5 per la vittoria), capisco chi accetta di partecipare: è difficile dire di no al montepremi più alto della storia. Anche perché, con l’attuale sistema dei Masters, Jannik e Carlos guadagnano in una notte più che in un anno di tour».
La pausa post stagione
«Anche l’off-season va ripensata: un mese e mezzo sarebbe l’ideale, non due o tre settimane. Come fan, vorrei che il tennis fosse più raro, più atteso. Ora ogni settimana c’è un torneo diverso, in tre posti diversi: è impossibile seguirli tutti. Il prodotto non deve essere presente 24 ore su 24, ma solo quando serve davvero. È così che può tornare speciale».











