Casarin: «Sono inflessibile sulle simulazioni, l’unica innovazione tecnologica apportata è la goal-line»

Al Messaggero: «Ogni volta che guardo una partita la arbitro nella mia testa. Calciopoli non è stata solo colpa degli arbitri, bisogna vedere anche chi avevano attorno».

L'ex arbitro Casarin

Db Milano 05/04/2016 - funerali Cesare Maldini / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paolo Casarin

L’ex arbitro Paolo Casarin, intervistato dal Messaggero, ha raccontato alcuni aneddoti di quando era direttore di gara e ha parlato dello scandalo Calciopoli.

L’intervista a Casarin

Ha nostalgia dei campi?

«Ogni volta che guardo una partita la arbitro nella mia testa. Per questo, quando commentavo, ero un rompic****oni. Adesso sono diventato più accomodante perché il calcio è più fisico e veloce. L’unica cosa su cui sarei inflessibile sono le simulazioni, ma vedrà che diminuiranno. L’unica vera innovazione tecnologica per me è la goal-line».

Rimase sorpreso dallo scoppio di Calciopoli?

«Sì, soprattutto leggendo certe intercettazioni. Non pensavo si fossero ridotti così. Ma non è stata solo colpa degli arbitri, bisogna vedere anche chi avevano attorno».

Quand’è che ha avuto più paura?

«Una partita tra Lecce e Taranto. Un fotografo, durante un corner, mi diede un colpo in faccia con la macchinetta e cominciai a sanguinare. Sospesi la partita e rimasi assediato fino alle dieci di sera».

Qual è stato il calciatore più forte che ha arbitrato?

«Maradona. Aveva giocate uniche».

Lei era per il dialogo coi calciatori?

«Sempre. E’ facile tirar fuori i cartellini, invece bisogna prevenire le situazioni. L’aspetto umano è importante».

I calciatori vivono in un mondo che non li aiuta a crescere. Restano bambini fino a trent’anni, con tutti i rischi che ne derivano… 

«Confermo. A chi è indifferente a quanto succede nel mondo, darei quattro in pagella».

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